La messa è finita è il quinto lungometraggio di Nanni Moretti, ed occupa un posto importante nella sua filmografia. Perché è quello che segna il distacco dalle tematiche giovanilistiche, e l’approdo a temi più maturi, adulti e sofferti.
La morale del film ha fatto molto discutere, perché il messaggio che ne viene fuori è che pare proprio non ci sia più una morale, o per lo meno non ci sono più valori in cui credere. Sicuramente comincia ad incrinarsi quella speranza di cambiamento che aveva caratterizzato gli anni Settanta. Ancor una volta, Moretti è un buon testimone dei tempi.
La storia. Don Giulio, prete giovane ed anticonformista torna nella sua Roma dopo aver svolto la pastorale in un paese lontano. Gli viene assegnala una parrocchia alla periferia dell’Urbe. Ma troverà tutto cambiato. I suoi amici d’infanzia dediti alla droga, o nel frattempo divenuti terroristi ed omosessuali. Il padre di don Giulio (interpretato da un grande Ferruccio De Ceresa) si innamora di una donna molto più giovane. Sua moglie cade in una profonda depressione, che la spinge al suicidio. Non vanno meglio le cose per la sorella Valentina che vuole andare a vivere da sola abortendo il figlio che ha in grembo e lasciando il fidanzato Simone, un giovane immaturo e stravagante che ha come unico interesse il birdwatching.
La fede nel sacerdozio è duramente scossa.
Fino a quando, celebrando la messa per il matrimonio di un amico, Giulio annuncia ai fedeli di voler lasciar la parrocchia per andare in una sperduta missione in Patagonia. Il contatto con gente semplice e povera gli darà le forze per recuperare la fede.
Orso d’argento e gran premio della giuria a Berlino 1986. Stasera, su La7D, alle 21.20
DOMANI
Ci sono film che fanno epoca, e i cui titoli diventano proverbiali. Come Gioventù Bruciata di Nicholas Ray, nella straordinaria interpretazione di James Dean che trasformò l’attore americano in una leggenda vivente. La sceneggiatura di Irving Shulman basata su una storia originale dello stesso Ray, regala tanti momenti indimenticabili. La mano sicura del regista e la bella fotografia di Ernest Haller fanno il resto. È il racconto di una generazione che, dopo l’ottimismo post bellico, comincia a non avere più certezze, come apertamente dichiarato nel titolo originale Rebel Without A Cause (Ribelli senza una causa).
La storia racconta del giovane diciassettenne Jim Stark coinvolto con altri coetanei nel folle gioco soprannominato la corsa del coniglio, che consiste nel guidare l’auto alla massima velocità verso un dirupo. Vince chi salta dal veicolo per ultimo.
Nella sfida resta ucciso il capo del gruppo rivale a quello di Jim, Buzz, la cui manica della giacca rimane impigliata nella maniglia.
Il tragico evento scatena la reazione degli amici di Buzz, che cercano di vendicarsi sparando all’amico di Jim, Plato. Ne viene fuori un conflitto a fuoco con la polizia, durante il quale Plato resta ferito a morte.
Il drammatico epilogo fa riavvicinare Jim ai genitori e gli rivela il suo amore per Judy, conosciuta alla stazione di polizia. L’American Film Institute ha inserito Dean al diciottesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema.
L’attore morì giovanissimo, a soli 24 anni, qualche mese dopo la fine della riprese di Gioventù Bruciata, per uno scontro frontale. Poco prima era stato multato per eccesso di velocità. Domani, su Iris, in seconda serata, alle 23.00-
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