Cinemadessai | Alien come il buon vino. Più invecchia, più migliora.

IERI
Purtroppo è saltata la programmazione di Still Life di Uberto Pasolini, prevista ieri alle 21.10 su Rai5. Il canale ha cambiato il palinsesto di giornata decidendo (giustamente) di rendere omaggio alla memoria di Jonathan Demme con il documentario Enzo Avitabile Music Life che il regista americano girò nel 2102 sul grande musicista, cantautore e poeta napoletano. Quanti volessero vedere Still Life lo trovano in programmazione su RaiPlay, cliccando qui.
Quanti invece volessero vedere  Enzo Avitabile Music Life di Demme, lo trovano, sempre sul sito on demand della Rai, a questo collegamento.
OGGI
La saga di Alien ricorda un buon vino. Più invecchia, più migliora. E così, Aliens. Scontro finale, diretto da James Cameron, con Sigourney Weaver, Michael Biehn, Paul Reiser e Carrie Henn, risulta perfino migliore dell’Alien firmato da Ridley Scott, di cui rappresenta il sequel. La vicenda si svolge sessant’anni dopo quella narrata dal primo capitolo della saga.
Ellen Ripley è rimasta dormiente di un sonno artificiale, nella navetta di salvataggio dell’astronave commerciale Nostromo che era stata al centro del primo film. Viene soccorsa e riportata sulla Terra dalla squadra di recupero della stazione spaziale di Gateway. Ma dovrà affrontare enormi problemi: viene processata per la distruzione dell’astronave, per giunta la compagnia che le dà lavoro è scettica sull’esistenza del mostro alieno che ha ucciso l’equipaggio della Nostromo e, dulcis in fundo, il pianeta su cui erano state rinvenute le  uova dell’alieno è stato colonizzato dalla Compagnia.
Improvvisamente le comunicazioni tra la Terra e il remoto pianeta s’interrompono. Ellen si unirà alla squadra di soccorso e dovrà affrontare il mostro.
Alien. Scontro finale conquistò due statuette agli Oscar del 1987 (Miglior montaggio sonoro a Don Sharpe e Migliori effetti speciali a Robert Skotak, Stan Winston, John Richardson e Suzanne M. Benson), e ben otto premi al Saturn Award (Miglior film di fantascienza; Miglior regia a James Cameron; Miglior attrice protagonista a Sigourney Weaver; Miglior attore non protagonista a Bill Paxton; Miglior attrice non protagonista a Jenette Goldstein; Miglior attrice emergente a Carrie Henn; Migliore sceneggiatura a James Cameron; Migliori effetti speciali a Robert Skotak, Stan Winston e Dennis Skotak.
Stasera, su Rai 4, alle 23.15. Veramente da non perdere.
DOMANI
Prendete  una storia bizzarra, un attore (Jeff Bridges) che la interpreta in modo sublime, un paio di autori che conoscono a menadito ogni più piccolo ingranaggio dello spettacolo cinematografico,  e il cult movie è servito. L’impresa è riuscita alla grande a Joel ed Ethan Coen formalmente regista e produttore (in realtà hanno curato insieme la regia) di uno dei cult più grandi e più citati di tutti i tempi: Il grande Lebosky, in onda domani sera su Iris alle 21.00.
Scatenato, eccessivo, politicamente scorretto, pieno zeppo di trovate che avvincono lo spettatore dal primo all’ultimo fotogramma, sorretto da una sceneggiatura che rappresenta in se stessa un manuale di scrittura cinematografica (anche questa firmata, come il soggetto, dai fratelli Coen),
il film racconta la storia di Jeffrey Lebowski, detto Drugo (Dude nella versione originale), un fannullone che vivacchia senza troppi problemi tra partite di bowling con gli amici Walter e Donny, fumate di marijuana e grandi bevute di White Russian.
Fino a quando nella sua vita non irrompono due sgherri, che lo aggrediscono scambiandolo per un miliardario suo omonimo, picchiandolo brutalmente e rovinandogli un tappeto, cui Drugo tiene molto, al punto che decide di farselo risarcire dal suo facoltoso omonimo: viene così coinvolto in un’intricata serie di vicende che lo invischiano, suo malgrado, in rapimenti e riscatti, in compagnia di artisti pazzoidi e giocatori di bowling che si credono delle divinità.
Cast stellare: danno man forte a Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, David Huddleston, Julianne Moore, John Turturro e Ben Gazzara.
Il mondo e la concezione della vita di Lebowski sono diventati dopo l’uscita del film tema di saggi e di articoli anche di natura scientifica, comprese le migliori tecniche di preparazione del White Russian. A Louisville e in altre città americane, si svolge annualmente il Lebowski Fest, con visioni collettive della pellicola, concerti, dibattiti. Insomma, un vero e proprio oggetto di culto. Da vedere e rivedere, ogni volta che si può.

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Author: Geppe Inserra

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