Autonomismo.it è un sito serissimo. Non è, per intenderci, il sito nostalgico che rievoca il Regno delle Due Sicilie, non fa propaganda alla Lega Nord. Studia e racconta l’autonomismo come movimento culturale, prima ancora che politico. Non scherza, la headline del sito che recita: “Metapolitica del sé” e il manifesto dell’autonomismo del terzo millennio pubblicato nel sito, è una delle cose più interessanti e profonde che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi.
Il concetto del sé è di vitale importanza per l’autonomismo che proprio in virtù del “sé” non è arbitrario: autonomia – si legge nel manifesto – è il potere di dar legge a sé stesso (e in questo caso, mi pare che vada tollerato il sé accentato).
Nel suo ultimo post, il sito si occupa dell’autonomismo in salsa pugliese e in funzione anti baricentrica.
Lo fa con una serie di argomentazioni che suggerisco di leggere ai detrattori del progetto della Moldaunia tenacemente e caparbiamente portato avanti da Gennaro Amodeo. Non mi entusiasma l’idea di una possibile fusione tra la Daunia e il Molise per risolvere l’antica querelle con Bari, ma mi piace ancora meno la supponenza e il pressappochismo con cui l’idea, comunque ambiziosa e coraggiosa, viene trattata da qualche parte.
L’articolo di Autonomismo.It, non firmato, colloca la questione nei suoi giusti termini, e c’entra pienamente il nocciolo del problema che è quello della mai superata dimensione “plurale” della nostra regione: le Puglie, più che la Puglia, a causa di una dimensione unitaria che non è mai stata pienamente raggiunta; da un lato per il perdurante strapotere del capoluogo regionale, dall’altro per l’esasperata competizione tra i diversi territori provinciali.
In un modo o nell’altro, e la coscienza del “sé pugliese” che fa difetto, e che fa della Puglia la regione italiana che vanta il maggior numero di movimenti autonomistici. Questo aspetto viene perfettamente colto dal redattore del blog per il quale la Puglia costituisce un caso emblematico della “nascita di nuove pulsioni autonomiste il cui scopo è spingere i centri decisionali verso la base della piramide sociale” favorite dalla “implosione della globalizzazione e della sue magnifiche sorti”.
“A Nord la Daunia – si legge -, coincidente con la provincia di Foggia, spinge per unirsi al Molise in una nuova entità, la Moldaunia, promossa da un movimento popolare ad hoc. A Sud il Salento non ha mai rinunciato all’antica ambizione di elevarsi a regione, una battaglia che oggi ha il proprio alfiere nell’editore Paolo Pagliaro e nel suo movimento chiamato, appunto, Regione Salento. Nella travagliata provincia di Taranto, invece, c’è chi preme per il progetto di una “Grande Lucania” e dell’annessione alla Basilicata.”
La chiusa dell’articolo è dedicata proprio alla provincia di Foggia, e dovrebbe far riflettere quanti liquidano la tentazione autonomista di Gennaro Amodeo e dei suoi sostenitori come una bizzarra trovata. Dopo aver auspicato che la richiesta di autonomia sia corroborata da “progetti capaci di convogliare le energie vive delle comunità interessate su obiettivi di evoluzione sociale” il redattore conclude: “Soprattutto la provincia di Foggia sembra necessitare, oggi, di una profonda ristrutturazione della vita sociale ed economica: una disoccupazione giovanile del 65%, per le donne è l’84%, unita al Pil pro capite più basso d’Italia – 2 mila euro sotto quello greco – fanno gridare gli esperti al “disastro antropologico”.
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