I tesori dimenticati e nascosti di Foggia

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Raramente un commento ad una lettera meridiana ha colto nel segno come questo, che segue, di Alfre De Martino, che l’aveva postato in occasione degli articoli sul degrado di San Lorenzo in Carmignano, ma che cade a fagiolo anche in riferimento ad un’altra amara storia che il blog sta raccontando in questi giorni, ovvero la ormai quasi totale scomparsa di un bene di straordinaria importanza come la Domus Pantani, le cui immagini inedite, girate con l’ausilio di un drone da Fabrizio De Lillo hanno suscitato una straordinaria attenzione (ed emozione) in migliaia di amici e lettori. 

È triste – scrive De Martino – veder svanire testimonianze così importanti della storia Foggiana. Più che attivarsi per stabilire responsabilità (il riferimento è alle iniziative intraprese dall’amministrazione comunale su San Lorenzo in Carmignano, n.d.r.) , quando ci si attiverà per ricostruire un percorso virtuoso che ridia ai cittadini la consapevolezza delle proprie origini? A poca distanza uno dall’altro ritroviamo tre siti di interesse inestimabile per la nostra storia “Federiciana” dalla Domus Pantani a San Lorenzo in Carmignano fino al Bosco Incoronata con il relativo Santuario. Altrove non avrebbero mai consentito questo scempio. Penso solo al valore aggiunto che darebbe alla città un loro recupero, non solo delle strutture, ma addirittura della ricostituzione di quell’habitat che tanto colpi Federico II e lo fece innamorare di quest’angolo di Puglia. È anche incredibile che la città capitale dei tratturi non si riappropri della propria campagna collegando queste tre testimonianze con un percorso pedonale che consenta a cittadini e turisti di vivere qualcosa di unico ed inimmaginabile nella Foggia attuale. L’esempio di Santa Maria di Siponto, in fondo, non’è poi così distante.

Sottoscrivo parola per parola. L’idea di un percorso pedonale mi sembra oltremodo apprezzabile. Ma occorre adoperarsi in primo luogo perché i foggiani si affezionino a questo bene che rappresenta tanta parte della loro identità. Dei tantissimi commenti e reazioni alla lettera meridiana sul video di De Lillo, mi hanno colpito in modo particolare due. Il primo è quello, lapidario ed ironico di Laura Fracasso che condividendo il post, commenta: “Che c’è di bello da vedere a Foggia?” “Niente”. Laura mette il dito nella piaga della scarsa autostima foggiana e dell’ancora più scarsa percezione del bello (o del bello possibile) che ci circonda. E sono questi limiti che hanno impedito di salvaguardare certi tesori.
Quello di Santa Picazio non è un commento vero e proprio, ma piuttosto un ricordo. Bello e struggente. “L’ho visitata diverse volte, ma avere una visione totale dall’alto è certamente un’altra cosa! La prima volta che mi ci recai, c’era ancora tanto verde intorno, la masseria era abitata ed erano chiari i limiti del laghetto pantano! Ora è li, come un cavolo a merenda, a disturbare l’avanzata delle belle palazzine moderne… Ma sì, che sarà mai, ancora un paio di picconate e la togliamo di mezzo!!! Se è questo il grado di civiltà del nostro popolo, bisogna rispettarlo! “
La foto che illustra l’articolo è di Bruno Caravella, che allo stato di degrado in cui versa la Domus ha dedicato un approfondito servizio fotografico, che vi mostrerò nei prossimi giorni.

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Author: Geppe Inserra

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