Cinemadessai | La potenza di una storia semplice: Un sapore di ruggine e ossa

OGGI
Una storia asciutta ma potente, quella raccontata da Jacques Audiard ne Un sapore di ruggine e ossa, che al Festival di Cannes strappò al pubblico presente in sala un’autentica standing ovation.
La vicenda racconta di Ali che si trova a doversi occupare di Sam, 5 anni. È suo figlio, ma lo conosce appena. Senza casa, senza soldi e senza amici, Ali va a stare da sua sorella ad Antibes. Lì all’improvviso va tutto meglio, sua sorella li ospita nel suo garage, si occupa del bambino e c’è sempre il sole.
Dopo una rissa in un locale notturno, il destino di Ali si incrocia con quello di Stéphanie. L’accompagna a casa e le lascia il suo numero di telefono. Lui è povero; lei è bella e molto sicura di sé. Una principessa. Sono l’una l’opposto dell’altro.
Stéphanie addestra orche in un parco acquatico. Lo spettacolo notturno si trasforma in dramma e una telefonata nel cuore della notte li fa ritrovare.
Quando Ali la rivede, la principessa è costretta su una sedia a rotelle: ha perso le gambe e molte illusioni. Ali aiuterà Stéphanie con semplicità, senza compassione, senza pietà. Lei tornerà a vivere.
La pellicola è tratta molto liberamente dalla raccolta di racconti Ruggine e Ossa di Craig Davidson.
“Fin dall’inizio del nostro lavoro di adattamento – hanno spiegato Jacques Audiard e Thomas Bidegain che ha scritto la sceneggiatura assieme al regista – , ci siamo indirizzati verso una forma cinematografica che, in mancanza di una definizione migliore, chiamiamo “espressionista”, nella quale la forza delle immagini si mette al servizio del melodramma. Un’estetica brutale e contrastata.
Questa forma ci ha guidato lungo tutta la stesura della sceneggiatura. Da questa forma deriva la storia d’amore che è la vera protagonista del film. Da questa forma prendono vita i nostri personaggi e la loro nobiltà nonostante la violenza del mondo di catastrofe economica in cui vivono.”
Un bel film, da vedere assolutamente. Stasera,  in seconda serata su RaiMovie alle 23.15.
DOMANI
Anche se RaiMovie lo manda in onda nello spazio settimanale riservato ai western (domani sera, alle 21.20), Giù la testa non è un film western nel senso classico. La pellicola anticipa anzi alcuni temi – l’amicizia e il tradimento, ma anche l’immoralità della politica – che Sergio Leone svilupperà in modo epico nel suo ultimo film, che seguirà Giù la testa (penultima opera del grande regista romano), ovvero C’era una volta in America.

Accompagnato, come sempre, dalla superba colonna sonora di Ennio Morricone, la pellicola – che avrebbe dovuto intitolarsi C’era una volta la rivoluzione – è una storia di amicizia e di tradimenti che si incrociano, ambientata nel caldo Messico rivoluzionario.
John Mallory (James Coburn), esperto dinamitardo, rivoluzionario dell’IRA, deluso dal tradimento di un suo amico irlandese, si allea con il peone e bandito Juan Miranda (Rod Steiger), che diventa suo malgrado un eroe della rivoluzione.
I due verranno però traditi dal dottor Villega (Romolo Valli) e dovranno affrontare  lo scontro finale con il mercenario Günther Reza. Sarà il sacrificio di Jonh a permettere ai rivoluzionari di vincere la loro battaglia.
Giù la testa, sceneggiato dall’autore assieme all’inseparabile Sergio Donati, è anche il film più politico di Sergio Leone. Indimenticabile il monologo di Juan, che è un po’ il manifesto programmatico del film: «Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione. Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: “Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto” Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: “Qui ci vuole un cambiamento!” e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente… tutto torna come prima!»

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Author: Geppe Inserra

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