OGGI
Niente fu come prima, nel cinema italiano, quando uscì nelle sale Ricomincio da tre. Mai esordio dietro la macchina da presa fu così convincente e travolgente come quello di Massimo Troisi, mai alchimia tanto riuscita tra il suo modo di recitare, divertito, ingenuo, a volte trasognato, e il suo modo di raccontare, divertito e divertente, surreale eppur sempre autentico e vero. Entrambi spiazzanti, entrambi che si entrano subito dentro.
Eppure, non era facile, raccontare la “solita” storia del giovane napoletano che va a cercare fortuna altrove, in una Firenze mille miglia distante e diversa dalla città partenopea, da suoi colori, da San Gennaro e dai miracoli sempre attesi e mai concessi. C’era il rischio di cadere nel deja vu, però Massimo lo esorcizza mostrando al mondo un cinema diverso, nuovo, con una vis comica che non si vedeva da anni.
E pensare che Ricomincio da tre nacque come classico film indipendente. Il produttore Fulvio Lucisano racconta che portò il film in prima proiezione assoluta a Messina, quando altrove nessuno era interessato: da quell’entusiasmante debutto iniziò l’enorme successo del film che in seguito divenne campione di incassi al botteghino italiano.
Lo stesso Troisi fu acclamato dal pubblico ricevendo molti premi per la regia e per l’interpretazione di Gaetano.
David di Donatello, Miglior film a Massimo Troisi, Fulvio Lucisano e Mauro Berardi, Miglior attore protagonista a Massimo Troisi; Nastro d’argento, Miglior regista esordiente a Massimo Troisi, Migliore produttore a Fulvio Lucisano e Mauro Berardi, Miglior soggetto a Massimo Troisi; Globo d’oro, Miglior opera prima a Massimo Troisi; Miglior attore rivelazione a Massimo Troisi; Grolla d’oro, Miglior attore esordiente a Massimo Troisi.
Imperdibile, da vedere e rivedere ogni volta che si può. Riesce sempre a strapparti un sorriso, Massimo… Stasera, a mezzanotte, su Paramount Channel.
DOMANI
In C’eravamo tanto amati, uscito nel 1974, Ettore Scola racconta la crescente omologazione di una generazione che aveva combattuto per la libertà e per la democrazia. Tuttavia, nella storia aleggia ancora la speranza. Così non è in Brutti, sporchi e cattivi, che Scola realizza due anni dopo. Qui è di scena il sottoproletariato che vive nelle borgate romane, lo stesso che aveva ispirato a Pasolini alcuni dei suoi film più belli, come Accattone e Mamma Roma, dove la solidarietà di classe è l’antidoto alla povertà e all’ingiustizia.
Tutto questo non c’è più in Brutti, sporchi e cattivi in cui Scola racconta, in chiave grottesca ma volutamente ruvida, le complesse dinamiche che agitano una famiglia di emigrati pugliesi che vive in una baraccopoli alla periferia della Capitale.
Il capofamiglia Giacinto, dispotico e antipatico, ha perso un occhio, per un getto di calce viva, ed è stato risarcito con un milione, che costituisce la sua ossessione: vive con l’incubo che qualcuno della famiglia glielo rubi. Ma provocherà un sacco di disastri.
È il racconto della fine di una speranza. La cattiveria sommerge ormai anche i poveri. Il film conquistò premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes. Sull’Espresso, Alberto Moravia sottolineò la grande interpretazione di Nino Manfredi, che ha saputo delineare il personaggio di Giacinto “con straordinaria misura e sottigliezza”.
Un film importante, da non perdere. Domani sera, su La7D, alle 23.10.
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