Cinemadessai | Il razzismo, cattiva coscienza dell’America

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OGGI
Un film disturbante. Ma profondamente vero, e incredibilmente intenso. La solida esperienza maturata nel mondo della pubblicità e degli spot consente a Tony Kaye (alla sua opera prima) di affrontare temi importanti – e centrali, nel caso degli USA – come il razzismo, senza mai scivolare né nella banalità, né nella retorica. American History X (1998, in onda stasera su Rete 4 alle 21.20) è un esempio di come si possa fare cinema ad altissimo livello mantenendo il giusto distacco anche dalle facili presi di posizione politiche e ideologiche. Nel suo cinema tutto è al posto giusto, ogni inquadratura, ogni stacco ha senso e ha qualcosa da dire. Eppure non è esercizio di virtuosismo, ma piuttosto perfetta aderenza alla macchina filmica.
Kaye e David McKenna (autore del soggetto e della sceneggiatura) raccontano la storia di Derek Vinyard (Edward Norton), skinheads e neonazista, pieno di rabbia per la morte di suo padre, condannato a tre anni di reclusione per avere ucciso due ragazzi di colore.
In carcere Derek aderisce ad un gruppo neonazista, ma poi si ravvede grazie all’amicizia delle sole due persone che durante la detenzione gli sono vicine, entrambe di colore: un giovane con cui condivide il lavoro nella lavanderia e il suo vecchio preside e insegnante, Sweenie (Avery Brooks). Da questo Derek apprende che suo fratello Danny (Edward Furlong) si sta incamminando sulla sua stessa strada. Cercherà in tutti i modi di dissuaderlo, ma le cose peggiorano quando Derek, uscito dal carcere dopo aver subito violenze da parte dei neonazisti, e rientrato nel suo vecchio ambiente, decide di chiudere definitivamente i conti con il passato. Ma ormai è un eroe politico, un simbolo dell’ideologia neonazista, e non sarà per niente facile. Il finale è fortemente  drammatico, per nulla consolatorio.
La splendida performance di Norton fruttò all’attore americano la nomination all’Oscar, e il premio quale Miglior attore in un film drammatico al Satellite Award e quale Miglior attore protagonista al Taormina Film Festival.
DOMANI
Trent’anni dopo Ultimo tango a Parigi Bertolucci torna nella capitale francese per raccontare ai giovani di oggi cosa fu il ’68, e liberare la stagione della contestazione dall’alone di leggenda che rende più problematica la sua comprensione storica.
The dreamers – I sognatori è uscito nel 2003, mentre il film con Marlon Brando e Maria Schneider è del 1972. Paradossi della storia, in Italia Ultimo Tango fu mandato al rogo e Bertolucci privato nei diritti civili, mentre negli USA venne candidato all’Oscar. Dopo trent’anni, The Dreamers è uscito tagliato nella edizione americana per non incorrere nella censura, mentre in Italia è stato distribuito senza alcuna censura preventiva.

La trama è per così dire scabrosa, perché la rivoluzione parigina viene raccontata – come ha giustamente osservato Luca Barroccini su spietati.it – dal buco della serratura, filtrata attraverso il rapporto a tre vissuto da Isabelle (Eva Green) e Theo (Louis Garrel), fratelli gemelli, legati da un rapporto morboso che li porta a definirsi “siamesi nella mente”e  l’americano Matthew (Michael Pitt), estroverso e poco incline all’utopia.
Secondo Barroccini, “più che un film sul ’68, come è stato definito, The dreamers è un film che mostra le contraddizioni di quel periodo e alla fine risulta anch’esso contradditorio. Pur trasmettendo lo spirito e le atmosfere di un’epoca, infatti, lascia la strada fuori dalla casa e si concentra sull’intimità dei giovani protagonisti, rubando, con l’usuale morbidezza, la fresca e ruspante gioventù dai corpi e dai volti.” Sarà tuttavia proprio la strada, ovvero il contatto improvviso con la ribellzione del maggio, a scandire il finale di un bel film, che  vale la pena vedere (domani, alle 21.00 su Iris). Memorabile la colonna sonora, molto eterogenea, composta solo da brani pop contemporanei al periodo del film o tratti da colonne sonore di precedenti pellicole. L’unico brano originale è una cover di Hey Joe, eseguita da Michael Pitt insieme ai The Twins of Evil.

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Author: Geppe Inserra

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