Quale futuro per La Magna Capitana, ovvero quella Biblioteca Provinciale che rappresentava una volta il punto di riferimento (e il fiore all’occhiello) della cultura in Puglia?
La sciagurata riforma Del Rio che ha soppresso le Province si è abbattuta come un maglio sulla prestigiosa istituzione culturale. Il passaggio dei dipendenti alla Regione sembra aver risolto solo il problema della continuità lavorativa del personale.
Il direttore Franco Mercurio, finito tra i dirigenti soprannumerari della Provincia si è trasferito alla Biblioteca Nazionale di Napoli, e al suo posto non è stato nominato nessuno, con il risultato che la biblioteca è acefala.
Meno male che a gestirla c’è un pool di funzionari e bibliotecari di alto livello, che riesce ad assicurare bene o male la continuità dei servizi.
Ma non di tutti. Non ci sono soldi per fare ciò che una normale Biblioteca deve fare: comprare libri, riviste e giornali, aggiornare il proprio patrimonio, ed offrirlo alla publica lettura.
È così che una Biblioteca diventa un polo, uno scrigno di memoria. Se oggi la Magna Capitana possiede fior di archivi, rari manoscritti, collezioni di antichi giornali e riviste, è perché le istituzioni che l’hanno governata (prima il Comune, quindi la Provincia di Foggia) hanno investito, acquisendoli al patrimonio pubblico.
Non aggiornare più questo patrimonio significa che, anno dopo anno, diventerà sempre più problematico l’esercizio della funzione di sedimentazione e custodia della memoria, tipica di una biblioteca che si rispetti.
A lanciare l’allarme è stata qualche giorno fa la dott.ssa Gabriella Berardi, responsabile del Polo SBN della Biblioteca, in occasione della manifestazione inaugurale della bella mostra su La rinascita della stampa libera in Puglia 1943 – 1945 (è promossa da Anpi, Ipsaic e Fondazione Foa, e resterà aperta fino al 14 giugno prossimo. Andatela a vedere, perché ne vale la pena).
Con il suo stile pacato, Berardi ha evitato polemiche e non ha rivolto accuse specifiche ma ha segnalato il problema, che dev’essere affrontato con la massima urgenza: “Oggi si pensa alla cultura quasi soltanto come settore che produce profitti. Ma non può esservi attenzione solo per i musei, le mostre e le attività di spettacolo che, potendo contare sullo sbigliettamento, producono valore aggiunto. Non si possono dimenticare biblioteche e archivi. La mostra che oggi viene inaugurata è resa possibile dalla biblioteca, che ha conservato e custodito il materiale esposto. Siamo molto preoccupati per il futuro. La Biblioteca Provinciale non raccoglie più memoria. Prima acquistava regolarmente decine di testate nazionali e internazionali. Oggi solo quattro, e solo grazie agli Amici della Biblioteca, ovvero ad un’associazione privata.”
Avete capito? Le istituzioni pubbliche non finanziano più la Biblioteca Provinciale, a parte la spesa per il personale e la spesa per la manutenzione e per la gestione della struttura.
È come se in un ospedale preposto alla cura della salute pubblica, non si comprassero più medicine.
E il peggio è che, dopo la mobilitazione degli anni passati, la pubblica opinione cittadina e provinciale ha allentato la tensione. Sulla Biblioteca Magna Capitana e i suoi problemi è scesa una coltre di silenzio e di oblio….
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