Credete nella cineterapia? Io sì. Non mi riferisco solo alla branca della psicologia che teorizza che “in determinati momenti dolorosi e tristi per noi, vedere un film che rappresenta una situazione in qualche maniera simile a quella del nostro disagio può esserci in qualche modo d’aiuto.”
Mi riferisco all’esperienza che penso tutti noi, cinefili o meno, abbiamo fatto, per la quale vedere certi film ci fa stare meglio, ci induce al sorriso. Bene, il mio film, in questo senso, è Il matrimonio del mio migliore amico (USA 1997, per la regia di P.J. Hogan), in onda stasera alle 21.30, su LA 7D.
Non saprei dirvi il motivo, ma ogni volta che lo vedo, e soprattutto se l’umore non è il migliore, poi sto meglio. Julia Roberts e Cameron Diaz sono bravissime nei rispettivi personaggi. Ma chi illumina la scena e la ruba, ogni volta che c’è è Rupert Everett. Straordinario, autoironico quel che basta a farci capire che la vita non va mai presa troppo sul serio, e che anche ai problemi più difficili, come il tuo amico di cui sei innamorata e che si sposa con un’altra, può esserci una soluzione.
Il coretto degli ospiti del pranzo di nozze che intonano – innescati da Everett – I say a little prayer for you, vale da solo il prezzo del biglietto (potete vederlo qui sotto). Julia Roberts nella sequenza finale è stellare.
Film solare, terapeutico. Un sorriso infinito.
DOMANI
Sempre per la serie ridere fa bene all’anima, ecco un altro film liberatorio, terapeutico, scatenato e scatenante. Tutti pazzi per Mary, in onda domani sera alle 21.30, sempre su La7D. Di per sè la storia non è originalissima, e anzi all’orizzonte ci sarebbe perfino il rischio dello stereotipo. Ma Cameron Diaz buca lo schermo, l’alchimia con Ben Stiller e Matt Dillon fantastica, il ritmo travolgente, Peter e Bobby Farrelly dirigono con mano sicura e mantengono sempre alti tensione e humour. Il film funziona alla perfezione.
Consigli per l’uso: il film è impudico e politicamente scorretto, talvolta ai limiti del demenziale, non c’è alcun messaggio e nessuna morale, se non , forse, quella che l’amore alla fine vince sempre.
Ma la storia funziona. L’AFI lo ha inserito al ventisettesimo posto nella lista delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi.
Forse la chiave sta nella intelligente variazione al tema dell’amore che dura nel tempo. Nella fattispecie, si tratta di quello che Ted prova verso Mary, che l’aveva scelto come accompagnatore per il ballo di fine anno al liceo.
Tredici anni dopo, Ted è ancora innamorato, e per ritrovare la ragazza ingaggia un detective privato che finisce con l’innamorarsi di Mary. Di qui parte una trafila di scoppiettanti colpi di scena caratterizzati da una surreale demenziali. Risate e divertimento sono assicurati.
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