Cinemadessai | Risate amare con Renato Pozzetto e Nino Manfredi

Print Friendly, PDF & Email

Ecco un bel film da rivedere e da recuperare: Da grande, di Franco Amurri con Renato Pozzetto. Uscito nel 1987, è una commedia atipica, che gioca più sull’aspetto fantastico e surreale che non sui canoni tradizionali della commedia all’italiana, ma funziona, grazie alla mano abile di Amurri, e ad una buona sceneggiatura, che il regista scrisse assieme a Stefano Sudriè.
Il resto lo fa Renato Pozzetto, del tutto a suo agio nei panni del bambino che si ritrova improvvisamente quarantenne, dopo l’ennesima delusione patita ad opera dei suoi genitori.
Il racconto fila via denso di colpi di scena, ma i finale è veramente imprevedibile.
Secondo alcuni, il celebre film statunitense Big sarebbe un remake dell’opera di Amurri. Le due storie si somigliano molto, ma personalmente credo si tratti di una coincidenza, tenuto conto che il film di  Penny Marshall, interpretato da Tom Hanks ed Elizabeth Perkins, uscì soltanto sei mesi dopo.
Stefano Sudriè e Franco Amurri vinsero il Nastro d’argento, assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, come Migliore Soggetto Originale del 1988.
Il successo ottenuto dalla pellicola fece conoscere Amurri negli States, dove girò i suoi due successivi film: Flashback e Il mio amico zampalesta.
Stasera, su La7, alle 23.00.
DOMANI
In C’eravamo tanto amati, uscito nel 1974, Ettore Scola racconta la crescente omologazione di una generazione che aveva combattuto per la libertà e per la democrazia. Tuttavia, nella storia aleggia ancora la speranza. Così non è in Brutti, sporchi e cattivi, che Scola realizza due anni dopo. Qui è di scena il sottoproletariato che vive nelle borgate romane, lo stesso che aveva ispirato a Pasolini alcuni dei suoi film più belli, come Accattone e Mamma Roma, dove la solidarietà di classe è l’antidoto alla povertà e all’ingiustizia.

Tutto questo non c’è più in Brutti, sporchi e cattivi in cui Scola racconta, in chiave grottesca ma volutamente ruvida, le complesse dinamiche che agitano una famiglia di emigrati pugliesi che vive in una baraccopoli alla periferia della Capitale.
Il capofamiglia Giacinto, dispotico e antipatico, ha perso un occhio, per un getto di calce viva, ed è stato risarcito con un milione, che costituisce la sua ossessione: vive con l’incubo che qualcuno della famiglia glielo rubi. Ma provocherà un sacco di disastri.
È il racconto della fine di una speranza. La cattiveria sommerge ormai anche i poveri. Il film conquistò premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes. Sull’Espresso, Alberto Moravia sottolineò la grande interpretazione di Nino Manfredi, che ha saputo delineare il personaggio di Giacinto “con straordinaria misura e sottigliezza”.
Un film importante, da non perdere. Domani, su La7, alle 22.45.

Facebook Comments

Hits: 2

Author: Geppe Inserra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *