Altro che Coverciano. È Foggia l’università del pallone, la piazza che sforna con impressionante continuità i migliori allenatori d’Italia. La bella intuizione di Giovanni Cataleta, che a questo singolare record calcistico del capoluogo dauno ha dedicato un intero capitolo del suo ultimo libro Il distintivo dalla parte del cuore, trova conferma anche nella storia più recente, in questa ultima stagione, che ha visto protagonisti allenatori ed ex allenatori rossoneri.
Tenuto conto che il libro è stato pubblicato l’anno scorso, temo che il buon Cataleta e il suo attento editore Biagio Porricelli (Mitico Channel) saranno costretti ad una nuova edizione del volume, che intanto si sta imponendo all’attenzione del mondo calcistico nazionale.
Il distintivo dalla parte del cuore è stato recensito dal Guerin Sportivo, prestigioso mensile calcistico nazionale, che a proposito del libro di Cataleta, nel numero attualmente in edicola scrive: “È da un po’ che la storia del Foggia non veniva rinverdita da qualche apparizione nel grande calcio. L’attuale cavalcata verso la serie B dopo un lungo periodo di magra, ci presta il fianco per andare a curiosare nelle glorie passate Non solo Zemanlandia. di cui si conosce tanto: Giovanni Cataleta – al terzo libro dedicato alla squadra rossonera – racconta pure gli anni Sessanta di Domenico Rosa Rosa e di Oronzo Pugliese, le comparse nella massima serie del decennio seguente e una lunga serie di curiosi episodi legati a dirigenti, giornalisti e tifosi. Il distintivo che compare nel titolo e nella copertina è uno stemma ideato dal padre dell’autore una settantina di anni fa, a dimostrazione che il Foggia è per Cataleta affare di cuore e di famiglia.”
Ma torniamo alla questione degli allenatori e della “Università del Calcio”. Nel suo libro, Giovanni ne indica i “docenti” in Oronzo Pugliese, Tommaso Maestrelli, Ettore Puricelli, Lauro Toneatto, Cesare Maldini, Tarcisio Burgnich, Enrico Catuzzi, Delio Rossi, Pasquale Marino, Roberto De Zerbi e naturalmente Sdeneck Zeman.
Giovanni Stroppa |
Impossibile dargli torto: questi allenatori hanno scritto pagine indelebili della storia del calcio italiano. Maestrelli ha vinto uno scudetto dopo essere passato dal Foggia alla Lazio, e con il Foggia hanno vinto il Seminatore d’Oro lo stesso Maestrelli e Pugliese, cui Cataleta ha dedicato la prima biografia ufficiale, contribuendo alla voce che la Treccani ha recentemente dedicato al Mago di Turi.
Ma il libro è uscito nella estate 2016, e Giovanni non poteva raccontare l’indimenticabile stagione che sta per concludersi che ha visto indiscutibili protagonisti l’allenatore titolare e due ex allenatori rossoneri.
L’elenco di Cataleta andrà dunque allungato, con l’inserimento di un altro paio di protagonisti.
Il primo è naturalmente Giovannino Stroppa. Considerato una scommessa quando la dirigenza lo chiamò sulla panchina rossonera, l’ex attaccante del Milan e dello stesso Foggia, ha convinto e conquistato tutti, stravincendo il campionato e battendo innumerevoli record, lui che da giocatore un record l’aveva stabilito già: è il rossonero più convocato (con quattro chiamato) in Nazionale.
Stroppa era chiamato ad un compito quasi proibitivo: far assimilare alla squadra un nuovo metodo di gioco, dopo quello che i satanelli aveva imparato con De Zerbi. Dove il gioco di quest’ultimo era fondato sul possesso palla e sul controllo di tutti gli spazi del campo, il modulo di Stroppa prevede improvvise verticalizzazioni e cambi di gioco, ma anche una notevole attenzione alla fase difensiva e una partecipazione corale della squadra alla finalizzazione del gioco. Tra i molti record accumulati dal Foggia ce n’è uno che desta particolare impressione: sono andati in rete almeno una volta ben diciotto giocatori. Praticamente tutti, riserve comprese, con la sola eccezione dei portieri.
Fabio Pecchia |
L’altro mister che si è guadagnato di diritto l’inclusione nella lista dei docenti dell’Università del Calcio compilata da Giovanni Cataleta è Fabio Pecchia, che ha trionfalmente portato in serie A il suo Verona e che esordì come tecnico proprio sulla panchina del Foggia, in tandem con Antonio Porta. Accadde nel campionato 2009-2010. I satanelli militavano nella Prima Divisione della Lega Pro (che non era stata ancora unificata) e Pecchia era stato un punto fermo della formazione rossonera durante lo sfortunato torneo 2008-2009, che l’aveva vista eliminata dal Benevento nella semifinale dei play off.
Il centrocampista napoletano aveva deciso di appendere la scarpe al chiodo risolvendo con un anno di anticipo il contratto che lo legava al Foggia come giocatore. Venne nominato vice (non possedeva ancora il patentino…) di Porta, napoletano che si era fatto un nome nelle giovanili del Napoli, dove aveva allenato e valorizzato gente come Amauri, Tavano e Paolo Cannavaro. Il compito affidato ai due era oggettivamente proibitivo: forgiare una squadra molto giovane, con una società tenuta assieme con il cerotto (dimissionario il presidente Capobianco, era governata da Francavilla come amministratore unico).
L’esperienza del tandem in panchina non fu esaltante e durò fino a gennaio del 2010, quando dopo la sconfitta nel derby casalingo con l’Andria i due si dimisero. Il Foggia fu affidato ad Ugolotti che riuscì a scongiurare la retrocessione sconfiggendo ai play out il Pescina.
Per Fabio Pecchia iniziò una carriera singolare: due esoneri (col Gubbio e con il Latina, nonostante un campionato d’avanguardia e il raggiungimento della finale di Lega Pro) quindi il lungo sodalizio, ancora come vice, di un nome d’eccellenza del panorama calcistico internazionale, come Rafael Benitez. Tre anni insieme, prima a Napoli, quindi al Real Madrid e infine al Newcastle.
Quando l’estate scorsa gli è stata affidata la panchina del Verona, appena retrocesso dalla massima divisione, sono stati in molti a storcere il naso. Le perplessità erano fondate sulla scarsa esperienza del tecnico, che come “secondo” vantava un curriculum d’eccezione, ma come allenatore titolare ancora non aveva esperienze significative. In fondo anche Pecchio è stato una scommessa, come Stroppa, ed anche l’ha vinta, visto che è riuscito a riportare gli scaligeri in A dopo solo un anno.
Roberto De Zerbi |
E c’è ancora un altro scampolo rossonero nella bella avventura scaligera di Pecchia, che si è portato nella città dell’Arena Valerio Visconti, che aveva già lavorato con lui al Foggia, come preparatore dei portieri.
Tutto sommato, è stata una stagione da ricordare anche quella di Roberto De Zerbi. Stroppa e Pecchia hanno vinto i rispettivi campionati, alla grande. Roberto ha però respirato l’aria della serie A. Ingaggiato dal Palermo di Zamparini dopo le dimissioni di Ballardini, la sua avventura è durata poco, neanche tre mesi: ma come il prosieguo del campionato ha ampiamente dimostrato la squadra rosanero quest’anno non era assolutamente competitiva per la serie A, ed ha pagato lo scotto delle frequenti rivoluzioni del suo vulcanico presidente.
A De Zerbi una sola soddisfazione: la vittoria esterna contro l’Atalanta di Gasperini, che dopo quella sconfitta avrebbe ingranato la quarta e sarebbe divenuta la rivelazione del campionato.
La brutta parentesi palermitana non sembra però aver tarpato le ali al tecnico che fece sognare i tifosi rossoneri fallendo la promozione in B nella finale play off con il Pisa. Per lui si prospetta un’altra panchina prestigiosa: interessa al Las Palmas club spagnolo delle Isole Canarie che gioca nella seria A spagnola.
Il tecnico bresciano è anche nel mirino della Bari (che l’anno scorso venne clamorosamente eliminata in Coppa Italia proprio dal Foggia di De Zerbi che espugnò il San Nicola, vincendo per 2-1).
Se davvero finisse a guidare i biancorossi, nel prossimo campionato si prospetterebbe il derby pugliese Foggia-Bari avrebbe un motivo d’interesse in più: il confronto diretto tra Stroppa e De Zerbi.
Infine, un’ultima curiosità: Giovanni Stroppa, Fabio Pecchia e Roberto De Zerbi sono tra di loro legati da un’altra singolare coincidenza. Tutti e tre sono stati allenatori del Foggia, tutti e tre ne hanno indossato la casacca come calciatori: Stroppa, con 39 presenze e 9 gol; Pecchia con 42 presenze e 5 gol; De Zerbi, con 56 presenze e 18 gol.
È una favola di quelle che solo lo sport riesce a raccontare.
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