OGGI
Ci sono anche George Clooney e Quentin Tarantino nello scatenato Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez, e si divertono così tanto che nel bel mezzo di una scena di violenza inaudita sembra scappargli una risata. Violenza gratuita da gran guignol, trama improbabile, horror a buon mercato: Rodriguez non si fa mancare nulla e realizza un film che è probabilmente il capolavoro di tutti i tempi della trasciosità. Trascinante la colonna sonora, perfetto il montaggio. Tutto funziona al meglio, insomma.
Tarantino è magna pars della pellicola, di cui ha scritto il soggetto (pare tratto da un vecchio progetto che aveva buttato giù ai tempi del liceo) e contribuito alla sceneggiatura.
I fratelli Gecko (interpretati appunto dalla coppia Clooney-Tarantino) sono due dei più pericolosi criminali degli Stati Uniti e sono in fuga dal Texas dopo una rapina e dopo aver ucciso in un drugstore il proprietario e un ranger. La polizia si mette sulle loro tracce. Per salvarsi devono raggiungere il Messico, dove li aspetta il misterioso Carlos che offre loro la salvezza in cambio di una percentuale del loro bottino. Per non cadere nella trappola che la polizia sta preparando e attraversare il confine, i due prendono in ostaggio la famiglia Fuller, composta dal padre Jacob (Harvey Keitel), un pastore protestante in crisi di vocazione, dal figlio Scott (Ernest Liu) e dalla figlia Kate (Juliette Lewis), adolescenti. Sarà compito di Jacob accompagnare i due criminali oltre la frontiera, fino al Titty Twister, bar messicano aperto “dal tramonto all’alba” e pieno di camionisti, ballerine nude, musica rock e alcol, dove i fratelli hanno appuntamento con il loro contatto. Ma li attende una notte da incubo, perché gli avventori del bar riveleranno presto la loro vera natura di vampiri assetati di sangue…
Stasera, su Paramount Channel alle 21.10.
DOMANI
Lavorare con lentezza è forse la migliore ricostruzione dell’Italia della contestazione giovanile, di quella irripetibile stagione che andò dal 1968 al 1977 e che ebbe come colonna sonora la mitica Radio Alice. Il film di Guido Chiesa che Iris manderà onda domani sera alle 21.00 racconta con tenerezza ma efficacia la storia dell’emittente radiofonica bolognese, chiusa all’indomani di violenti scontri di piazza che portarono alla morte di uno studente.
Il titolo della pellicola è ripreso dalla omonima canzone, del cantautore pugliese Enzo Del Re, che apriva e chiudeva le trasmissioni.
Validamente supportato dal collettivo di scrittura Wu Ming, Chiesa (che all’emittente aveva già dedicato il documentario Alice è in paradiso) scongiura il rischio di un film che documenta e basta, affidando la narrazione del clima, della musica, e delle vicende del movimento studentesco ad una storia parallela: quella di due giovani sbandati, Sgualo e Pelo, proletari autentici, che tentano un colpo al caveau di una banca e durante le operazioni di scavo del tunnel decidono di divagarsi perché…. lavorare stanca. Mentre lavorano nottetempo portano con sè una radiolina, sintonizzandola sulle frequenze di Radio Alice. Il personaggio del tenente dei CC. Lippolis è affidato a un efficacissimo Valerio Mastandrea. Inutile dire che la colonna sonora è uno spettacolo nello spettacolo. Indimenticabili gli Afterhours che interpretano gli Area mentre eseguono dal vivo il brano Gioia e rivoluzione del 1975.
Tommaso Ramenghi e Marco Luisi che interpretano rispettivamente Sgualo e Pelo, si aggiudicarono ex aequo il Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente, al Festival di Venezia. La pellicola ottenne il riconoscimento quale miglior film al Festival del Cinema Politico di Barcellona. Da vedere. Con tutta la nostalgia del caso.
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