L’esultanza rossonera dopo il gol del vantaggio |
È ancora presto per stappare il D’Araprì, ma se vinci su un campo dove non l’avevi mai fatto, ai danni di un avversario che nelle partite casalinghe marcia come un treno, e per giunta su autorete, vuol dire che il destino solitamente cinico e baro, questa volta è dalla tua parte.
Giovanni Stroppa e il suo Foggia sovvertono la storia che non aveva mai visto l’attuale capolista del girone C di Lega Pro vincente allo stadio etneo.
Prima della sfida di ieri, nei 20 incontri disputati nello stadio Massimino, i padroni di casa avevano vinto 7 volte e pareggiato tredici. Con un’ulteriore curiosità statistica: il risultato nettamente predominante negli incontri tra le due formazioni è lo 0-0, occorso ben 12 volte, e tre volte di fila nelle ultime sfide.
Manco a farlo apposta, la maledizione era cominciata il 27 novembre 1937, nella giornata di inaugurazione dello stadio, che allora si chiamava Cibali dal nome del quartiere in cui sorge, e che vide i padroni di casa affrontare proprio il Foggia. Finì per 1-0 per il Catania. Altrettanto male si era conclusa per i satanelli, due anni prima la sola partita tra le due compagini che non si sia disputata al Cibali, nel campionato di serie B 1935-36: quella volta era finita per 5-1 a favore dei padroni di casa.
L’autorete di Gil che ha dato la vittoria al Foggia |
La vittoria di ieri sovverte dunque storia e pronostici, e a costo di sembrare banali, è il caso di prendere in prestito la leggendaria frase pronunciata da Sandro Ciotti proprio nello stadio etneo, per salutare ed esaltare questa vittoria rossonera.
Era il 4 giugno del 1961 quando il Catania sconfisse la grande Inter di Herrera e di Moratti per 2-0. La sconfitta costò lo scudetto ai nerazzurri e fu salutata dal grande radiocronista con una frase che sarebbe divenuta proverbiale: “Clamoroso al Cibali”.
Anche per la partita di ieri si può dire “Clamoroso al Cibali”, ma questa volta a parti invertite.
Ci sono voluti 80 anni per sovvertire la maledizione, ma il Foggia ce l’ha fatta. È l’impressione è che quella di ieri al Cibali sia stata qualcosa di più d’una partita, seppure cruciale, nel lungo percorso verso la promozione. È stata un appuntamento con il destino e con la dea bendata che di tanto in tanto lo governa.
Intendiamoci. Il Foggia non ha rubato niente, ed avrebbe anzi meritato di vincere con un bottino ancora più consistente, in quanto ha creato diverse azioni da gol, mentre i padroni di casa non hanno praticamente mai impensierito la difesa rossonera, se non per il colpo di tacco di Bergamelli che si è infranto sulla traversa.
Ma in ottanta anni di storia, la dea bendata s’era sempre voltata dall’altra parte, negando tante volte al Foggia il successo. Ieri non è andata così.
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