“Prima di poter parlare con un certo distacco di questo film ho dovuto aspettare di arrivare alla fine del suo percorso. Infatti mai come questa volta mi sono prefisso di utilizzare il film come un processo di scoperta, di pedinamento, di curiosità. Questo mi ha messo nella condizione di cominciare il film con poche incrollabili incertezze”, così Daniele Luchetti racconta Mio fratello è figlio unico, uno dei suoi film più complessi ma al tempo stesso intriganti.
“Ho apparecchiato il set come se fosse una cena preparata con amore – dice ancora il regista – , con gli spunti che per le ragioni più varie mi sembravano irrinunciabili, invitando a tavola due attori, persone intelligenti e acute ancora prima che attori di grande talento. Ho steso come tovaglia una storia che riguarda me e questa nazione.”
Tratto da Il Fasciocomunista di Antonio Pennacchi e sceneggiato dallo stesso Luchetti assieme a Sandro Petraglia e Stefano Rulli, il film racconta la storia di due fratelli, che attraversa diversi decenni.
Accio (Elio Germano) è la disperazione dei suoi genitori, scontroso e attaccabrighe, un istintivo col cuore in gola che vive ogni battaglia come una guerra. Suo fratello Manrico (Riccardo Scamarcio) è bello, carismatico, amato da tutti, ma altrettanto pericoloso… Nella provincia italiana degli anni ’60 e ’70, i due giovani corrono su opposti fronti politici, amano la stessa donna e attraversano, in un confronto senza fine, una stagione fatta di fughe, di ritorni, di botte e di grandi passioni. È un racconto di formazione dove sfilano quindici anni di storia d’Italia attraverso le avventure di Accio e Manrico, due fratelli diversi, ma non troppo…
Nel cast figurano anche Angela Finocchiaro e Luca Zingaretti . Da vedere assolutamente, domani sera, alle 21.00 su Iris.
DOMANI
Non è mai facile raccontare cinematograficamente storie o personaggi di cui il pubblico sa già tutto, com’è nel caso di Dracula. L’impresa è ancora più rischiosa quando si sceglie di farlo con la maggior aderenza possibile al testo originale.
Francis Ford Coppola ci riesce alla perfezione, dichiarando programmaticamente la sua volontà di essere il più possibile all’originale fin dal titolo, che non è Dracula e basta, ma Dracula di Bram Stoker.
Prima del film di Coppola, erano già uscite sul grande schermo più di venti riduzioni cinematografiche del romanzo. Ma la perfezione formale raggiunta da Coppola in questo film, lo rende il migliore, e in aggiunta un caso da manuale: ecco come la settima arte può trasfigurare, aggiungere significati, sublimare un’opera letteraria, per altro di notevole valore. Va detto che il regista si concede una divagazione, importate: una sottotrama (non contenuta nella storia originale) nella quale viene rivelato che Mina Harker è la reincarnazione del grande amore di Dracula.
La storia è quella nota: nel 1462 il conte Vlad Ţepeş conosciuto anche con il nome di “Draculia” sconfigge i Musulmani ma, tornato a casa, scopre che la sua sposa, Elisabetta, appresa la falsa notizia della morte del suo amato, si era tolta la vita. Un sacerdote sentenzia per la donna ma dannazione eterna essendo morta suicida, e il principe rinnega la chiesa.
L’azione si sposta temporalmente a quattro secoli dopo. Il conte Dracula viene casualmente a conoscenza di Mina Harker, una giovane donna londinese identica ad Isabella. Sicuro che si tratti dalla reincarnazione della sua amata sposa, se ne innamora. Fino alle estreme conseguenze…
Uscito nel 1992 ed interpretato da Gary Oldman, Winona Ryder, Anthony Hopkins, Keanu Reeves e Sadie Frost, il film ottenne un successo straordinario sia di critica che di pubblico. Girato con un budget di 40 milioni di dollari, incassò oltre 216 milioni che salvarono la Zoetrope, la compagnia di produzione di Coppola, dalla bancarotta.
La colonna sonora include la celeberrima canzone Lovesong for a Vampire di Annie Lennox. Da vedere assolutamente. Domani sera, su Rai 4, alle 21.05.
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