La sera del 26 luglio del 1805, la Madonna dei Sette Veli tornò ad apparire e a consolare la popolazione foggiana, com’era già successo a marzo del 1731. È questa una delle tante apparizioni della Vergine ai fedeli foggiani, ma è stata ormai rimossa dalla memoria collettiva.
Com’era successo settantaquattro anni prima, anche questo prodigio è da mettersi in relazione con una drammatica calamità che aveva colpito la città: un altro forte terremoto.
Diversamente dal 1731, l’epicentro dell’evento tellurico non era stato nei pressi di Foggia, ma tra il Sannio e il Matese, che registrarono le vittime e i danni maggiori. Secondo le fonti governative dell’epoca, si contarono 5.573 morti e 1.583 feriti, in un’area che contava circa 205.000 abitanti. Il Vesuvio si riattivò improvvisamente eruttando enormi colate di lava che raggiunsero il mare. Riportò gravi danni anche la Reggia di Caserta.
Impressionante l’estensione dell’area colpita: come si legge nel documentato sito del Centro Ediis, “le province maggiormente colpite furono quelle di Isernia, Campobasso, Benevento e Avellino. Effetti meno distruttivi, ma comunque gravi, interessarono anche centri delle province di Caserta, Napoli, Foggia, Salerno e L’Aquila.”
Si trattò di un evento particolarmente percepito dalla popolazione sia per i pesanti danni, sia perché il terremoto del 26 luglio, che era stato preannunciato il giorno precedente da un sisma di minore entità, innescò uno sciame sismico che durò circa un anno, con ripetute e frequenti scosse.
A Foggia era ancora vivo il ricordo della tragedia di settant’anni prima, e la popolazione corse a chiedere aiuto e protezione alla sua patrona, trovano.
Si deve a don Michele Di Gioia se è rimasta traccia di questo evento, che così il canonico nonché insigne storico della Chiesa Foggia riporta nel suo libro La Madonna dei Sette Veli, Patrona principale di Foggia, pubblicando il racconto di un testimone oculare, don Andrea de Carolis. Di seguito il testo.
L’immagine che illustra il post riproduce una incisione del XVIII secolo, di Cecilia Bianchi che raffigura l’Icona Vetere tra i santi Guglielmo e Pellegrino, copatroni della città di Foggia. Potete scaricarla ad alta risoluzione cliccando qui.
Il canonico D. Andrea de Carolis, Arciprete della Collegiata, attesta e certifica: «che nella sera de’ ventisei luglio di questo corrente anno mille ottocento cinque, verso le due ore della notte trovandomi ritirato in casa, sortì una scossa sensibilissima di terremoto, che per solo miracolo non atterrò al suolo l’intiera città, onde non ostante il gran timore, che giustamente mi sorprese, pure pensai che il popolo a tale disgrazia sarebbe corso in chiesa per implorare aiuto e protezione dalla nostra miracolosissima Iconavetere secondo il solito, per il che stimai
portarmici all’istante, affinché la confusione di tanta gente non avesse causato qualche guasto. Infatti, arrivato che fui nella chiesa, con difficoltà potei introdurmi in essa, tanta era la calca del popolo di ogni sesso e di ogni età e condizione. Erano le grida ed il pianto così veementi, che non potei affatto sedarli, ed a stento poteva farli sentire, che non avessero dubitati, perché Maria SS/ma non avrebbe lasciato di proteggerci e di liberarci. In questo mentre il pianto e le grida eccedentemente si augumentarono, ed ognuno diceva di vedere la faccia di Maria SS/ma. Fissai anch’io gli occhi all’ovato de’ veli neri, che sta nella detta sagra Icona, e con mio stupore e confusione per la prima volta visibilmente viddi il sacro volto della nostra potentissima Protettrice, che sembrava una giovanetta di freschissima età e di bellezza sì sorprendente che non potrebbe assolutamente delinearsi dalli più celebri pennelli. Mi prostrai subito faccia a terra e lo stesso fece tutto il popolo. Da tanto visibilissima e sorprendente apparizione ognuno prese coraggio di essere preservato e io assicurai tutti e li feci ritirare nelle proprie case, dopo che orando ringraziarono Maria SS/ma… ».
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