Discusso ma tanto premiato, Il Gladiatore di Ridley Scott. Il regista di Blade Runner restituisce vigore e spessore al genere peplum, tra grafica computerizzata, effetti speciali, ed un’ambientazione che dà senso al “virtuale”, mostrando una Roma cupa e senza tempo, quasi sospesa nella storia.
La storia trae lo spunto dalla travagliata successione all’imperatore Marco Aurelio. Massimo, generale romano vittorioso sui barbari in Germania, viene individuato da Marco Aurelio quale suo possibile successore. Ma il figlio dell’imperatore in carica, Commodo, si ribella, assassinando il padre e ordinando l’esecuzione di Massimo, nei confronti del quale si scatena un’autentica caccia all’uomo. Il generale viene arrestato e la sua famiglia trucidata. Massimo viene quindi costretto a combattere nell’area quale gladiatore. Ormai ha perso tutto, ma non la rabbia e l’orgoglio. Diventerà un invincibile guerriero.
Gli attori sono superbi: da Russell Crowe a Joaquin Phoenix, a Connie Nielsen. Cinque Oscar (su ben dodici nomination): al film, all’attore protagonista, ai costumi, al suono e agli effetti visivi.
Quand’anche non si ami in genere e non si apprezzi l’eccessivo ricorso al digitale, è un film da non perdere. Stasera, su Rete 4, alle 21.15.
DOMANI
“Ho vissuto prigioniero in una stanza, al buio, per mesi: non potevo accendere la luce, nè vedere Dvd o scrivere al computer. Un vero paradosso per un regista che ama i colori accesi e vive in mezzo ai riflettori. Potevo solo fantasticare e così ho concepito il mio nuovo film ‘Los abrazos rotos’: niente di autobiografico, nessun mal di testa né intense terapie neurologiche come è capitato a me, ma un romanzesco film d’amore e dolorosi tradimenti in cui però l’oscurità, il buio, avranno un ruolo determinante per la protagonista Penélope Cruz.
Nel film Penelope vive una doppia vita: in una è la donna del dolore, bruna, con frangetta alla Audrey Hepburn, nell’altra è invece bionda, spiritosa e molto pop… Sento che è la prima volta che faccio una dichiarazione d’amore così esplicita al cinema; non con una sequenza specifica, ma con tutto un film.”
Così, Pedro Almodovar racconta Gli abbracci spezzati (2009), che Iris manda in onda domani sera, alle 21.00. Un film intenso, che ha il sapore e il passo dei classici.
Interpretata da Penélope Cruz e da Lluís Homar, la pellicola racconta di un uomo (Lluís Homar) che scrive, vive e ama nell’oscurità. Quattordici anni prima è stato vittima di un terribile incidente di macchina sull’isola di Lanzarote che non solo gli ha portato via la vista ma anche Lena (Penelope Cruz), la donna della sua vita. Quest’uomo ha due nomi: Harry Caine, pseudonimo con il quale firma le sue opere letterarie, i suoi racconti e le sue sceneggiature, e Matteo Blanco, il suo vero nome, con il quale vive e firma la regia dei suoi film. Dopo l’incidente, Matteo Blanco si trasforma definitivamente nel suo pseudonimo Harry Caine. Visto che non può più dirigere i suoi film, preferisce sopravvivere con l’idea che Matteo Blanco è morto con la sua amata Lena in quell’incidente.
Ormai Harry Caine vive grazie alle sceneggiature che scrive con l’aiuto della sua fedele direttrice di produzione, Judit García (Blanca Portillo), e del figlio di quest’ultima, Diego (Tamar Novas). Da quando è diventato cieco Harry ha sviluppato tutti gli altri sensi, non ultimo quello dell’ironia, e si è imposto un’amnesia volontaria che gli permette di continuare a godere della vita. Ha cancellato dalla sua biografia tutto quello che gli è accaduta 14 anni prima. Non ne parla più, e il resto del mondo ha dimenticato in fretta Matteo Blanco e lui è l’ultimo a volerlo resuscitare. Ma una notte Diego ha un incidente e Harry decide di occuparsi di lui. Durante le lunghe notti di veglia , comincia a raccontargli la sua storia per distrarlo, così come un padre racconterebbe una favola al figlio per farlo addormentare…
Un bel film. Da vedere.
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