OGGI
Marco Tullio Giordana è tra i registi italiani più attenti alle istanze del cinema civile. Per giunta, ha una spiccata predilezione per un certo tipo di personaggio: il ribelle, l’eretico che paga con il proprio sacrificio personale il cantare fuori dal coro.
Dopo aver raccontato Pier Paolo Pasolini nel 1995 nel film Pasolini, un delitto italiano, Giordana si cimenta, cinque anni più tardi, ne I cento passi, con un altro ribelle, vittima di un altro delitto eccellente: Peppino Impastato, il giornalista che dalla sua “radio libera” attacca e prende in giro la mafia, in particolare il boss Tano Badalamenti, denunciando i suoi atti criminali.
Rispetto ai film di genere, I cento passi contiene un’importante variazione sul tema, soffermandosi in modo particolare sullo sforzo che Peppino Impastato deve condurre per rompere definitivamente con l’ambiente e l’humus mafioso di cui la sua famiglia è intrisa, e che lo porterà a non percorrere mai i fatidici cento passi che separano la sua abitazione da quella del boss. Impastato pagherà con la sua vita la scelta di andare controcorrente.
«Questo è un film sulla mafia, appartiene al genere – scrive Giordana nelle note di regia -. È anche un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo. È un film sul conflitto familiare, sull’amore e la disillusione, sulla vergogna di appartenere allo stesso sangue. È un film su ciò che di buono i ragazzi del ’68 sono riusciti a fare, sulle loro utopie, sul loro coraggio. Se oggi la Sicilia è cambiata e nessuno può fingere che la mafia non esista, ma questo non riguarda solo i siciliani, molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza.»
Grande merito del film è di aver portato sotto i riflettori della pubblica opinione un delitto che era rimasto praticamente inosservato, anche perché si verificò in concomitanza con il delitto Moro.
La pellicola consacrò Luigi Lo Cascio, che interpreta Peppino Impastato e che si aggiudicò il David di Donatello. Robusto il resto del cast: Luigi Maria Burruano è Luigi Impastato, Lucia Sardo interpreta, Felicia Bartolotta, Paolo Briguglia è Giovanni Impastato, Tony Sperandeo indossa i panni di Gaetano Badalamenti.
«Giordana, che cita Le mani sulla città di Rosi e abbonda in canzoni d’epoca, evita ogni retorica concentrandosi giustamente sulla dimensione famigliare. Il padre che non capisce e non può capire la ribellione del figlio, che vola in America per cercare una via d’uscita; la madre che lo difende in segreto; gli “zii” mafiosi che da bambino lo tenevano sulle ginocchia e oggi lo blandiscono e minacciano insieme. Per un’assurda coincidenza, alla sua morte Impastato non fece notizia. Chissà che questo film non entri nella leggenda.», scrisse Fabio Ferzetti, su Il Messaggero. Fu un buon profeta.
Il film conquistò una valanga di premi, leggendaria la canzone I cento passi dei Modena City Ramblers che si ascolta sui titoli di coda.
Un film da vedere e rivedere, ogni volta che si può. Stasera, in prima serata, alle 21.00 su Tv2000.
DOMANI
Perfetto intreccio tra noir e action movie, Heat – La sfida è il primo film in cui due leggende viventi come Al Pacino e Roberto De Niro si trovano faccia a faccia, anzi l’uno contro l’altro, nella più classica delle contrapposizioni cinematografiche: lo sbirro contro il bandito. Per la verità, i due avevano lavorato insieme anche ne Il Padrino II, ma in questa pellicola non erano mai comparsi nella stessa scena. Pacino e De Niro sono le due gemme in un cast stellare, anche per il resto, che vede impegnati anche attori della statura di Jon Voight, Val Kilmer, Ashley Judd ed una giovanissima Natalie Portman.
Scritto e diretto da Michael Mann, il film si ispira ad un celebre classico del noir francese, Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide girato da Jean-Pierre Melville nel 1966.
La storia è la più tipica – o forse sarebbe meglio dire archetipica – dei film del genere: Vincent Hanna (Al Pacino) è uno dei migliori segugi della polizia, e viene incaricato di catturare il rapinatore Neil McCauley (Robert De Niro) dopo che la sua banda, durante un assalto a un furgone portavalori, aveva ucciso i tre agenti di scorta.
Mann è abilissimo a tessere ed intrecciare, attorno alla storia principale, i fili delle storie individuali dei diversi personaggi, e le sottostorie che si dipanano all’interno della banda, soprattutto a causa della rottura che si verifica tra McCauley e Waingro (Kevin Gage), il più giovane dei componenti della banda.
Il film racconta il lungo ed inevitabile avvicinamento tra il cacciatore e la preda, fino alla sfida finale, che svela, nonostante la contrapposizione dei ruoli tra i due, un rapporto di stima reciproca e di virile amicizia.
Costata 60 milioni di dollari, la pellicola ne ha incassati 120 nelle sale di tutto il mondo, e 67 soltanto in quelle statunitensi.
Ha scritto di Heat – La sfida FilmTv: “Centosettanta minuti di tensione profonda e dettagliata, occhi e storie che si raccontano una comune disperata precarietà. Fino a trasformare una classica sfida cinematografica in un affresco umano tristissimo, esausto, disilluso.”
Un film da non perdere. Domani sera, alle 23.00, su Paramount Channel.
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