L’orario è particolare (oggi alle ore 14.10 su RaiMovie) ma se non ci siete programmate il videoregistratore. Vale sempre la pena. Una giornata particolare è il capolavoro di Ettore Scola, l’esito più alto di un autore che rinnova con questa opera tutta la forza e la potenza del neorealismo.
I grandi drammi, così come la grande ubriacatura collettiva che fu l’oggettiva stampella del fascismo, restano questa volta sullo sfondo, per mettere in primo piano una storia tenera e tenue, ma di grande impatto, anche politico.
È il giorno della visita del Fuhrer a Roma. La città è praticamente paralizzata. Antonietta (Sofia Loren), ammiratrice del duce, sei figli e un marito camicia nera, fa casualmente conoscenza con Gabriele (Marcello Mastroianni) un vicino che abita nello stesso caseggiato popolare. L’uomo le confessa di essere omosessuale, e di aver per questo perso il lavoro di annunciatore presso la radio di Stato.
Tra i due nasce una relazione profonda e tenera, suggellata anche da un fugace rapporto d’amore. La loro amicizia è destinata a concludersi nel giro di qualche ora.
Sospettato anche di attività antifascista, Gabriele viene fermato per essere condotto al confino per i suoi orientamenti sessuali, mentre Antonietta torna alla sua quotidianità di donna subalterna, raggiungendo nel letto coniugale il marito-padrone, proprio mentre sta leggendo il libro proibito regalatole da Gabriele.
La forza del film sta nella denuncia della dimensione maschilista del regime e della ottusa ignoranza del potere. Mastroianni e la Loren hanno recitato insieme 13 volte: i critici sono concordi nel ritenere questa la loro interpretazione più bella.
La sceneggiatura venne firmata dallo stesso Scola, con Maurizio Costanzo e Ruggero Maccari.
Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Ha vinto il Golden Globe come Miglior film straniero, il David di Donatello per la regia e tre Globi d’oro: Miglior film, Miglior attore a Marcello Mastroianni, Miglior attrice a Sophia Loren.
Da segnalare, per i cinefili più incalliti, il lunghissimo piano sequenza iniziale con cui Scola descrive l’edificio ed il contesto: è stato ritenuto dai critici tra i piani sequenza più complessi e lunghi della storia del cinema italiano.
DOMANI
Giorgio Diritti è uno dei più rigorosi e forbiti autori del cinema indipendente italiano. Qualche anno fa, con Il vento fa il suo giro, si affermò al Festival del Cinema Indipendente di Foggia. Particolarmente attento alle piccole comunità, è rimarchevole la cura antropologica che ripone nel raccontarle. In questo è stato paragonato ad Olmi. Ma il suo stile è più asciutto. Meno arcadico. È un realismo che muove dalle minoranze. Se poesia c’è, è quella che trasuda dalla vita.
L’uomo che verrà – in onda domani sera su Rai Movie alle 23.00 – racconta, dal punto di vista di un bambina muta di 8 anni, la vita d’una piccola famiglia contadina alle pendici di Monte Sole, nell’Appennino tosco-emiliano.
La bimba è rimasta muta dopo la morte del fratellino, di pochi giorni. La mamma resta nuovamente incinta mentre sulla vita della piccola comunità s’allunga l’ombra della guerra.
Il bimbo vedrà la luce a settembre del 1944, poco prima che la zona venga sottoposta allo spietato rastrellamento delle SS, per quella che passerà alla storia come la strage di Marzabotto.
Film rigoroso, senza concessioni né alla retorica, né alla morale.
Un film molto bello, da non perdere, che dimostra la vitalità del cinema indipendente italiano. Marc’Aurelio d’Oro (assegnato dal pubblico) e Gran Premio della giuria Marc’Aurelio d’Argento al Festival di Roma 2009.
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