Nel suo ultimo post, La grande Capitanata deve saper guardare “oltre”, Franco Eustacchio Antonucci sollecitava una partecipazione più ampia alla riflessione che da qualche settimana si è avviata, su Lettere Meridiane, attorno ai temi dello sviluppo della Capitanata, da lungo tempo assenti nel dibattito politico e culturale.
Non si sono fatte attendere risposte importanti all’appello di Antonucci. Come quella di Vincenzo Germano, direttore generale di Fergargano, e esponente di spicco di Confindustria.
“Da tempo auspico nuove visioni per lo sviluppo di questa provincia – ha scritto Germano -. Le intelligenti provocazioni di Antonucci aprono nuovi e interessanti basi di discussione su cui è il momento di confrontarci. Lo dico da barese che crede nelle potenzialità di un territorio come la Daunia vocato all’agricoltura, ai servizi e al turismo in particolare. Da direttore generale delle Ferrovie del Gargano e da vicepresidente della Confindustria Foggia con delega al territorio, da tempo ipotizzo una maggiore sinergia tra le forze vive di questa terra. Occorre uno sviluppo armonico, intelligente che sappia mettere in “rete” tutto ciò che di buono la Capitanata può esprimere a cominciare da una pianificazione strategica come auspicato da Francesco Granata della Confesercenti Foggia e dalla associazione che mi onoro di rappresentare. Una missione a cui FerGargano e Confindustria Foggia hanno sempre dato disponibilità.”
“Il commento del barese direttore di Ferrovie del Gargano e Vice Presidente di Confindustria di Foggia con delega al territorio merita un’ attenta riflessione”, ha osservato a sua volta, condividendo il post di Germano, Franco Granata, direttore di Confesercenti.
Altrettanto stimolante la riflessione di Salvatore Castrignano, già segretario provinciale della CGIL, e attualmente Coordinatore dell’Associazione Lavoro&Welfare Capitanata. Castrignano esprime la sua opinione in una nota particolarmente interessante, che pubblicheremo integralmente domani, e nella quale tra l’altro, invita calorosamente a “mettersi in gioco”, perché “serve unire in luoghi non virtuali ma fisici e in modo costante le persone di buona volontà, che amano la Capitanata, che condividono le principali azioni per il suo risveglio, prima tra tutte quelle di formare e promuovere antagonismi costruttivi e protagonismi di nuove energie e di giovani, persone che premettano di volerlo fare liberamente e senza velleità uncinanti, che sono proprio ciò che della politica va combattuto.”
“Serve mettere insieme – aggiunge – persone degne che, al di là dell’iniziale consenso potenziale esterno, facendo “scuola sociale” di futuro, possano indicare ed essere insieme esse stesse i riferimenti del rinnovamento e del rilancio di una nuova Capitanata.”
Gli interventi di Germano, Granata e Castrignano sono accomunati da un evidente bisogno di rete che – sono del tutto d’accordo con il coordinatore di Lavoro&Welfare Capitanata – ha bisogno anche di luoghi ed opportunità “fisici”, e non solo virtuali, per incontrarsi e sedimentarsi. Non è un caso che alla riflessione sulla necessità di un nuovo progetto di futuro per la Capitanata si accompagni l’idea di un Urban Center, che possa diventare luogo di elaborazione, ma anche esso stesso modello positivo, buona prassi, offrendo concrete opportunità di coworking ed incubazione di impresa.
Soltanto sogni? Forse.
Ma sogni che cominciano finalmente ad essere condivisi.
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