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Ritengo Into the wild uno dei più bei film di sempre. Gran parte del merito va a Sean Penn che da una storia (vera e biografica) riesce a trarre un autentico poema, lasciando parlare prima di tutto le immagini, gli spazi infiniti del continente americano. La storia è forte, il finale epico pur nella sua (apparente) banalità. La morale sempre di straordinaria attualità: “Happiness is not real if it is not shared”, ovvero la felicità è autentica solo quando è condivisa.
La colonna sonora di Michael Brook con le canzoni di Eddie Vedder è strepitosa, un capolavoro assoluto, così come la fotografia del francese Éric Gautier. Il brano Guaranteed ha vinto il Golden Globe per la miglior canzone originale.
Basato sul libro di Jon Krakauer Nelle terre estreme, il film racconta la storia vera di Christopher McCandless, giovane proveniente dalla Virginia Occidentale che subito dopo essersi laureato con il massimo dei voti, abbandonò la famiglia e intraprese un lungo viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere le terre sconfinate dell’Alaska dove cercò di vivere con quanto la natura gli offriva, fino al drammatico epilogo.
Un ruolo importante nella narrazione viene svolto dai diversi personaggi che Chris incontra durante il suo lungo viaggio verso l’Alaska: Jan e Rainey, una coppia hippie; Wayne Westerberg, un giovane trebbiatore del Dakota del Sud; Tracy, una giovane cantautrice hippie, e Ron, un anziano veterano scontroso, chiuso nei suoi ricordi con cui stringerà un rapporto profondo.
“Into the Wild – ha scritto FilmTv – è un meraviglioso poema per immagini, riconcilia col piacere di un cinema tutto da guardare, ascoltare, introiettare. Guarda a temi e stilemi del libero cinema americano degli anni 70 – la comune hippy californiana, il percorso episodico alla Kerouac – cercando la verità nella via. Incurante del cronometro e del box office (la pellicola dura 148’, ma è tempo ben speso, ve lo giuro) Penn ha trovato nel protagonista Emile Hirsch, reincarnazione di River Phoenix, la figura cristologica che realizza perfettamente il suo neoumanesimo.”
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