OGGI
La civiltà contadina è stata sempre al centro della poetica di Ermanno Olmi, regista del tutto alternativo (e sempre tenacemente, irreversibilmente, indipendente) rispetto agli schemi del cinema italiano, e non solo. L’albero degli zoccoli viene ritenuto il suo capolavoro. Selezionata tra i 100 film italiani da salvare, la pellicola vinse la Palma d’oro nel 1978 al Festival di Cannes e il premio César per il miglior film straniero conferito annualmente dall’Académie des arts et techniques du cinéma a partire dal 1976.
Il film racconta la vita di quattro povere famiglie contadine che vivono in una cascina nella campagna bergamasca, alla fine dell’800.
Le loro vicende quotidiane si intrecciano in una narrazione asciutta, che non concede spazio al sentimentalismo, ma piuttosto sottolinea la durezza della vita nei campi e l’endemica miseria dei contadini.
Il titolo del film trae origine dalla storia principale: l’albero è quello dal quale Batistì taglia il legno necessario per confezionare un paio di zoccoli nuovi a suo figlio Mènec, che aveva rotto i suoi zoccoli nel lungo tragitto giornaliero tra casa e scuola.
Mènec taglia l’albero e prende il legname senza il consenso del padrone della cascina che, venuto a conoscenza della cosa, scaccia lui e la famiglia. A Mènec, a sua moglie Battistina e ai tre loro figli, uno dei quali ancora in fasce, non resta che caricare le povere masserizie sul carro e allontanarsi, in cerca di miglior fortuna.
Le storie delle altre famiglie si incastonano all’interno di questa vicenda. Ne risulta un affresco, un racconto corale che fa de L’albero degli zoccoli un film sicuramente diverso, ma uno dei film migliori del Novecento in Italia.
Qualche anno dopo Ermanno Olmi fonderà la scuola cinematografica Ipotesi Cinema, tra i cui allievi ci sarà anche il regista foggiano (è originario di Orta Nova), Angelo Casto, i cui cortometraggi percorrono le stesse tematiche del cinema di Olmi: la difficile transizione tra la civiltà e la cultura contadina, ormai iscritte solo nella memoria degli anziani, e la nuova civiltà industriale e postindustriale.
L’albero degli zoccoli è un must per ogni cinefilo che si rispetti. Assolutamente da vedere. Domani sera, su TV 2000, alle 21.05.
DOMANI
Un film sorprendente e intenso, interpretato in maniera sublime da Daniel Day-Lewis (Premio Oscar, British Academy Award, Boston Society of Film Critics Award) che indossa i panni di Christy Brown, scrittore e pittore irlandese, nato con un handicap fisico quasi totale: l’unica parte del corpo di cui possiede ogni funzione è il piede sinistro.
Per interpretare il personaggio nell’opera prima di Jim Sheridan, Il mio piede sinistro, l’attore volle imparare (riuscendoci) a scrivere con l’arto che dà il titolo alla pellicola, che si guadagnò cinque nomination agli Oscar 1990: statuette per il Miglior attore protagonista a Daniel Day-Lewis e per la Miglior attrice non protagonista a Brenda Fricker; Nomination per il Miglior film a Noel Pearson, per la Migliore regia a Jim Sheridan e per la Migliore sceneggiatura non originale a Jim Sheridan e Shane Connaughton.
La storia raccontata dal film è veramente straordinaria, e tutto il cast fa del suo meglio per offrirla agli spettatori nel migliore dei modi: Christy Brown è il tredicesimo figlio di una famiglia operaia. Paraplegico, riesce progressivamente a controllare il piede sinistro e a utilizzarlo per diventare un apprezzato pittore e scrittore. Sostenuto amorevolmente dalla famiglia e soprattutto dalla madre, Christy diventerà una persona rispettata da tutti e riuscirà a convolare a nozze con la sua infermiera.
La forza della regia dell’irlandese Sheridan sta – come giustamente sottolinea FilmTv – nella serietà con cui la storia viene affrontata, senza concessioni a facili sentimentalismi e addirittura con ironia. Domani sera, alle 21.05 su Tv 2000. Non perdetelo, perché ne vale veramente la pena.
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