Il Foggia di Sdeneck Zeman è la squadra italiana più bella di sempre. Parola di Deejay Football Club, la trasmissione di Radio Deejay con Ivan Zazzaroni e Fabio Caressa. Durante la puntata di oggi, sono stati presentati e commentati i risultati di un sondaggio che esalta l’avventura di Zemanlandia.
Alla spalle della leggendaria formazione guidata dal tecnico boemo, figurano nientemeno che il Milan di Arrigo Sacchi e la Roma di Nils Liedholm.
Va detto che i due conduttori non si sono allineati con l’orientamento del sondaggio ed hanno espresso valutazioni differenti, premiando il Milan di Sacchi e la Juventus di Conte.
Resta il fatto che l’esito del sondaggio dimostra che nell’immaginario collettivo, sono ancora molto vivi il ricordo (e la nostalgia) di quanto di bello e straordinario fecero vedere i satanelli in quegli anni ruggenti e che Zemanlandia è un patrimonio che appartiene a tutti i sinceri appassionati di calcio, e non solo ai foggiani.
Proprio qualche giorno fa, un’indagine analoga aveva collocato – a sorpresa – il Foggia allenato da Roberto De Zerbi tra le dieci squadre più belle del 2016, al fianco della Juventus e del Barcellona. [Se volete rileggervi l’articolo, lo trovate qui.]
Altro che San Siro, la vera Scala del calcio. l’Università della dea Eupalla, è lo Zaccheria.
Gli amici e i lettori di Lettere Meridiane saranno lieti di queste notizie: si sono versati fiumi d’inchiostro sul fatto che Foggia sia un città non bellissima, ma quanto a bellezza sul campo di calcio diamo dei punti a tutta l’Italia.
Tanto per divertirci, voglio però sottoporre ai miei amici lettori una piccola provocazione. Per questo, vi prego, leggete fino in fondo.
Sono d’accordo che la squadra guidata da Sdeneck Zeman sia stata bellissima, irripetibile, superba.
Ma a mio sommesso giudizio, il Foggia più bello di tutti non è quello di Signori, Rambaudi e Baiano, ma piuttosto quello, d’una bellezza che rasentava la follia che il mister allenò nella stagione 1986-1987, durante la sua prima esperienza rossonera.
Ve lo ricordate? Era il Foggia di Stefano Ciucci, portiere che giocava sistematicamente fuori della sua area di rigore, per raccogliere e rilanciare le palle che giungevano dalle retrovie della squadra avversaria, il Foggia dei difensori dal cuore grande come Delio Rossi e dalla velocità capace di far male ad ogni difesa, come Maurizio Codispoti, di centrocampisti dai polmoni inesauribili ma dalla intelligenza sopraffina come Rocco De Marco, Mario Caruso e Roberto Pidone, di attaccanti come Fabio Fratena, Marco Silvestri e Franco Baldini, che sapevano fare gol e trasformarsi in arcigni marcatori, quando, alla fine dell’azione d’attacco, andavano subito a pressare il portiere (avete letto bene, il portiere) e i difensori per impedire agli avversari di cominciare l’azione.
Il Foggia poteva giocare anche novanta minuti nell’area avversaria. Al limite prendeva gol alla sola azione d’attacco, la fase difensiva non era – diciamo così – irresistibile. Ma che Foggia. Che spettacolo.
Zeman prese in mano la squadra pochi giorni prima dell’inizio del campionato. Per una sentenza del giudice sportivo, la società rossonera era stata condannata alla retrocessione per un tentativo di corruzione. Nel frattempo c’era stato un avvicendamento societario: Pasquale Casillo aveva rilevato il pacchetto di maggioranza da Antonio Lioce, industriale e galantuomo che non ebbe molta fortuna, nella sua sola stagione in rossonero.
Qualche giorno prima dell’inizio del torneo venne accolto il ricorso del Foggia, e la retrocessione fu trasformata in una penalizzazione di cinque punti, che sembrò però quasi una retrocessione posticipata alla stagione successiva. Occorreva una missione impossibile, che venne affidata al boemo.
Quando arrivò, il Foggia non aveva neanche undici giocatori nel proprio organico. Lui e Peppino Pavone fecero il miracolo, allestendo una formazione da sogno.
Il Foggia sfiorò soltanto la promozione, concludendo il torneo all’ottavo posto, che sarebbe stato il terzo se non ci fosse stata la penalizzazione: purtroppo la bellezza non sempre si concilia con la concretezza. Ma che squadra, che gioco.
Quando tre anni dopo il boemo tornò sulla panchina rossonera (lo so che sembra una bestemmia, ma è un po’ così), forte forse anche dell’esperienza professionale che aveva maturato altrove (aveva allenato il Parma, e poi il Messina, in serie B) mise sempre in mostra lo stesso gioco spumeggiante e offensivo che l’avevano segnalato all’attenzione del calcio italiano, ma con una certa, minore spregiudicatezza rispetto al primo anno. Una minore spregiudicatezza che produsse anche ad una maggior concretezza, in termini di risultati e di vittorie.
E voi cari amici e lettori di Lettere Meridiane, che ne pensate? Qualche è il Foggia di Zeman più bello?
Views: 0
io dopo il Foggia di Zeman, non sono più riuscito a guardare una partita di calcio…
Il Foggia della spregiudicatezza? O quello di una maggior concretezza? Io direi il Foggia del periodo, bello, impossibile e irripetibile di Zemanlandia, senza distinzioni. Poco importa quale possa essere giudicato più bello. Un lungo periodo di solo "Calcio" quello vero con la C maiuscola, senza calciatori strapagati, senza "calcoli", senza sotterfugi, solo spregiudicatezza e tanta voglia di giocare, divertirsi e divertire. Il tutto ottenuto solo con il sudore sulla fronte. Per chi non lo sapesse, il Foggia si allenava dappertutto tranne che sul campo dello Zaccheria. Si andava dai gradoni dello stadio con ripetute da fare con un compagno sulle spalle, ad un vicino campo sterrato di parrocchia che quando era inagibile costringeva la squadra ad occupare l'asfalto del parcheggio dello stadio. Nulla di inventato, é storia. Che dire del pubblico, cosi tanto elevato in termini di numero che squadre di serie A se lo sognano, immagina quelle di B. Un pubblico che si é divertito come non mai, che ha sempre accompagnato la squadra con un grande tifo. Al fischio finale grandissimi applausi e cori, indipendentemente dal risultato, vittoria, pareggio o sconfitta. Non era importante, il tifoso aveva assistito ad uno spettacolo di Calcio. Il prezzo del biglietto? Insignificante rispetto a quello che si era visto. Una squadra di"sconosciuti" che ha intimorito qualsiasi avversario. Uno spettacolo continuo, magari si potesse rivedere, a Foggia o in qualsiasi altra città, vero Calcio, vero sport, e magari investendo sui nostri giovani e non strapagare un fiume di stranieri spesso degli inutili brocchi. Facciamo ritornare vivo il nostro Calcio.
86/87 la stagione della mia prima volta allo Zaccheria. Era il derby con il Barletta. Se non ricordo male finì 2-2…quello che mi ricordo bene sono le aste delle bandiere che volavano dal settore ospiti…