Una delle foto della mostra di Giovanni Rinaldi |
Il Tavoliere, con le sue luci e i suoi colori che cambiano a seconda delle stagioni, è uno dei paesaggi più belli della Puglia: un paesaggio scandito dall’erba e dalla terra. Ma, come avverte Giovanni Rinaldi, fotografo, ricercatore, storico, “l’erba, spesso, sembra accogliere e nascondere, la terra sembra seppellire. Come quando osserviamo il paesaggio da lontano, può sembrare tutto in ordine e consueto, ma è avvicinandosi, osservando più da vicino, che scopriamo quello che la nostra terra sta diventando.”
Nel suo reportage fotografico #WeAreInPuglia? Il rifiuto della bellezza, Rinaldi opera un’azione di disvelamento, guardando da vicino e facendoci guardare da vicino, documentando come questa bellezza venga quotidianamente oltraggiata dalla mano dell’uomo che vi deposita rifiuti e immondizie di tutti i generi.
La sua macchina fotografica, da sempre attenta a cogliere le radici e la memoria della gente dauna e pugliese, documenta questa volta la memoria infranta e interrotta, che produce bruttezza, offende il territorio.
Il reportage è stato al centro di una bella mostra, ospitata nello scorso mese di aprile nella Galleria della Fondazione Banca del Monte (ma sarà possibile vederlo altrove, perché ha carattere itinerante).
Le immagini della mostra sono diventate una videostoria (potete vederla più avanti) che documenta in modo puntuale ed amaro lo scempio che si va compiendo a Foggia, nel Tavoliere ma anche nel lucerino, nei Monti Dauni e perfino nel Gargano.
“Un viaggio attraverso un paesaggio meno pubblicizzato e più nascosto della nostra terra – dice Rinaldi nelle note che accompagnano la sua opera -. Il paesaggio oscuro dei rifiuti, degli scarti, dell’inquinamento, del degrado. Il verde a malapena nasconde quello che nella terra è ormai sedimentato, come una stratificazione “archeologica” in cui possiamo rispecchiarci e conoscerci meglio. C’è tutto quello che sprechiamo, accumuliamo, rifiutiamo.”
E, in effetti, in queste fotografie c’è di tutto: elettrodomestici guasti abbandonati dove capita, plastica, copertoni, tappi di bottiglia che compongono i mosaici random della modernità, immondizia che pericolosamente si accumula sugli argini dei torrenti, i rifiuti industriali di fabbriche dismesse con l’ex Alghisa di Lucera. Non può mancare il luogo più simbolico dello scempio perpetrato ai danni di un territorio tra i più belli d’Europa: la discarica di Giardinetto, una delle più grandi discariche di rifiuti tossici d’Europa, con le sue “250.000 tonnellate di scarti industriali contenenti metalli pesanti e pericolosi, in parte ammassati nei big bag ormai marcescenti nei depositi – le cui coperture in amianto, degradandosi, si disperdono nell’aria – e in massima parte tombati nel sottosuolo dei piazzali tutto intorno per una superficie complessiva di 70 ettari.”
Di qui l’importanza del disvelamento propiziato dal reportage: “Le ‘cose’ in sé non hanno colpa – dice ancora l’autore- , spesso giriamo lo sguardo altrove, senza mettere a fuoco quello che è evidente. Passiamo accanto, con l’abitudine spuntiamo le spine che sentiamo dentro. Questo è il paesaggio nel quale siamo immersi. Queste fotografie provano a sublimare quello che vedo e che continua a sorprendermi, tanto da ritenere che debba essere comunque raccontato.”
È una Puglia molto diversa da quella scintillante e colorata che ci viene tramandata dalle campagne promo-pubblicitarie. Una Puglia che racconta la rottura di un patto antico tra l’uomo e l’ambiente, una cesura d’identità, una perdita di memoria quella memoria che era prima disegnata nei mosaici finemente cesellati dalla mano di artisti ed artigiani, la cui scomparsa è simbolicamente rappresentata dal nuovi mosaici, quelli disegnati dai tappi di bottiglia abbandonati.
Qui sotto la video-storia. Guardatela, amatela, condividetela.
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Non sono riuscito a visitare la mostra, e me ne rammarico, ma l'ottimo lavoro vicario svolto da Geppe Inserra me ne dà parziale possibilità.
Complimenti a Gianni per le "bellissime" istantanee, autentici pugni nello stomaco e, soprattutto, nella nostra coscienza.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)