Cinemadessai | Kill Bill vol.2: quando Tarantino diventa monumentale

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OGGI
Come preannunciato già la scorsa settimana, nell’ambito del ciclo di film Nel nome di Tarantino, che ogni lunedì sera TV8 dedica al geniale autore, che ha fatto assurgere il pulp a vero e proprio genere cinematografico, stasera tocca a Kill Bill Vol. II. Il film non è un vero e proprio sequel del vol.I, in quanto la trama narrativa (a sua volta suddivisa in capitoli) è unica. L’episodio all’origine degli eventi viene “svelato” proprio all’inizio del vol.II ed è il celeberrimo Massacro dei due pini. Interpretata da una stratosferica Uma Thurman, la Sposa (alias Beatrix Kiddo alias Black Mamba) è una spietata killer che ha deciso di farla finita con la sua professione. Rompe con il suo uomo, il sanguinario Bill (alias Incantatore di serpenti), interpretato da un grande David Carradine, da cui aspetta una figlia e decide di sposarsi con un altro. Ma Bill decide di vendicarsi e assieme alla sua banda, la Death List Five, durante le prove della cerimonia nuziale, compie un massacro, durante il quale la Sposa resta quasi uccisa, dopo essere stata brutalmente picchiata e sparata in testa. Da allora, la Sposa vivrà con un solo obiettivo: vendicarsi.
Secondo FilmTv, “il “volume 2” è svincolato anche stilisticamente dall’iperrealismo fumettistico che ammantava il primo capitolo. Macchina da presa qualche volta a mano, fotografia sgranata, una qualità d’immagine che muta in funzione del registro narrativo. Rimandi chiari (il Lucio Fulci di Paura nella città dei morti viventi, Sergio Leone a go go, le produzioni degli Shaw Brothers…) ma in fondo secondari, semplici spunti per l’immersione in un immaginario che ormai è soltanto suo, di Tarantino. Il quale, nel “volume 1”, aveva ribadito la bidimensionalità dei suoi personaggi, mossi da una violenza da cartoon che viene finalmente contraddetta – e negata – in questo secondo film, dove ci sono molto meno sangue e molta meno azione, ma molto più dolore. E amore. “Kill Bill – vol. 2” è una grande storia d’amore. Come in “Jackie Brown”, l’amore è ciò che definisce gli individui strappandoli alla loro (in)consistenza cinematografica . Solo che stavolta la passione ha a che fare con la vendetta: quindi le persone non le sfoca, ma le trasfigura in una maschera tragica.”
Stasera, su TV8, alle 21.20.
DOMANI
Domani sera,  alle 21.14 Rai5 offre l’imperdibile opportunità di vedere Torneranno i prati, il film che Ermanno Olmi ha dedicato alla prima guerra mondiale di cui si sta celebrando il centenario. Il film uscì nel 2014, con una distribuzione non particolarmente ampia. I passaggi televisivi della bella pellicola del maestro di Treviglio, rappresentano pertanto un evento ancor più degno di nota.

Il titolo si richiama all’avvicendarsi delle stagioni in montagna, ma sottintende una denuncia all’inutilità della guerra e della morte da essa provocata.
Olmi racconta una notte in una trincea del Nord Est, attingendo ai ricordi bellici di sui padre e al racconto La paura (1921) di Federico De Roberto.
La vita dei soldati alterna lunghe ed interminabili attese, che accentuano la paura, ad improvvisi accadimenti imprevedibili. La pace della montagna diventa un luogo dove si muore. Il film è interpretato da Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti e Andrea Di Maria.
“In un cinema che è sempre più prossimo a quello di Manoel de Oliveira – ha scritto FilmTv della pellicola di Olmi – , nelle forme di un realismo astratto e sospeso, che fa della trincea il set di un teatro, così, in un Kammerspiel funebre e antibellico, i morti ricordano il logoramento e lo spaesamento, il sacrificio a cui sono stati chiamati, soli di fronte a se stessi e incapaci di vedere il nemico, prima di crepare inutilmente, prima che la neve si sciogliesse e tornasse, ineluttabile, il verdeggiare dei prati. Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.”

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Author: Geppe Inserra

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