Carmine de Leo, durante la conferenza |
Trascorrere due ore in compagnia di Carmine de Leo, giornalista, scrittore e storico foggiano, è una delle esperienze più belle che si possano consigliare a grandi e piccini. Da sempre innamorato della sua città, appunto Foggia, e da sempre studioso certosino della storia di Capitanata, mercoledì 17 maggio 2017, presso la Sala dei Fondi della Biblioteca provinciale “Magna Capitana” di Foggia, de Leo ha tenuto una conferenza sulla “Foggia segreta”. Conversazione tra amici, concittadini, appassionati e storici di Foggia che in religioso silenzio hanno gremito la sala, ascoltando de Leo.
Ormai qui a Foggia e provincia, ma anche in molte città italiane e non solo, Carmine de Leo è noto per le sue numerose pubblicazioni di storia locale, e per articoli settimanali, sempre basati sul tema storico e con tanto di fonti dettagliate e riportate nel dettaglio, su un quotidiano cartaceo nazionale.
Tra i libri pubblicati è doveroso ricordare quello sulla Reggia di Federico II a Foggia, sulla storia delle antiche Magistrature Daune e sui palazzi e le famiglie antiche di Foggia. Come pure sulle tradizioni e la storia del Gargano, ricche di cultura e di folklore.
La strana incisione che si trova nella chiesa di S.Giuseppe |
Questa volta Carmine de Leo ha voluto intrattenere gli interessati con una delle sue passioni, i misteri che avvolgono Foggia. Una ricerca portata avanti negli anni studiando con attenzione pagina per pagina, immagine per immagine, simbolo per simbolo, le fonti storiche scritte e conservate in vari archivi istituzionali.
Non è stato il solito scartabellare che oggigiorno siamo abituati a fare per conoscere qualche informazione. Il suo è stato uno studio di accurate ricerche, finanche con suoi viaggi nei luoghi dove molti documenti sono tuttora conservati come fonti storiche. Archivi di Stato, di tribunali, di chiese e di biblioteche, finanche archivi privati di note famiglie nobili che hanno lasciato tracce indelebili nel tessuto culturale del territorio, sono stati per anni i suoi luoghi più familiari. E, proprio da queste fonti, de Leo ha potuto ricostruire gran parte della storia della Foggia segreta, perlopiù seicentesca, settecentesca e ottocentesca, di quella città ricca di simbologie, epigrafi e stemmi, che nel tempo hanno conferito alla città valori e aneddoti, epiteti e misteri vari, come quelli di aggregazioni segrete e massoniche, religiose e rituali.
Molte son state le testimonianze e gli esempi illustrati da Carmine de Leo durante l’incontro del 17 maggio. Tra quelli più rilevanti troviamo quello della setta religiosa segreta di suor Giulia de Marco, chiamata la Carità Carnale «una intestazione –come la definisce de Leo- che preannuncia già i suoi scopi e svela la singolare attività dei suoi adepti, che era diffusa in tutto l’antico Regno delle Due Sicilie ed attiva anche a Foggia, ove presso questa Biblioteca Provinciale (la Magna Capitana ndr.) si conserva un vecchio manoscritto che ci narra delle vicende di questa setta religiosa».
Ma Foggia segreta è anche repressione, storicamente più recente. Una tra tutte quella dell’era fascista, quando Mussolini ordinò la distruzione di preziosi manoscritti massonici dove erano conservati nomi di adepti locali. Repressione voluta anche dalle figure istituzionali ottocentesche, periodo fecondo di affiliazioni e sette segrete carbonare, testimoniate nelle carte ottocentesche della vecchia gendarmeria borbonica -ancora oggi conservate presso gli Archivi di Stato di Foggia e Napoli- come quella del Filo Elettrico e dei Sette Fratelli, allora attive nella nostra città ed in tutta la provincia, o quelle segrete della setta dei Calderari, che simpatizzava invece per i reali di casa Borbone e contro i patrioti risorgimentali.
Giuseppe Rosati |
Carmine de Leo nella sua conversazione cita più volte due fonti storiche scritte molto importanti: “Il Giornale Patrio” e “Il Foglietto”, due giornali dell’Ottocento che ad oggi rappresentano le più importanti testimonianze foggiane per il lungo arco di tempo che va dal principio del XIX secolo ai primi anni del secolo in corso. Nel caso del primo, “Il Giornale Patrio”, c’è da porre in evidenza che è l’unica fonte scritta privata di una Foggia che frequentava la cerchia della casa Villani –ancora eretta in Via Manzoni-, nota famiglia nobile originaria del partenopeo e trapiantatasi a Foggia, i cui membri ricoprirono alti uffici di magistratura che con don Filippo Villani fu uno dei sei scelti da Ferdinando di Borbone per istituire il Collegio degli Avvocati e costituirli censori dell’intera classe dei professori legali, tra l’altro definito dal Re come «tra i più accreditati per senno, dottrina e per prudenza».
La conversazione ospitata in Biblioteca ha anche fatto conoscere altri aspetti di quella Foggia segreta spesso chiacchierata in piazza. Non tutto è riconducibile a sette massoniche e affiliazioni segrete religiose, ha sommariamente detto de Leo. Molti luoghi dove vi sono altrettanti simboli, sono riconducibili a fantasticherie popolari.
Un compasso o una ruota su un sigillo di un palazzo o una pigna posta su una statua non sono propriamente segni massonici, poiché per attribuirne il vero e unico significato e messaggio hanno bisogno di prove palesi e storicamente dettagliate. E Foggia ne è piena, seppur tutti sappiamo che la città è stato un crocevia e sede di massoni. Tanto per far comprendere come un compasso su una lapide possa essere confuso per un simbolo massonico è quello raffigurato sulla tomba di Giuseppe Rosati, deposto nella cattedrale di Foggia.
Giuseppe Rosati, nato a Foggia il 21 settembre 1752 e ivi morto l’1 settembre del 1814, sappiamo tutti, fu definito il “Newton foggiano” per i suoi studi matematici e di scienze naturali, di astronomia, di nautica e geografia, di fisica e storia. È stato ordinario di cattedre universitarie, filosofo e finanche medico. A lui è riconosciuto il vasto sapere di studioso e illuminista, ma nessuna fonte storica, scritta e tramandata, lo accosta al mondo massone. E ciò lo testimonia la totale assenza di documenti conservati negli Archivi di Stato di Foggia e Napoli, dove c’è la moltitudine delle fonti che parlano della Capitanata.
Secondo gli studi svolti da de Leo a Foggia la presenza delle logge massoniche risalirebbe alla fine del Settecento. Testimonianze avvalorate e svelate da antichi documenti conservati presso l’Archivio Segreto della Città del Vaticano. Ma vi sono anche documenti locali che comprovano in modo ineluttabile la allora residenza di famiglie massone locali, come quella dei Ricciardi, dei Serra, dei Salerni e dei Mastrolilli, dei Zezza, dei Marchesi di Rose, e altre, tutte ben radicate e ancora presenti nel tessuto popolare cittadino e per alcune con tanto di edifici storici riportanti simboli e stemmi.
Da questa introduzione Carmine de Leo nella conversazione ha illustrato, con slide sul pc, documenti antichi e vecchi manoscritti per svelarci quei segreti della nostra storia passata, luoghi del centro urbano più antico di Foggia, come se fosse stata una passeggiata virtuale tra angoli dimenticati che ancora oggi sono ricchi di un fascino indiscreto che conquista il raro passante, che spesso non s’accorge dello storico tesoro nascosto. Lo stesso che forse avrà sentito nei racconti popolari in piazze antiche da “antichi” cittadini.
Tra questi c’è il folklore misto alla religione, per poi diventare storia esoterica e numerologica, come nel caso della leggenda della casa della masciara, meglio conosciuta come strega, megera o fattucchiera, un tempo posta sotto l’Arco dell’Addolorata in via Arpi, o come i simboli della città di Foggia.
I Sette Veli della Madonna, Santa Patrona, e le Tre Fiammelle dello Stemma, riportate sullo Stemma comunale, sono numeri non certi, che la tradizione nei secoli ha voluto individuare in quelli che comunemente configurano nel 7 la religiosità e l’intuizione, la capacità di fondere magia e realtà, la capacità di “realizzare” il magico nel quotidiano, che per i Pitagorici era il numero della perfezione ciclica, associato geometricamente al cerchio, nel 3 l’autorità il destino, il senso del dovere e religiosamente la perfezione, individuata nella Triade e/o Trinità quale numero perfetto.
Certamente ora molti foggiani discuteranno tal rilevanza, ma la storia contenuta nei testi predetti ne prova, anche se in parte, la veridicità. Ed anche su di una testimonianza murale c’è incertezza, seppur il segno, tangibile confermerebbe il contrario. È il caso della pietra raffigurante un teschio con tiara, murata su una parete dalla chiesa di San Giuseppe, nel vicolo omonimo e frontale a Via Manzoni, dove è rappresentato il 30° grado massonico del cavaliere Kadosh. Tutto fa pensare a uno stemma massonico dove c’era una sede. Ma le fonti qui mancano tant’è che, secondo studi sulla topografia del tempo, quella simbologia potrebbe essere, sì massonica, ma di una lapide, poiché a quel tempo non sono ben chiare alcune collocazioni di costruzioni e loro utilizzi.
Foggia segreta, un viaggio fra sette, logge e luoghi singolari della città, che Carmine de Leo ha ben raccontato e noi abbiamo ben compreso. Una Foggia che tanto ha da dire e da raccontare, anche sotterranea perché ricca di storia antica e contemporanea. E, se conosciamo bene Carmine de Leo, sappiamo che se per quella segreta prima o poi i suoi studi saranno oggetto di una sua nuova avvincente e istruttiva pubblicazione, lo sarà anche per quella sotterranea.
Nico Baratta
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