OGGI
Pinocchio raccontato e disegnato dal tratto magico di Enzo D’Alò, senza effetti speciali, ma con ambientazioni e personaggi che, rispetto alla celeberrima versione disneyana, restituiscono prorompente attualità alla storia. La Fata Turchina è una bambina che non compie prodigi ma tifa per Pinocchio e gli vuole bene, babbo Geppetto un anziano falegname solo e malinconico, Pinocchio non soltanto un burattino discolo e bugiardo, ma un essere che deve fare i conti con la sorte, non sempre benigna. L’eterna contrapposizione tra il bene e il male, madre di tutte le storie, viene resa con mano sicura e restituisce all’opera di Collodi tutta la sua forza e la sua prorompente vitalità di classico senza.
È una versione che si rivolge ad ogni fascia di pubblico. Personalmente è quella che prediligo tra le molte trasposizioni cinematografiche. Ho provato a farla vedere ai miei nipotini, ne sono rimasti incantati. Merito anche della colonna sonora di Lucio Dalla, che sfoggia eccezionali assolo di clarinetto. In alcuni brani si odono le voci di Nada, Leda Battisti e Marco Alemanno, struggente la canzone cantata dallo stesso compianto cantautore bolognese.
Notevole il doppiaggio diretto da Guido Micheli: Gabriele Caprio è Pinocchio, Mino Caprio interpreta Geppetto; Rocco Papaleo presta la voce a Mangiafoco, Maurizio Micheli è il Gatto, Maricla Affatato, foggiana e moglie del regista, è la Volpe. Andy Luotto interpreta l’oste, e si può ascoltare anche la voce di Lucio Dalla che la presta al Pescatore verde. Da non perdere. Stasera, su Rai Gulp alle 21.25.
Qui sotto potete ascoltare la canzone dei titoli di coda, interpretata da Dalla ed Alemanno.
DOMANI
Il cinema è un fenomeno complesso. Un po’ come la letteratura. Non è sempre detto che sia arte. A volte è semplicemente un prodotto commerciale, altre volte un buon prodotto artigianale, altre volte ancora, purtroppo rare, purissima arte. Quella che parla a tutte le generazioni e che resterà nel tempo, e sarà documento di quel tempo.
Quando penso a questo tipo di cinema tra i primi titoli che si presentano alla mente, c’è, inevitabilmente, Il Cacciatore. Michael Cimino vi raggiunge la perfezione narrativa, le sequenze che resteranno nella storia del cinema sono tante, ma una in particolare mi strugge l’anima: la battuta di caccia al cervo, con la bestia lungamente inquadrato nel mirino del fucile di Mike (Robert De Niro, in una delle sue migliori interpretazioni), e infine risparmiata. Il Cacciatore che rinuncia al suo ruolo, alla sua missione, e si avvia alla catarsi che passa per il ritorno a Saigon e per il disperato tentativo di convincere Nick (Christopher Walken) a non suicidarsi.
Mike e Nick sono cacciatori di cervi a tempo perso sono come Steven (John Savage), fino a quando non vengono chiamati a fare la guerra in Vietnam, e la loro vita cambierà per sempre.
Cimino riesce a realizzare un film sublime grazie anche alla superba prova dei suoi interpreti. Oltre a De Niro, Walken e Savage, è indimenticabile la prova di Meryl Streep che indossò i panni di Linda.
Il film vinse 5 Oscar: miglior film, miglior regia, attore non protagonista (Walken), montaggio e suono.
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