Quando Foggia sposò il Foggia (di Geppe Inserra)

Il presidente rossonero, Roberto Fini

Delle otto promozioni in serie B del Foggia, che Lettere Meridiane sta raccontando ad amici e lettori (la prima puntata è uscita l8 marzo e la trovate cliccando qui), quella del 1946 è la più sofferta, e in un certo senso anche la più paradigmatica. Perché sancisce la identificazione definitiva, l’amore irreversibile tra il Foggia e Foggia, tra la squadra e la sua città. Nel bene e nel male.
È una storia in un certo senso paradossale, quella che sto per raccontarvi, ma non per questo meno simbolica: perché i satanelli la promozione non la conquistarono sul campo, bensì per decreto della Federcalcio, e perché per la partecipazione al campionato nazionale B si mobilitò tutta la città, dando prova di una solidarietà che rappresenta una delle pagine più belle della storia non solo sportiva, ma anche civile del capoluogo dauno.
Nel 1945, la guerra sembra ormai alle spalle, ma non per tutti. L’Italia è ormai tornata alla democrazia, ma la tragedia bellica ha lasciato a Foggia tracce evidenti e pesanti.
I bombardamenti alleati hanno mietuto migliaia di vittime e hanno distrutto o danneggiato l’80% degli immobili. La miseria affligge larghi strati delle popolazione, appena attenuata dall’occupazione militare alleata, che se non altro fa circolare un po’ di danaro e permette un po’ di lavoro.
In quest’atmosfera, che, come vedremo avrà il suo peso anche nelle vicende agonistiche della stagione, il Foggia si prepara al campionato.
La squadra rossonera viene iscritta dalla Lega Nazionale Centro-Sud (nota anche come Lega Bassa Italia) al campionato di serie C: 80 squadre partecipanti, raggruppate in sei gironi interregionali, la cui squadra vincente acquisisce la promozione al campionato nazionale B, mentre vengono retrocesse le squadre che si classificano oltre l’undicesimo posto.

Nevio Ciangolini

Il Foggia gioca nel girone Puglia (classificato con la lettera E), assieme ad Altamura, Arsenale Taranto, Audace Taranto, Barletta, Brindisi, Castellana, Lecce, Liberty Bari, Molfetta, Pro Italia (formazione tarantina), Trani e Vastese, che è la sola compagine non  pugliese a prendere parte al torneo.
Presieduta da Roberto Fini, che già in passato era stato allenatore e presidente del club, la società rossonera si presenta ai nastri di partenza arrangiandosi come può. Non ci sono i soldi per fare un grande mercato: il solo acquisto è Nevio Ciangolini, prelevato dal Forlimpopoli con cui aveva disputato due anni prima la Divisione Nazionale (che era il campionato della Repubblica Sociale Italiana), dopo aver giocato in B col Siena. Tra i giovani figurano due nomi che poi scriveranno grandi pagine della storia rossonera, come Attilio De Brita e Guido Citarelli.
L’inizio è promettente. I rossoneri battono il Lecce (che alla fine vincerà il torneo), poi infilano una serie di risultati alterni, che li porta a veleggiare nelle zone medio alte delle classifica. Onestamente, però, il Lecce, l’Arsenale Taranto e l’Audace Taranto sembrano marciare con un altro passo.
Il calendario della IX giornata di ritorno, che si disputa il 31 marzo 1946,  propone una sfida decisiva. I satanelli devono affrontare nel “rettangolo di via Ascoli” (che proprio quell’anno verrà intitolato a Pino Zaccheria, cestista foggiano morto a Tirana durante il conflitto, sul fronte greco-albanese) il derby con l’Audace Taranto, e devono vincerlo a tutti i costi, per poter sperare ancora nella promozione.
La partita si svolge in un clima reso drammatico da eventi di cronaca che si erano appena consumati.
Foggia versa in una situazione drammatica. Manca del tutto la pasta, il pane è razionato, ed anche il sale. Il caldo incombe e la fabbrica di ghiaccio che dovrebbe refrigerare i foggiani è ancora requisita dalle forze armate alleate. Non mancano i profittatori, contro i quali la città reagisce con rabbia.
Il giorno prima della partita, il 30 marzo, promossa dalla Lega dei Muratori, si svolge una manifestazione popolare di protesta che presto degenera in autentica rivolta. I manifestanti assaltano alla stazione il cosiddetto “treno dei contrabbandieri” svuotandolo del contenuto. Per dare una idea di quanto consistente fosse il fenomeno, basti pensare che per trasportare in città il grano, la farina, la pasta e il pane che i rivoltosi sottraggono ai malviventi sono necessari ben trenta carretti.
I contrabbandieri reagiscono, sparando sulla folla dei manifestanti. Negli scontri restano feriti 17 manifestanti e resta ucciso un operaio edile. L’intervento dei Carabinieri e della Polizia militare americana evita che la situazione possa ulteriormente degenerare.
Quando il giorno dopo, i tifosi si avviano al campo sportivo per assistere al derby con l’Audace Taranto in città c’è un clima surreale. I funerali della vittima, Giuseppe Roberto, si svolgono contemporaneamente alla partita. Al corteo funebre prendono parte, assieme alle autorità locali e ai muratori della Lega che lo hanno organizzato, migliaia di cittadini.
È una splendida giornata di primavera e in quattromila (per lo più non paganti, annota il cronista dell’epoca) si assiepano sugli spalti dello stadio Zaccheria.
Per il Foggia scendono in campo Toriello, D’Argenio, Casolari, Trovatore, Ponzanibbio, Antonini, Di Tonno, Mirabello, Giangolini, Bratta e Valentini.
Le cose sembrano volger al meglio per i rossoneri che al 17’ del primo tempo vanno in vantaggio, grazie al un bel colpo di testa di Bratta che batte il portiere ionico Bellotto, protagonista di diverse parate importanti. Purtroppo l’estremo difensore foggiano non  si rivela all’altezza del collega, e con una difettosa parata, al 22’ della ripresa, consente agli ospiti di pareggiare con un tap in di Simonetti.
Il fattaccio si verifica quando mancano tre minuti al triplice fischio. L’arbitro Moscagiuli di Lecce nega al Foggia un evidente rigore e si scatena il finimondo.
Gli spalti sono presieduti da pochi agenti delle forze dell’ordine perché in quella stessa domenica si svolgono le elezioni amministrative in molti comuni della Capitanata e poliziotti e carabinieri.
Alcuni tifosi invadono il campo trasformando la partita  – come si legge nella cronaca de Il corriere di Foggia – in una “malvagia aggressione”. Gli scalmanati se la prendono con l’arbitro e con i giovani dell’Audace, aggredendoli e picchiandoli.
I giocatori e i dirigenti rossoneri riescono a far riparare negli spogliatoi le vittime dell’aggressione, ma gli energumeni colpiscono ancora, irrompendo nei locali dove si erano rifugiati i giocatori e la terna arbitrale, e malmenandoli ulteriormente. “Solo più tardi – scrive il cronista – l’intervento della polizia americana sollecitato da quella italiana e dai dirigenti dl Foggia ristabiliva l’ordine e consentiva alla squadra ospite di uscire dal campo, mentre l’arbitro ed alcuni giocatori dovevano essere trasportati in ospedale.”
Per il sig. Moscagiuli la prognosi è di dieci giorni, mentre gli atleti vengono medicati e dimessi.
È la prima volta che lo stadio Zaccheria diventa teatro di atti di violenza.

“La luminosa tradizione di cavalleria e di maturità sportiva – scrive ancora i cronista – è miseramente naufragata nel pantano di un raccapricciante episodio di brutalità, che ha amareggiato profondamente gli animi.
Non vi ha dubbio che gli incidenti avvenuti l’altro giorno e concretatisi nella famosa crociata contro il mercato nero abbiano avuto sensibili ripercussioni anche nella partita di ieri al campo «Pino Zaccheria» rigurgitante di folla sino all’inverosimile.
Ma se ier l’altro era comprensibile il furore popolare scaturito dall’aggravarsi sempre più preoccupante della situarono alimentare o dal perdurare della disoccupazione, quanto, invece, è avvenuto ieri al Campo Sportivo non può trovare giustificazione di sorta. Un «rigore» non concesso non è il pane perduto; un errore, sia pure madornale, dell’arbitro non pregiudica di certo il sostentamento famigliare.”

Gli incidenti del derby con l’Audace provocano ripercussioni disciplinari pesantissime. Il tribunale calcistico della Lega centro-Sud decreto a danno del Foggia la sconfitta a tavolino, e la squalifica di dieci mesi allo Zaccheria. I satanelli potranno tornare a giocare tra le mura amiche soltanto dal 1° febbraio 1947. La squalifica verrà successivamente ridotta, ma ormai il campionato è  compromesso.
Il Foggia concluderà il campionato al quarto posto con 28 punti, alle spalle del Lecce, promosso in B con 43 punti, Arsenale Taranto (40) e Audace Taranto (32). I 28 punti conquistati dal Foggia sono il frutto di 11 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte, con 37 gol all’attivo e 29 al passivo.
Qualche settimana dopo la conclusione del torneo, i dirigenti rossoneri presenteranno agli organi federali una istanza per essere ammessi a disputare il campionato di serie B. Ma la situazione finanziaria del sodalizio è critica. Se la domanda verrà accolta, bisognerà trovare le risorse necessarie per disputare un dignitoso campionato nazionale B. Che succederà?
Lo scopriremo nella prossima puntata.
Geppe Inserra
(2. continua)
La prima puntata è stata pubblicata l’8 marzo. Potete leggerla a questo collegamento.

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Author: Geppe Inserra

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