Quando la Villa simboleggiava il raggiunto decoro di Foggia

Lettere Meridiane sta pubblicando, in questi giorni, la serie di reportage su Foggia che comparvero sulle colonne de La Stampa nella primavera del 1934. (Se li avete persi, trovate qui il primo articolo, e qui il secondo). Il quotidiano torinese ne affidò la redazione al giornalista scrittore specializzato in racconti di viaggio e di terre esotiche, Curio Mortari che con indubbio tocco creativo titolò i suoi pezzi Tropico d’Italia, a sottolineare la somiglianza di Foggia con il paesaggio tropicale.
Mortari era rimasto colpito dall’abbondanza delle palme che in quel tempo adornavano rigogliose il centro cittadino.
La foto colorizzata di oggi, tratta da una cartolina dell’epoca, e raffigurante la villa comunale, gli dà ragione. Le palme dominavano allora il verde urbano, conferendo alla città una immagine del tutto diversa da quella suggerita dallo stereotipo della terra “arsa e sitibonda”. E la villa comunale era veramente il biglietto da visita e il gioiello di una città che cominciava a crescere, e a guardare con ottimismo al suo futuro.
Qualsiasi paragone con l’oggi è impietoso, e improponibile. Se la villa comunale del 1934 simboleggiava il raggiunto decoro della città, quella odierna pare simboleggiarne il declino.
Ricordo che tutti i giorni, o quasi, durante il periodo estivo, Lettere Meridiane regala ad amici e lettori antiche foto in bianco e nero, cui vengono applicate le tecniche prima descritte.
Trovate le immagini “colorizzate” precedenti qui.
Qui sotto, invece, i collegamenti per scaricare la foto offerta oggi, in alta risoluzione.

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Author: Geppe Inserra

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