A volte, le fotografie del passato, sono impietose, perché sono lo specchio del trascorrere degli anni. Non mi riferisco ai ritratti delle persone. E’ ovvio che chi si guarda com’era venti o trent’anni fa, si preferisce allora, rispetto ad oggi.
Ma non dovrebbe essere così per le città, che dallo scorrere del tempo dovrebbero trarre vantaggio. Nel senso che il benessere, il progresso, l’attenzione verso l’arredo urbano dovrebbe produrre città più belle e vivibili.
Qualche giorno fa, sono tornato dopo molti anni ad Orta Nova, e sono rimasto positivamente sorpreso per come sia cambiata. La ricordavo come un grosso paesone agricolo, anonimo e cotto dal sole. A passeggiare per il centro oggi, si resta stupiti dallo scintillio dei tanti bar che uno dopo l’altro offrono agli avventori tavolini e una piacevole sosta. Si ha l’impressione di una comunità che, con tutti i limiti di una cittadina meridionale, ha scoperto il buon vivere, l’arredo urbano, una certa bellezza.
Lo stesso non succede a Foggia, e non è soltanto per i bar del centro, che chiudono i battenti sempre più numerosi con la conseguenza che il centro diventa sempre meno accogliente, sicché spesso trovare un tavolino diventa un’impresa.
Foggia sta diventando sempre più brutta e più triste proprio nei suoi luoghi più rappresentativi, come la Villa Comunale, che una volta era, indiscutibilmente, vanto e fiore all’occhiello della città e dei suoi abitanti.
La foto colorizzata di oggi è più eloquente di un articolo di mille parole: mostra com’erano i giardini pubblici foggiani nel secolo scorso. La fotografia è di incerta datazione.
A giudicare dal fatto che non si vedono edifici alti sullo sfondo, si direbbe scattata prima della ristrutturazione di Piazza Cavour, diciamo attorno agli anni Cinquanta. Svela com’era la Villa nel periodo del suo massimo fulgore: un tripudio di verde, di fiori, di spazio per la gente che via via, durante gli anni, è stato cementificato e desertificato.
A passeggiare oggi per la Villa si resta costernati ed impressionati dalle scelte delle amministrazioni comunali che si sono avvicendate negli ultimi decenni. Nonostante il loro diverso colore politico, almeno per quanto riguarda la villa sembrano essere state tutte accomunate dal motto: “più cemento, meno verde”.
Non resta da consolarsi guardando l’ineffabile bellezza della Villa Comunale dei tempi che furono.
La nostalgia per tanta bellezza perduta dovrebbe almeno ammonirci a non perseverare nell’errore.
A imparare ad amare la città, conservandone, custodendone le bellezze.
Ricordo che per tutta l’estate Lettere Meridiane regala quotidianamente (o quasi) ad amici e lettori un’antica fotografia colorizzata.
La colorizzazione è stata effettuata utilizzando la tecnica di Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa (Let there be Color!: Joint End-to-end Learning of Global and Local Image Priors for Automatic Image Colorization with Simultaneous Classification).
Trovate le immagini “colorizzate” precedenti qui.
Qui sotto, invece, i collegamenti per scaricare le foto offerte oggi.
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