Mario Luzi |
Luigi Paglia, docente di letteratura italiana contemporanea e di teoria e prassi dell’intertestualità all’Università di Foggia, critico letterario, poeta (ha vinto, tra l’altro, conferito da una prestigiosa giuria, il 1° premio del Concorso internazionale di Poesia “Borgo di Alberona”) è un appassionato di libri d’artista italiani del Novecento, in cui poesia ed arte si incontrando, formando libri – stampati in tiratura limitata – che diventano essi stessi oggetti d’arte.
In occasione delle feste natalizie, Paglia ha realizzato per gli amici una stampa d’arte che comprende una splendida poesia di Mario Luzi, grande poeta italiano del secolo scorso, intitolata Epifania ed accompagnata da una nota critica dello stesso Paglia e da un’acquaforte di Giordano Perelli.
Per nostra fortuna, Paglia è anche un amico e un lettore di Lettere Meridiane, e ha inteso far dono del suo lavoro alla comunità del blog. Gliene sono molto grato: potete scaricare la stampa artistica, in alta risoluzione, cliccando qui.
L’arco temporale della poesia di Mario Luzi – scrive Paglia nella sua nota – si dilunga dal Natale (presupposto dalla “Cuna”) all’anno nuovo (“la freccia dell’anno”) fino all’epifania (che dà il titolo alla composizione e che viene raffigurata dal “convoglio dei Magi”). L’atmosfera che circola nel testo poetico è di grande suggestione religiosa, partecipe del mistero metafisico, prefigurante “un tempo al di là del tempo”, un tempo che è sì quello della vicenda esistenziale, aperta “tra due gorghi tra passato e avvenire”, ma che assume anche valore universale, di attualizzazione e di partecipazione a un evento mitico, quasi che il poeta e ciascuno dei lettori fossero coinvolti nella “ressa di fiaccole, di voci” di “molto popolo” e muovessero con i Magi “al passo dei cammelli verso la Cuna”.
La fluttuazione tra passato, presente e futuro, tra storia e mito è rimarcata dalla stupenda conclusione della poesia: “Chi andò, chi recò doni/ o riposa o se vigila non teme/ questo vento di mutazione:/ tende le mani ferme sulla fiamma,/ sorride dal sicuro/ d’una razza di longevi./ Non più tardi di ieri, ancora oggi”, in cui, appunto, si verifica la compresenza e quasi la coincidenza tra i tempi del passato remoto (“andò, recò”) e quelli del presente (“vigila, non teme, tende,
sorride”), e si prospetta la suggestiva metafora dell’estensione dell’orizzonte temporale (“sorride dal sicuro/ d’una razza di longevi”).
Rinnovando i ringraziamenti al prof. Paglia per il suo graditissimo omaggio, vi auguro buona lettura. Scaricate la stampa d’arte qui.
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