Giuseppe De Santis è uno degli autori più importanti e meno conosciuti di quella straordinaria stagione del cinema italiano che è stata il neorealismo. Il suo film più noto è Riso Amaro, ma andrebbero riproposte e valorizzate tante altre sue pellicole, a cominciare da La strada lunga un anno che fu candidata all’Oscar come miglior film straniero.
Riso Amaro è una storia sociale e al tempo stesso sentimentale, il cui successo fu determinato anche dall’ottima prestazione degli attori: Vittorio Gassman, nel panni del ladro che intende appropriarsi del gioiello attorno al quale ruota tutta la vicenda, la strepitosa Silvana Mangano, che De Santis scelse dopo averla casualmente incontrata per strada (vestita in modo normale e quotidiana) dopo averla bocciata all’audizione, alla quale si era presentata vestita con un trucco e un abbigliamento al di sopra delle righe, e Raf Vallone che il regista pescò nella redazione de L’Unità nella quale lavorava ancora come giornalista.
La complessa vicenda è situata nelle risaie vercellesi, e il duro lavoro delle mondine, il ruolo del caporalato nel reclutamento della manodopera vengono raccontati da De Santis con un approccio realista che mantiene un perfetto equilibrio con la storia al centro del film: i ripetuti furti di una collana che Francesca, spinta dal suo amante Walter, sottrae ad una ricca cliente dell’albergo presso cui lavora, per vedersela a sua volta rubata dall’amica Silvana, mondina che aveva aiutato Silvana a trovare lavoro tra le mondariso.
Riso amaro è stato il primo film neorealista ha ottenere un successo rilevante al botteghino. Presentato in concorso al 3º Festival di Cannes, ha ricevuto una candidatura ai Premi Oscar 1951 per il miglior soggetto. È stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Rai Storia lo mette in onda stasera, alle 21.10.
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