Il tempo pittore di Giuseppe Selvaggi, ovvero il pensiero ritrovato

Tempo pittore. Ovvero il tempo che dipinge emozioni, colora lo spazio, tratteggia l’infinito. Si chiama così, Tempo Pittore, l’ultimo libro di Giuseppe Selvaggi, bancario pugliese trasferitosi a Milano, cultore di tradizioni popolari e animatore dell’associazionismo pugliese in Lombardia.
Un libro bello, intimo e coraggioso (perché ci vuole sempre coraggio ad avere delle cose da dire, e a dirle) che mette assieme poesie, brani di una prosa intensa e vissuta, belle immagini. Un esercizio della memoria in forma poetica, come l’autore dice di se stesso nel brano che conclude il volume, Distensione dell’anima.
Tempo Pittore trasuda memoria, e non potrebbe essere diversamente. È una memoria che collega Selvaggi agli affetti e alle persone della sua infanzia, ma anche a quelli del suo presente. Il lettore intuisce che i versi e le pagine che ha davanti sono il prodotto di una riflessione approfondita, del tentativo, riuscito, di slegarsi dal tempo, e dalla sua tirannia. E se ne fa avvincere.
Questo prendere le distanze dalla tirannide del tempo consente alla memoria di riaffiorare dagli scantinati in cui lo scorrere dei giorni l’ha costretta, attraverso l’esercizio di un’altra virtù oggi in disuso, quell’ozio che, come avverte Selvaggi, “è una esigenza dello spirito”. “Posso affermare senza vanagloria – aggiunge – di aver impegnato molto del mio ultimo tempo all’esercizio di questa difficile arte, si diviene con la pratica spettatore attento e al tempo stesso distaccato, le ombre che ci passano accanto alzando il passo e a volte la voce appaiono come una moltitudine di esseri che si agitano, come avviene ai pesci quando finiscono in una rete; è il rimanere in una posizione di quiete per un tempo non misurato rivolgendo attenzioni a quello che non è considerato importante o significativo che fa  la differenza come il concentrarsi su aspetti apparentemente marginali quali l’osservazione del pulviscolo visto attraverso un raggio di sole che filtra da una finestrella o la melodia del suono del mare”.
Tempo pittore segue di una anno la pubblicazione di Milano e il mare dentro. Sopravvivere alla metropoli, Ed Insieme (2016). L’intrigante titolo deriva da una espressione coniata nel Seicento per sottolineare il valore estetico della patina, della scurità che il tempo fa apparire sopra le pitture intesa come il valore del passaggio del tempo sull’opera che talvolta le favorisce.

Giuseppe Selvaggi

Come su una tela, il trascorrere del tempo smorza le tinte forti e sanguigne delle nostre esistenze, induce a una visione riflessiva e ad accomodamenti, non serve ricorrere a un restauratore che riporterebbe come per un lifting un volto a una non reale freschezza, le rughe dell’anima sono per chi ha vissuto come quella patina che su un’opera pittorica conferisce un tono ambrato ed omogeneo che impreziosisce l’opera stessa.
Giuseppe Selvaggi riesce a declinare con rara efficacia questa patina della memoria che rende pittore il tempo. La lettura delle sue poesie non ha mancato di provocarmi perfino qualche brivido: è accaduto mentre leggevo Esule di Puglia, che mi piace condividere con gli amici e i lettori di Lettere Meridiane. La memoria così professata e così ritrovata diventa una opportunità per riflettere con un certo distacco sul presente che ci circonda con i suoi mille problemi, e ci fa ritrovare il gusto di quell’arte antica cui stiamo rinunciando: il pensiero.
“Di domanda in domanda – conclude Selvaggi – sono arrivato a chiedermi se valga la pena di perdere tempo a pensare. Forse sì. Quando un uomo pensa, non può essere che in alto. È questa la mia fede. Non l’unica. Mi basta per seguire ancora con curiosità lo spettacolo del mondo. “ Bravo, Giuseppe

TEMPO PITTORE. Emozioni, spazio, infinito
Autore: Giuseppe Selvaggi
Casa editrice: Ed Insieme
Pagine: 128
Prezzo: € 10,00

Di seguito, Esule di Puglia, tra le liriche contenute nel volume che più efficacemente ne svela l’essenza:

Se chiudo gli occhi
Milano si allontana,
malgrado la calca
nella metropolitana
riesco a percepire
gli odori della mia campagna
che si mescolano alla brezza
del mare.
Una luminosità
che si fa suono
con rimandi ad assolati
pomeriggi estivi.
Poter vivere
come le lucertole
sui muretti a secco
e godere del calore
sino all’ultimo
raggio di sole.
Un altro giorno
si consuma
nella campagna pugliese,
un altro giorno
in attesa del raccolto.
Terra rossa,
terra pietrosa,
terra arsa,
terra di abbandoni
e ritorni,
luoghi magici,
dove
se sai tacere,
se vuoi ascoltare
le voci del vento
portano al tuo orecchio
un canto antico
fatto di dolore e speranza.
Una preghiera,
una bestemmia
e una richiesta di perdono
alzando gli occhi
al cielo.
Tra gli ulivi
al tramonto
si squarcia
di rosso l’orizzonte,
la campana
del paese
invita i villani
e noi esuli di Puglia
al rientro.

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Author: Geppe Inserra

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