Quando Foggia volava in alto e le circoscrizioni erano stelline trick track (di Franco Antonucci)

Un inatteso e gradito riconoscimento di Geppe Inserra, a commento di una mia osservazione e ricordo, “Foggia deve ritrovare il coraggio di riflettere su se stessa”, mi ha riportato alla storia delle prime esperienze nelle Circoscrizioni a Foggia, metà anni ’70 e primi ’80.
Ho ben chiari nei miei ricordi tanti episodi pieni di insolito entusiasmo dentro le nascenti Circoscrizioni comunali di prima istituzione, intesi come momenti tra i più importanti nella mia vita e credo per la stessa intera di Foggia, che viveva, allora, una particolare fase rampante della sua storia. Tra l’altro si sviluppava contemporaneamente uno speciale ed inedito interesse e rilancio della vicenda Urbanistica foggiana globalmente considerata. Ma anche di un rifiorito istinto allo sviluppo, forse corroborato da una inaspettata voglia di “partecipazione”, che le nuove Circoscrizioni avevano suscitato con un grande coinvolgimento collettivo, offrendo una adeguata piattaforma scenica diffusa (non solo apparente).
Il Sindaco all’origine di questo fenomeno era Pellegrino Graziani, che per me è stato un grande uomo (esiste una strada importante dedicata a Lui?). Sulla scia dell’entusiasmo del momento Graziani ha posto le basi di una città nuova. Che, tra l’altro, si dotava di nuove strutture urbane fisiche dinamiche, segno tangibile di una più generale trasformazione in positivo. Ancora oggi gli “Interventi Graziani” restano tra i più ed utili “strumenti urbani”.

Dava il via alla ristrutturazione sostanziale dello Stadio Zaccheria, come importante surplus di una città che si rappresentava in una squadra di calcio, povera di soldi, ma capace di correre più delle altre squadre e mettere in ginocchio tanti club calcistici nazionali, di gran lunga più blasonati. Il “Foggia in serie A” rappresentava un motivo di orgoglio e di passione, che si trasmetteva in un nuovo senso di ottimismo traslato in tutte le altre componenti urbane.
Una piscina coperta multifunzionale. Una struttura per la Scherma a livello internazionale, con annesso un Palazzetto destinato all’atletica pesante. Una pista di pattinaggio, quando sembrava che lo sport foggiano principale fosse diventato quello su rotelle (chi non iscriveva, allora, i propri figli nelle tante Società di pattinaggio nate come funghi?). Quindi i prodromi di un complesso integrato di Teatro all’aperto (Foggia estate) ed una piscina scoperta olimpionica dietro la villa comunale.
Due Palestre coperte, a lato dello Stadio Zaccheria, che hanno determinato un forte impulso alle locali attività di Basket e Pallavolo.
Lo Sport visto come impulso per tutto il testo.
I prodromi di un nuovo grande polmone verde al Parco San Felice, e tanto, tanto altro.
Soprattutto l’avvio delle Circoscrizioni cittadine, come palco rovesciato di un dibattito totale sulla città.
Il sottoscritto è stato uno dei Presidenti delle neonate Circoscrizioni, ritrovando nella compagine del suo primo Consiglio Giovanni Roselli (antifascista, internato nel campo di concentramento di Dachau, autore di un memoriale pubblicato da Lettere Meridiane, che potete trovare qui, n.d.r.), uomo di grande statura e di onorabile passato. Poi, nella seconda tornata dei Consigli circoscrizionali, il sottoscritto si è diventato consigliere del Presidente Giovanni Roselli. Uno scambio di ruoli, che comunque è stato ricco di idee e di (piccoli-grandi) risultati, che, a pensarci oggi, erano allora straordinari e che oggi potrebbero essere considerati quasi ordinari. Invece erano il segno di qualcosa che poteva crescere all’infinito.
Le Circoscrizioni di allora non avevano potere diretto, ma potevano proporre azioni all’Amministrazione comunale che, se d’accordo, metteva in atto.
Così avevamo proposto ed ottenuto di asfaltare e ristrutturare la radiale del tratturo Camporeale (allora sterrato). Avevamo ottenuto di impiantare alberi ovunque, soprattutto nella parte più esterna del Quartiere Mazzini – via Silvio Pellico, quadrante dell’Area a Verde attrezzato della Scuola media Pio dodicesimo, e radiali connesse.
Quindi Concorso di idee di un Logo di Quartiere; Concorso di idee per una tipologia di sede circoscrizionale integrata alla città (vinse un giovane Architetto inglese). E così tante altre iniziative che hanno poi lasciato poco segno e seguito (purtroppo) nella praticità dello stallo successivo.
Era il tempo in cui fiorivano le televisioni privale locali ed io in una delle trasmissioni che parlavano del fenomeno Circoscrizioni, definii queste strutture come “stelline trick track“, per rendere l’idea di un fenomeno scoppiettante, alla stregua di piccoli petardi, che poi potevano anche risplendere nel cielo come veri grandi fuochi artificiali.
Invece tutto si è spento ritornando alla rassegnazione di sempre.
Solo ora torniamo a veder la luce attraverso letteremeridiane. Qui si evidenzia in modo nuovo, culturalmente totale, che la Capitanata deve risollevarsi da questo suo stato rilassato attuale, che ha fatto presumere a chi sta fuori, che si tratta di un territorio di periferia, terra di conquista di chi vuole.
Ancora oggi vorrei capire il perché della perdita di senso e di entusiasmo delle effervescenti Circoscrizioni della prima fase di avvio. Si trattava, forse, di una “partecipazione” eccessivamente parcellizzata (molecolare, come si dice oggi), che divaricava? Anche se ritengo che la istituzione di un Assessorato centrale-comunale, specifico al decentramento, era e poteva essere la casa comune di una partecipazione ancora più collettiva. Che, poi, è invece diventata più formale, in quanto trasportata in sedi occasionali, episodici, più istituzionalizzati, secondo necessità individuate solo dall’alto della sfera amministrativa, politica. Dal basso iniziativa ridotta ad una disattenzione generalizzata (tipico foggianesimo) e fatalismo passivo.
L’Assessorato al decentramento è scomparso, e le Circoscrizioni sono diventate solo tante delegazioni amministrative decentrate.
Quando torno con la mente alle prime Circoscrizioni, penso che erano tanti piccoli “Urban Center” di Quartiere, la cui funzione poteva crescere, fino alla individuazione di un “Urban Center” urbano centrale, senza tanti giri di parole attuali, e che allora erano già insiti in un entusiasmo collettivo irripetibile.
Eustacchiofranco Antonucci. 20-02-2017

PS. Qualche volta qualcuno mi stuzzica definendomi una “memoria storica” personificata, non tanto per l’età che cammina in avanti veloce, ma anche perché ho avuto la fortuna di trovarmi spesso nel bel mezzo di alcune importanti storie cittadine. Per la verità non ho mai accolto bene la definizione di “memoria storica”, perché sembra svilire le altre e più importanti capacità intellettuali. Del resto a scuola non ho mai brillato per capacità mnemoniche, sostituendo a questa mia difficoltà il ragionamento come mezzo mentale alternativo.

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Author: Franco Eustacchio Antonucci

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