Quando Foggia possedeva il senso del bello (di Enzo Ficarelli)

In occasione del 189° anniversario dell’inaugurazione del Teatro Giordano (allora Real Teatro Ferdinando), Enzo Ficarelli (che ringrazio molto per la puntualità con cui apre spazi di memoria e di condivisione rispetto ad eventi topici nella storia cittadina) ha inviato a Lettere Meridiane un delizioso contributo che di seguito pubblichiamo. Interessantissimo il giudizio dell’abate Parzanese che collega la presenza del teatro al “senso del bello” della comunità foggiana, citando episodi concreti, come i monelli che cantano per strade romanze e l’omaccio senza conoscenza di lettere e di musica che suona il mandolino in modo incantevole.
Un’analisi che deve indurre noi, foggiani di oggi, a qualche riflessione: abbiamo conservato quel senso della bellezza? Voi, che ne pensate? (g.i.)

* * *

Il 10 maggio 1828 fu aperto al pubblico con la rappresentazione del melodramma “La sposa felice”, opera del catanese G.Pacini, il REAL TEATRO FERDINANDO, nome che con l’unità d’Italia fu cambiato in “Teatro Dauno” e infine nel 1928, in occasione del centenario dalla sua inaugurazione, in “Teatro Giordano”.
Era il Teatro più antico del Regno delle Due Sicilie dopo il San Carlo di Napoli.
Per il teatro vi furono due progetti, nel 1818 quello di Giuliano de Fazio che prevedeva la costruzione dove è tuttora, l’altro di Luigi Oberty che lo voleva in prossimità del palazzo Scillitani. Ed è proprio in questo sito che iniziarono i lavori subito interrotti per essere ripresi nell’attuale piazza .
La struttura era dotata di un porticato sorretto da sei colonne doriche , tre finestroni e un timpano al centro del quale faceva e fa bella mostra lo stemma cittadino.
Ma quando apparvero nel 1936 profonde incrinature su alcune colonne con il pericolo di crollo del cornicione, si intervenne drasticamente con la sostituzione dei finestroni in balconi e con l’eliminazione delle sei colonne che furono inglobate, sepolte, in un porticato con tre fornici.
Il 21 aprile 1837 il teatro riaprì con la nuova facciata i cui tratti richiamano non poco il portico della Scala realizzato da Giuseppe Piermarini.
Piace riportare una sintesi di ciò che scrive nel 1845 l’Abate Pier Paolo Parzanese, docente di teologia, eloquenza e grammatica.
“È un teatro magnifico. Un bel porticato ne ornava la facciata ma poiché la fabbrica minacciava di fondersi alle colonne si sostituiscono i fornici i quale se hanno provveduto al bisogno hanno pure guastato quella bella architettura di prima. 
I foggiani sono persone di natura piena di armonia e mente capacissima di amare il bello.
Venite a Foggia e udirete ragazzacci e plebe canticchiarvi per le strade romanze e ariette con passione e melodia e se vi piacesse udireste un omaccio basso e tarchiato che senza ragione di lettere e di musica ha domato il suo mandolino che quando lo tocca vi rapisce.”
Enzo Ficarelli

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Quando Foggia possedeva il senso del bello (di Enzo Ficarelli)

  1. Complimenti a Enzo Ficarelli per la passione con cui anima le sue ricerche che poi trasmette ai lettori di LM.
    L'ho conosciuto di recente e per caso, in Biblioteca, e mi ha sùbito colpito per il dinamismo, la tenacia, la verace simpatia e una grande disponibilità. E un sorriso sempre stampato che nasconde alla grande i suoi non pochi anni.
    Ad majora!
    Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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