STASERA
Anna dei Miracoli è stato uno dei film che hanno contributo a farmi amare il cinema. Girato nel 1962 da Arthur Penn, su sceneggiatura e soggetto di William Gibson, è un film duro, fisico, però non sgradevole.
Racconta la storia (vera) della bambina sordo-cieca Helen Keller (Patty Duke): che è stata cresciuta fino a sei anni dai suoi genitori Kate e Arthur che però non sono riusciti ad impartirle alcune forma di educazione o autocontrollo.
La bambina mangia con le mani, distrugge qualsiasi cosa, strepita se gli viene proibito qualcosa. La famiglia si rivolge così ad un centro specializzato che manda una giovane donna Annie Sullivan (interpretata da una straordinaria Anne Bancroft che vinse l’oscar), al suo primo incarico assistenziale, anch’essa segnata da un’infanzia difficile, trascorso tra cecità e manicomio.
La donna si accorge subito che la bambina possiede una spiccata intelligenza che non è mai venuta realmente alla luce a causa dei suoi capricci. E decide di imprimere una svolta alla sua vita.
Le scene che descrivono il rapporto tra Anna e la bambina sono state definite “di lotta”. Il film è molto intenso, il bianco nero quasi espressionista. Ha scritto il Morandini: “il vero tema non è tanto l’handicap fisico o l’insegnamento o la comunicazione, ma il principio stesso della vita e della liberazione, il modo con cui le energie vitali, se abbastanza tenaci, possono vincere barriere e ostacoli”. Bellissimo.
Stasera, su la 7D, alle 21.30.
DOMANI
Quando in tv passa Ken Loach, non ci sono discussioni. Bisogna vederlo. È il regista che prediligo, quello che ad ogni pellicola riesce a coniugare cinema e denuncia. Per l’autore britannico, la settima arte non è narrazione supina della realtà. È problematizzazione di quel che ci circonda. La narrazione produce quindi cercata ruvidezza, individuazione delle possibile strade di cambiamento o denuncia e basta.
In questo mondo libero…, il film che RaiStoria mette in onda domani sera alle 21.10 (tenetelo a mente, e spendete bene la vostra serata festiva), è particolarmente emblematico della sua ultima cinematografia, che riflette sui limiti del capitalismo e sui guasti della globalizzazione.
Venne presentato a Venezia nel 2007. Manco a dirlo, non ottenne particolare successo in sala.
Angie (Kierston Wareing) è ambiziosa, spigliata ed è soprattutto nel fiore degli anni. Dopo una vita disordinata alle spalle, sente di avere qualcosa da dimostrare e apre un’agenzia di lavoro interinale assieme a Rose (Juliet Ellis), una ragazza con la quale condivide l’appartamento, ritrovandosi a lavorare in una zona degradata tra criminalità, uffici di collocamento e immigrati da collocare. Coproduzione italo, inglese, tedesca e spagnola, il film di Keon Loach mette in discussione, facendo da contrappunto, il miracolo anglosassone del lavoro flessibile, della globalizzazione, dei doppi turni e della moltitudine di consumatori incommensurabilmente felici: noi.
Loach – ha scritto sull’opera FilmTv – non giudica Angie, così amabile e spietata, ma il sistema in cui prospera. Infine In questo mondo libero… è anche un racconto di formazione che apre uno spiraglio sull’avvenire. Musica funzionale di George Fenton, basata sulla viola e il sax.
Importante. Da vedere assolutamente.
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