Amare una terra e scoprirne la riposta bellezza è questione di sguardo, di prospettiva, di distanza. Non sempre ci riesci, sei sei troppo vicino. Venire da fuori, guardarla per la prima volta da una certa lontananza, aiuta, perché la bellezza è disvelamento, epifania. E’ difficile coglierla nel posto in cui sei nato. C’è bisogno di qualcuno che in un certo senso ti regga lo specchio, e te la mostri. Uno di questi è Wolfgang Lettl, magico artista tedesco (ma non solo, perché è stato anche un grande filosofo ed intellettuale) che venne folgorato dalla luce di Manfredonia, dove trascorse le sue ferie estive per oltre vent’anni. Il pittore fu tra i maggiori esponenti del surrealismo mitteleuropeo, ma l’irripetibile e taumaturgica luce del golfo sipontino gli offrì l’ispirazione per una rappresentazione impressionistica della Puglia e del Gargano. Un melting pot straordinario.
E questa è, la mostra retrospettiva che verrà ospitata fino al 3 settembre prossimo nelle ex Fabbriche di San Francesco: una irripetibile lezione di storia dell’arte, che dimostra quanto contigui possano essere territori estetici in apparenza molto distanti ed eterogenei tra di loro.
Con le sue opere, il pittore tedesco ha retto lo specchio ai pugliesi di Manfredonia e della Daunia, svelando loro l’ineffabile bellezza di una terra illuminata da una luce che non ha eguali al mondo.
Un altro che ha dedicato una parte significativa a questa missione, un altro forestiero che più dei Dauni ha capito e raccontato la magia di questa terra è Federico Massimo Ceschin.
Non lo vedevo da tempo, e l’ho ritrovato proprio alla inaugurazione della mostra di Wolfgang Lettl, dov’era stato invitato dal figlio dell’artista, nonché organizzatore e curatore della mostra, Florian Lettl, a parlare – manco a dirlo – di bellezza.
Ceschin giunse in Puglia da quel Veneto che confina con l’Europa di mezzo, un po’ di tempo fa. E come Lettl rimase folgorato dalla luce garganica. Il pittore da quella della riviera meridionale del golfo di Manfredonia, allo Sciale delle Rondinelle, lo scrittore saggista da quella di Mattinata.
La luce, secondo Ceschin, è una risorsa fondamentale di futuro. Voi dovreste venderla, la luce, amava ripetere alla gente di Mattinata, quando vi si stabilì, inaugurando una nuova stagione della sua vita.
Wolfgang non apparteneva al territorio dauno, ma sapeva volarci sopra, ha detto all’uditorio particolarmente attento e commosso di Palazzo dei Celestini, che qualche giorno fa ha ospitato il vernissage della mostra.
“Volare” per Ceschin è metafora del guardare. Guardare con lentezza, lasciandosi avvolgere dal posto dove si sta, dalla sua luce, dalla sua magia.
Purtroppo il contrario di quanto accade oggi. L’intervento di Ceschin è stato un elogio della lentezza, ma al tempo stesso una denuncia amara di quella fretta che ci impedisce di guardare, di gioire della luce.
“Andando a piedi ho imparato a conoscere i luoghi del Gargano che la fretta impedisce di guardare ed amare in tutta la loro struggente bellezza – ha detto il giornalista scrittore –. Oggi, invece, l’economia punta alla velocità, a quelle galleria che hanno perforato la Montagna Sacra. Andando a piedi, è possibile trovare dietro ogni curva una sorpresa, uno stupore negato dal buio della galleria, ma che ritroviamo abbondantemente nelle tele e nei colori di Lettl. Soltanto rallentando è possibile apprezzare la bellezza, imparare i colori delle orchidee, ammirare le stupefacenti architetture delle masserie, capire la poesia dei sapori dei caciocavalli podolici.”
Quindi l’appello finale: “Vedere Manfredonia con gli occhi di Wolfgang può far fare a tutti noi un passo avanti, decisivo, verso la comprensione e la valorizzazione della bellezza.”
Per Manfredonia, è una seria scommessa di futuro.
Geppe Inserra
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