La Fiera di Foggia nel 1952 |
C’era un tempo in cui la Fiera di Foggia insidiava quella di Verona, contendendole il primato di fiera agricola più importante d’Italia. Dagli anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottanta, la rassegna foggiana ha contribuito in modo decisivo alla meccanizzazione dell’agricoltura pugliese e meridionale, è stata un punto di riferimento nella trasformazione e nell’ammodernamento del comparto trainante dell’economia del Sud, e il crocevia obbligato di molte riflessioni sullo sviluppo meridionale. È superfluo dire che la città traeva un grande beneficio dalla “sua” Fiera, fiore all’occhiello della sua vocazione e della sua identità terziaria.
Poi il trend positivo ha preso a rallentare, fino ad arrestarsi del tutto. Difficile dire perché. Forse le cause della crisi che dalla metà degli anni Ottanta ha investito la Fiera di Foggia vanno cercate da un lato nella progressiva perdita di centralità del comparto agricolo nello scacchiere dello sviluppo, e dall’altro nell’oggettivo esaurimento della spinta propulsiva che era stata provocata dalla cosiddetta rivoluzione irrigua, e dalla necessità, fino ad allora particolarmente percepita dalle imprese, di attrezzarsi meglio dal punto tecnologico.
La Fiera di Foggia nel 1959 |
Sta di fatto che da qualche anno – complice anche la pesante crisi della finanza locale che si è abbattuta come un maglio sugli enti fondatori ed azionisti dell’Ente Fiere (la Regione Puglia, il Comune e la Provincia di Foggia, la Camera di commercio) – la Fiera ha smesso di essere una risorsa, ed è diventata piuttosto un problema: perdita di competitività, drastica riduzione degli spazi espositivi, rarefazione delle manifestazioni, difficoltà perfino nel pagare puntualmente gli stipendi a quanti lavorano negli uffici fieristici.
Una crisi pesante, che postula la necessità di rimodulare complessivamente e radicalmente la funzione della Fiera, il suo rapporto con la città.
Ripartendo dall’inestimabile valore aggiunto rappresentato dal quartiere fieristico, che si estende per venti ettari, ormai quasi nel centro cittadino, e può contare su una superficie espositiva coperta di 25.000 metri quadri.
Ed è proprio ad una ridefinizione del quartiere fieristico che sta lavorando il nuovo management della Fiera, nel tentativo di rilanciarla.
Il neo-commissario Potito Belgioioso, ingegnere con un lungo stato di servizio nella pianificazione economica (è stato tra gli artefici di Capitanata 2020) ha riunito i soci fondatori sottoponendo loro un’idea suggestiva: ridefinire all’interno dell’attuale quartiere fieristico (riducendoli sensibilmente) gli spazi strettamente necessari alle attività espositive dell’Ente Fiere, devolvendo il resto del quartiere ad un uso pubblico “intelligente”: basti pensare a tutti i servizi pubblici che attualmente utilizzano locali presi in fitto da privati (spesso a peso d’oro).
L’idea è stata condivisa dai soci, e si è convenuto di elaborare un masterplan che possa definire il progetto nei dettagli.
L’idea del quartiere fieristico smart mi pare possa diventare qualcosa di molto importante per il futuro di Foggia, e non soltanto per restituire ossigeno e vitalità ad un ente fiere sempre più asfittico. Il quartiere fieristico come tale è una risorsa di inestimabile valore per la città.
Pensateci: quante altre città in Italia possono disporre di una superficie (pubblica) così estesa e già attrezzata, immediatamente spendibile nella prospettiva di una complessiva e più funzionale organizzazione degli spazi e dei servizi pubblici cittadini?
Rinnovando e rilanciando la sua relazione con la città, la Fiera di Foggia potrebbe tornare a svolgere quella funzione di traino nei confronti della città che l’ha caratterizzata nel suo periodo d’oro. E Foggia potrebbe crescere in termini di qualità dei servizi pubblici, e di conseguenza anche in termini di efficienza e di vivibilità.
Ecco perché si tratta di una partita veramente importante. Per il futuro della Fiera. Per il futuro della città.
Geppe Inserra
[Le foto che illustrano l’articolo sono tratte dall’archivio fotografico della Fondazione Pirelli. La prestigiosa industria produttrice di pneumatici partecipava negli anni Cinquanta alla Fiera di Foggia, con un notevole impegno anche dal punto di vista pubblicitario, come dimostra la foto del dirigibile che apre il post.
Nella didascalia si legge: “Veduta esterna della Fiera di Foggia del 1952. Nel cielo il dirigibile in tessuto gommato Pirelli.” La didascalia della seconda foto recita, invece: “Panoramica dello stand Pirelli allestito per la Fiera di Foggia del 1959. Alle pareti locandine pubblicitarie “Cinghie per trebbia” di Franco Grignani, esposizione di una vasta gamma di pneumatici per agricoltura e articoli per il lavoro agricolo.”]
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