Piero Andreoli |
La promozione del Foggia in B nel 1946 è stata la più sofferta, ma sotto certi aspetti anche la più significativa: perché non maturò sul campo, ma a tavolino, e perché per la prima volta la città – dirigenti, atleti, imprenditori, istituzioni, cittadini – condivisero il medesimo obiettivo di allestire una formazione competitiva per la serie cadetta.
Detta così, sembra una cosa facile e normale, invece non lo fu per niente. Per capire l’importanza non solo sportiva, ma anche civile dello spirito solidale che andò maturando nell’estate del 1946, bisogna tenere conto della tragedia che la città aveva vissuto solo tre anni prima, durante la tragica estate del 1943 che l’aveva vista distrutta dai bombardamenti alleati, e della miseria che ancora pesava come un macigno sulla città.
La passione per il Foggia, l’impegno per costruire una squadra all’altezza della situazione sono la bella espressione di una comunità che piano piano si liberava dai fantasmi della guerra, e intraprendeva un’eroica azione di ricostruzione. A tutti i livelli, compreso quello sportivo.
Ma torniamo al calcio, e al Foggia.
Nonostante la non esaltante conclusione della regular season, che vide la squadra rossonera al quarto posto, a 15 punti di distacco dal Lecce, che conquistò la promozione, e nonostante la pesante squalifica inflitta allo Zaccheria per l’aggressione all’arbitro e ai giocatori dell’Audace Taranto (che abbiamo raccontato in un precedente articolo, che potete leggere qui), i dirigenti rossoneri non si perseroo d’animo.
Negli ambienti federali giravano voci insistenti circa una possibile ristrutturazione del “Campionato nazionale” di serie B che avrebbe potuto estendere il numero di squadre partecipanti, e così i dirigenti presentarono agli organi federali l’istanza per chiedere l’ammissione alla seria cadetta, in considerazione della grandezza della città e dei meriti sportivi del sodalizio.
Il mese di luglio del 1946 comincia per Foggia ed i foggiani con due buone notizie: l’aumento della razione giornaliera di pane, che viene portata a 250 grammi, e l’accoglimento da parte degli organi federali della istanza di ammissione alla serie B. La promozione che era sfuggita qualche settimana prima al Foggia sul campo, viene decretata a tavolino. Ma il bello viene adesso.
Sul Corriere di Foggia, Mario Taronna, impareggiabile giornalista sportivo che di lì a qualche mese fonderà il periodico sportivo Il Satanello, si prende la briga di fare un po’ di conti. L’iscrizione al torneo costa 200.000 lire, una metà delle quali è stata già anticipata a titolo cauzionale, con una colletta tra i dirigenti rossoneri in carica. Altre 200.000 lire sono messe in preventivo per l’acquisto dell’attrezzatura necessaria per disputare il torneo, ovvero maglie, scarpe, palloni. La stessa cifra va messa in bilancio per il pagamento mensile degli stipendi. Infine il mercato: per poter allestire un undici competitivo, Taronna valuta sia necessario spendere almeno un milione e mezzo. Cifre importanti, che non sono nella disponibilità dei dirigenti che guidano la squadra, che sono appassionati e sportivi, non certo ricchi.
Il presidente e i suoi collaboratori cominciano così a darsi da fare per cercare di trovare aiuti e contributi finanziari, ma la risposta iniziale è deludente. “Quando i quattro fessi suddetti (i dirigenti del Foggia, n.d.r.) han cominciato a chiedere aiuti e soccorsi alle autorità, ai commercianti, ai cittadini, essi han sentito attorno a se stessi il vuoto torricelliano”, scrive ancora il buon Taronna.
I quattro fessi però non demordono. Si rivolgono al prefetto Tranchida che assicura che “tutto sarà testato perché il Foggia risolva i suo problema finanziario e perché partecipi al Campionato dei Cadetti.”
Si studia la possibilità di migliorare lo stadio con la “costruzione di una grande gradinata lunga centro metri dirimpetto alla tribuna attuale”.
I primi a dare risposta all’appello dei dirigenti rossoneri Frezza, Fini e Formica sono gli esercenti cinematografici. Cicolella, Mucelli, Pecorella, Del Re, Piccirillo e Romeo, titolari dei cinematografi foggiani, decidono di devolvere “un tanto a biglietto” alla causa rossonera.
In sostanza, gli esercenti si impegnavano ad elargire una percentuale di ciascun biglietto venduto nei cinema Cicolella, Del Re e Dante al sodalizio rossonero.
È già qualcosa, che consente ai dirigenti di mettersi in moto per il mercato. Vengono acquistati Andreoli, De Francesco il giovane mediano destro, Giuseppe Maran dal Padova.
Fa sognare soprattutto l’acquisto dal Trento di Piero Andreoli, forte centrocampista con una discreta esperienza in serie A dove prima della guerra aveva giocato per 6 campionati, con la Lucchese ed il Bologna, vincendo due scudetti. Il Foggia non gli affida soltanto le redini del centrocampo ma anche la panchina, sperimentando il doppio ruolo di allenatore giocatore. Andreoli appenderà le scarpe al chiodo dopo un paio d’anni, per diventare un importante allenatore: a lui si deve la prima promozione in serie A del Catania.
Qualche giorno prima dell’avvio del torneo, vengono conclusi altri acquisti: dalla Liberty di Bari arriva l’ala Catalano, che il Foggia strappa nientemeno che al Torino.
I satanelli sono così pronti ad affrontare il Campionato Nazionale B. Il sogno si è finalmente realizzato.
Geppe Inserra
(3.continua)
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