padre Agostino Castrillo |
Nelle tragiche giornate della estate del 1943, straziata dalle ripetute incursioni aeree dei bombardieri alleati che distrussero la maggior parte degli edifici e provocarono la morte di migliaia di persone, i foggiani impararono a conoscere ed amare una persona che seppe non arrendersi all’orrore della guerra e si sforzò assieme ai suoi confratelli di soccorrere i feriti, di assistere chi era rimasto senza tetto, senza acqua e senza cibo, di regalare loro un sorriso e un barlume di speranza: padre Agostino Castrillo. Era il parroco di Gesù e Maria, la cui chiesa-convento sorge nella parte della città più devastata dalla furia dei bombardamenti.
A volte il confine tra santità ed eroismo è davvero labile, ed è forse questo il caso di padre Agostino, frate minore francescano, che qualche giorno fa è stato dichiarato “venerabile” dalla Congregazione delle cause dei Santi. Il decreto, la cui promulgazione è stata autorizzata da papa Francesco, riconosce “le virtù eroiche del Servo di Dio Agostino Ernesto Carrillo”.
Il titolo di venerabile è riconosciuto dalla Chiesa cattolica ai Santi, per i quali si è già concluso il processo di canonizzazione e a quanti vengono considerati degni di venerazione da parte dei fedeli appunto dopo il riconoscimento delle loro virtù eroiche. Ovvero, sono a un passo dalla santità.
Il busto e la lapide nella chiesa di Gesù e Maria |
Padre Castrillo si trovò in quell’inferno per sua espressa scelta. Tre anni prima, a Manfredonia, il frate era stato eletto Ministro provinciale di San Michele Arcangelo di Puglia e Molise, funzione ben più importante di quella di parroco. Ma scelse di stare in mezzo alla sue gente, e svolse entrambi gli incarichi continuando a vivere a Gesù e Maria, grazie ad una speciale deroga concessagli dai superiori (all’epoca il Ministro risiedeva nel convento di San Pasquale).
Dopo le incursioni, quando le sirene annunciavano il “cessato allarme”, padre Agostino usciva dal convento per salvare le vite che poteva, per estrarre le vittime dalle macerie e garantire loro una morte dignitosa e assistita dai sacramenti.
“Il suo cuore – scrive in una breve biografia padre Amedeo Gravina – batté all’unisono con quello dei suoi parrocchiani durante i bombardamenti a tappeto dei caseggiati. Era anche Ministro provinciale dei Frati Minori di Foggia, tuttavia volle restare nell’occhio del ciclone, come dimostra questa lettera scritta dopo il più disastroso bombardamento della guerra: “Qui sono alle prese con ogni specie di strazianti dolori””.
L’apostolato di padre Agostino non si limitava solo ad opere di carità o misericordia “materiali”. Furono tanti i foggiani anche di un certo livello culturale e sociali che egli aiutò a convertirsi. Tra questi pare vi sia stato anche il prof. Gerardo De Caro, docente di filosofia al Liceo Classico e successivamente esponente della Democrazia Cristiana. Dell’eroico impegno di padre Agostino durante i bombardamenti, ricorda: “Quando soffiò la intemperie della guerra e l’uragano di fuoco e di morte si abbatté su Foggia, noi vedemmo P.Agostino nel tragico agosto del 1943 accanto agli altri frati, primo nel pericolo e all’opera di conforto delle anime, mentre gli obici scoppiavano intorno a lui.”
Altrettanto struggente il ricordo di Lelia Normanno, testimone del processo che sta portando il frate verso gli onori degli altari: “Si portava nei rifugi, durante e dopo le incursioni aeree, incoraggiando tutti con la sua preziosa parola e venendo incontro alle necessità materiali, portando viveri e medicinali. Anche la chiesa di Gesù e Maria non veniva chiusa, né di giorno né di notte, per dare assistenza a quanti si trovassero senza tetto e in stato di estrema necessità, tra il luglio e l’agosto del 1943”.
Renato Matteo Imbriani ha raccolto in una bella pagina web nel “sito dell’orgoglio foggiano” di Alberto Mangano una serie molto interessante di testimonianze, che potete leggere qui.
Padre Castrillo lasciò Foggia quando venne proclamato Vescovo di di San Marco e Bisignano. La sua esperienza episcopale purtroppo non durerà molto a lungo. Solo due anni. Colpito da un grave tumore, che lo costringerà a letto per molti mesi morirà dicendo: “Non compatitemi: sono contento di soffrire! Questo è il mio compito di Vescovo: pregare e soffrire.”
Il 13 settembre del 1953 avevo ricevuto l’ordinazione episcopale a Foggia, proprio nella “sua” parrocchia di “Gesù e Maria”, dall’arcivescovo Fortunato Maria Farina. Era stato proprio il presule, qualche anno prima, a sollecitarlo di restare al suo posto nella direzione della parrocchia. Anche per mons. Fortunato Maria Farina è in corso il processo di canonizzazione: la fase diocesana si è conclusa il 24 maggio 2008.
Il riconoscimento delle virtù eroiche di padre Agostino Castrillo e la sua proclamazione quale Venerabile dovrebbe essere occasione di festa e di soddisfazione non soltanto per la Foggia religiosa e credente, ma anche per quella laica e civile.
Non posseggo elementi per poterlo affermare con certezza, ma il fatto che la più tragica pagina della storia foggiana possa portare alla proclamazione non di uno, ma di due Santi, è qualcosa che ha pochi precedenti nella storia. Ed offre una straordinaria occasione di riflessione, per fare memoria sui bombardamenti del 1943 da una prospettiva nuova: la guerra portò morte, distruzione, miseria. Ma grazie all’eroismo di persone come Castrillo e Farina (e non solo, perché fu l’intera comunità di Gesù e Maria a rendersi protagonista) fu possibile evitare la catastrofe morale, gettando le basi per la ricostruzione.
Ciò che le bombe alleate distrussero, l’amore verso il prossimo, la misericordia e la solidarietà aiutarono a ricostruire.
A pensarci bene, è qualcosa di miracoloso…
Geppe Inserra
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