La bretella che bypassa la stazione di Foggia |
Per capire bene la portata dello “sgarro” istituzionale perpetrato dal sindaco di Bari ai danni della popolazione foggiana, bisogna guardare (e raccontare) le cose terra terra.
Immaginiamo due amici, o che almeno pensano di essere tali, che devono recarsi nel medesimo posto. Uno chiede all’altro di passarlo a prendere per condividere il viaggio, ma si sente rispondere: “Non posso perché perderei nove minuti.” (Che possono essere tanti se il tragitto fosse di un quarto d’ora, ma sono un’inezia in un viaggio di quattro ore).
Il minimo che può pensare chi si è visto respingere, così poco elegantemente, e che quell’altro non è un amico e che non gli frega niente di lui.
Le cose stanno proprio così. Rivendicare un collegamento diretto non stop tra Bari e Roma è un diritto legittimo del sindaco Decaro. Ma l’esercizio di tale diritto provoca conseguenze negative per altri cittadini pugliesi. Ed è ipocrita affermare il contrario.
Quel treno che bypassa Foggia viene incontro alle esigenze di mobilità dei cittadini baresi, ma infrange – ammesso che sia mai esistita – la coesione regionale, l’idea stessa della Puglia “una”, e conferma invece che la regione è divenuta un terreno di scontro in cui si disputa una perenne competizione tra i diversi territori, vinta sistematicamente dai più forti ed arrembanti (Bari e Lecce) a scapito dei più deboli (Foggia e Taranto).
Altro che foggianesimo, caro ex presidente Vendola. La Capitanata (che non è soltanto una provincia, ma coincide con la Puglia settentrionale) è da anni oggetto di una sistematica spoliazione. Non è per niente un caso che quella che veniva indicata negli anni Sessanta e Settanta come una delle aree meridionali “canguro”, con l’avvento della Regione ha visto bruscamente interrotta la sua fase di crescita, per imboccare invece la strada del declino.
Altro che foggianesimo, altro che tendenza dei foggiani a lamentarsi sempre e comunque. I foggiani e i dauni sono rimasti vittime di questo meccanismo spietato.
Il risultato dell’esasperata competizione che contrappone i diversi territori pugliesi (che la Regione finge di non vedere…) è che la Puglia sta sì crescendo, ma in modo squilibrato e distorto, e dunque poco sostenibile. Giova veramente alla Puglia “una”, condannare all’isolamento la sua parte più settentrionale – la Capitanata – naturale cerniera con il resto d’Italia e d’Europa, prima negandole un aeroporto efficiente e poi addirittura bypassandola nell’alta capacità/velocità ferroviaria.
Giova sicuramente agli interessi spiccioli dell’area pugliese – Bari e il suo hinterland – che si è maggiormente avvantaggiata dalla sistematica spoliazione perpetrata ai danni di una porzione del territorio regionale. Ma non giova a quelli di una Regione che ripone le sue speranze di futuro nell’affermazione di una identità pugliese unitaria e forte.
Finora ad essere rimasti strozzati in questo meccanismo perverso sono state le aree più deboli. Ma di questo passo, se qualcuno non deporrà le sue aspirazioni di pigliatutto sempre e comunque, potrebbe toccare a tutta la Puglia.
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Non è questione di "amicizia" o "sgarri", l'alta velocità smette di essere tale se deve arrestarsi in una stazione di testa per eseguire il cambio banco e l'inversione. Perché il territorio foggiano non reclama, piuttosto, una fermata "passante" sulla bretella? Il servizio AV non verrebbe snaturato, è i foggiani ne troverebbero.. . Troppo scomodo fare 10 min per raggiungere la fermata? Beh, a Roma impieghiamo 45 min mediamente per arrivare in stazione…
Se non erro alta velocità Milano roma passa da Firenze ed effetua il cambio banco è l'inversione di marcia?datemi delucidazioni
MOLTO RUMORE PER NULLA, GEPPE…
Entrata nel gergo comune, questa locuzione sta quì ad indicare che, dopo aver indicato le ragioni di una possibile, auspicabile, necessaria e non più differibile "rivolta" di Foggia e della Capitanata tutta contro il colonialismo regionale barese, da te sottolineata anche se indirettamente con le seguenti considerazioni:
– "Baresi pigliatutto. Altro che foggianesimo",
– "…la regione è divenuta un terreno di scontro in cui si disputa una perenne competizione tra i diversi territori, vinta sistematicamente dai più forti ed arrembanti (Bari e Lecce) a scapito dei più deboli (Foggia e Taranto),
– "I foggiani e i dauni sono rimasti vittime di questo meccanismo spietato",
– "…la Regione finge di non vedere…",
– "Giova sicuramente agli interessi spiccioli dell’area pugliese – Bari e il suo hinterland – che si è maggiormente avvantaggiata dalla sistematica spoliazione perpetrata ai danni di una porzione del territorio regionale"…
Tu Geppe, soffochi l'anelito, l'aspirazione del territorio a quella "rivolta" che potrebbe trovare giusta soluzione in un cambio di appartenenza regionale, con ulteriori considerazioni che contrastano con le precedenti:
– "… la coesione regionale, l’idea stessa della Puglia “una”…",
– "La Capitanata (che non è soltanto una provincia, ma coincide con la Puglia settentrionale)…,
– "Giova veramente alla Puglia “una”, condannare all’isolamento la sua parte più settentrionale – la Capitanata,,,",
– "una Regione che ripone le sue speranze di futuro nell’affermazione di una identità pugliese unitaria e forte",
Certo abbiamo sempre il vantaggio di essere più lenti e secondo il paradosso di Zenone, questo perfino ci conviene ma, secondo Lucio Anneo Seneca, la fortuna aiuta gli audaci mentre i "pigri" si ostacolano da soli.
Dunque più coraggio Geppe, leviamo le ancore dalle secche di questa regione matrigna ed indirizziamo altre il nostro veliero.
La soluzione é in una parola sola: MOLDAUNIA.
Confermo quanto dice Anonimo, il cambio banco, cioè la procedura del macchinista che passa da una motrice all'altra estremità, viene fatta a Firenze SMN, Roma Termini e Milano Centrale. Alcuni esempi: Torino-Milano C.-Venezia e viceversa, Salerno-Napoli C.- Roma Termini-Firenze S.M.N.-Milano C. Inoltre l'entrata dei treni in arrivo in queste stazioni, Firenze S.M.N.-Roma T.-Milano C., comporta una perdita di tempo maggiore per via della lunghezza dei binari per arrivare alla testa del binario. Pertanto il tempo perso in totale è certamente maggiore che a Foggia e gli utenti di quelle parti: imprenditori, lavoratori, studenti, di certo non hanno tempo da perdere!
Anonimo ha ragione, il cambio banco, cioè la procedura del macchinista che si sposta da un'estremità all'altra del treno avviene a Milano C., Roma T., Firenze S.M.N., Napoli C.. Alcuni esempi: Torino-Milano C.-Venezia e viceversa, Salerno-Napoli C.-Roma T.-Firenze S.M.N.-Bologna-Milano C. Inoltre il tempo perso in totale è maggiore che a Foggia, in quanto l'entrata e l'uscita, nelle grandi stazioni di testa fino all'arrivo alla testa del binario è maggiore per via della lunghezza dei binari da percorrere. Gli utenti di quei posti: imprenditori, lavoratori, studenti, turisti ecc.., non hanno tempo da perdere!
Dimenticavo e aggiungo che anche Napoli C. è una stazione di testa, pertanto un frecciarossa che da Salerno arriva a Milano Centrale, entra e esce, con tutto il tempo necessario,da ben quattro stazioni di testa. Qui per meno di 10 minuti si bypassa il mercato e una stazione storica per un vasto territorio, con un passato e un presente nobilissimo in tema di trasporti! La soluzione è una sola Moldaunia!
Polemica inutile. Il servizio di AV è un servizio a mercato, e le fermate vengono stabilite a seconda della potenziale utenza. È la stessa logica per la quale la freccia rossa non fermi a Barletta, ma fermi a Foggia. Oltretutto i collegamenti con roma ci sono già, e da settembre ne aggiungeranno un altro, con partenza da Foggia (che quindi escluderà Barletta e Bari). Questi articoli privi di qualsiasi base tecnica non servono a nulla, se non a esacerbare inutilmente gli animi
L'articolo mi pare un magnifico paradigma del foggianesimo. L'attitudine piagnona alla lamentela, l'invocazione perenne di fondi e provvidenze pubbliche, il ribellismo sterile e più o meno folkloristico non sono infatti un'esclusiva di Foggia. Imbevono di sé molte parti del pensiero e dell'agire politico meridionale. La quintessenza del foggianesimo sta invece nel costante oscuramento dei propri limiti e della responsabilità e nella conseguente ricerca di un colpevole, sempre esterno, alieno e perfido. In natura ed in economia esiste l'horror vacui: chi fa e si dà da fare conquisterà inevitabilmente lo spazio lasciato vuoto da chi non fa e non sa fare. E' fisica, non complotto. L'aeroporto Gino Lisa non è mortificato dalle improbabili gelosie dei Baresi: è mortificato dalle scelte urbanistiche compiute in tempi remoti e recenti dal Comune di Foggia, oltre che dal fatto che Foggia è stata incapace di tenere in piedi il sistema di relazioni con le province contermini il cui quadrante aveva nella presenza di un Aeroporto (e di un'intera rete intermodale di trasporto) il suo punto di maggior pregio. Dentro una domanda povera, che proprio per questo aveva bisogno di un'aerostazione dalla pista compatibile con voli poco costosi. Si poteva pensare di farlo a Borgo Mezzanone, ma naturalmente insorsero quelli che volevano preservare il Gino Lisa. E così ci ritroviamo un areoporto con pista penalizzata di duecento metri. Ferrovia? Idem, con patate: solo insulsa e strafottente ignoranza nel non comprendere dove va il mondo, o almeno il trasporto ferroviario. A qualcuno è pervenuto che sulla tratta Roma-Milano il treno ha superato l'aereo come modalità privilegiata di trasferimento delle persone? Noi abbiamo "difeso" una linea adriatica sempre più marginale ed inefficiente. Non abbiamo i numeri e l'intelligenza per imporre nostre scelte e nostre linee; ma nemmeno la furbizia opportunistica di capire quali siano e agganciarci. Nel frattempo abbiamo da tempo abbandonato ogni idea partecipata o corale dell'azione del territorio: qualcuno a Foggia si pone il problema del ruolo che potrebbe avere Manfredonia nel sistema portuale adriatico, in vista della Macroregione Adriatico-Ionica e della Belt and Road Initiative promossa dalla Repubblica Popolare Cinese? Le nostre eccellenze vinicole hanno qualche nozione dell'imponente piano di promozione del vino italiano in Usa, lanciato da Ice Agenzia e dal Ministero dello Sviluppo Economico (a proposito, sapete che le PMI possono chiedere al Mise di contribuire al pagamento di un temporary export manager che costruisca un piano per l'internazionalizzazione delle loro aziende? Quante aziende foggiane avranno partecipato, secondo voi?). Naturalmente questo non significa che in Capitanata non ci siano imprenditori capacissimi, realtà sorprendentemente floride e innovative, realtà degne di ammirazione e di invidia anche da parte dei "baresi pigliatutto". Ma navigano sotto traccia, cercano di non farsi notare, si preoccupano di non farsi risucchiare nel chiacchiericcio berciante del "discorso pubblico" di Capitanata. Il foggianesimo è infatti soprattutto questo rumore di fondo, questa asfissiante coltre di fughe nel sogno o nell'incubo, di nostalgie infondate di una città che non c'era e non c'è mai stata, di ottusa e tetragona resistenza alla modernità. A Foggia ed ai Foggiani serve soprattutto fare pace con la realtà, e con la realtà del proprio tempo.