Il 17 giugno del 1905 è una data miliare nella storia dell’aeronautica italiana. Nei cieli di Schio si librò in volo la prima aeronave progettata e costruita in Italia.
I goffi volteggi di quel dinosauro dell’aria, che misurava 39 metri con una circonferenza di 25, e un volume di oltre 1.200 metri cubi, coronavano un sogno cominciato molti anni prima.
Guardando quella macchina volante che aveva finalmente sconfitto la legge di gravità, il conte Americo da Schio, il solo sopravvissuto del gruppo di scienziati che avevano lanciato la sfida, dovette pensare che la profezia di Leonardo si era ormai avverata: “Piglierà il primo volo il grande uccello, riempiendo l’universo di stupore… e gloria eterna al nido ove nacque”.
Peccato che nel nido dove nacque l’idea non se ne abbia memoria, e di conseguenza neanche la gloria eterna auspicata dal genio di Vinci.
E allora merita di essere raccontata, questa storia bella come un film.
Alla base di quel volo della prima aeronave, che da quel giorno si sarebbe chiamata dirigibile, c’era una scintilla creativa, scoccata in un posto molto lontano dai prati del Veneto.
Era successo in Capitanata, vicino Lucera, nel cui Liceo Regio insegnava lo scienziato che partorì la rivoluzionaria idea che per risolvere i problema della navigazione aerea occorresse far muovere nell’aria un pallone di forma affusolata, appuntito a prua e arrotondato a poppa, riempito di un gas più leggero dell’aria.
Pasquale Cordenons, veneto di Santa Maria di Sala, matematico dal finissimo ingegno e dal cuore generoso, era arrivato nella cittadina sveva appena trentenne, nel 1867, reduce dalla terza guerra di indipendenza che aveva combattuto l’anno prima come volontario a fianco di Garibaldi.
In testa un chiodo fisso: “scoprire un congegno, che elevi l’uomo nell’aria, e sia da questo interamente dominato.”
La presenza di Cordenons a Lucera viene purtroppo ignorata dalla maggior parte delle fonti, compresa la Treccani. Per fortuna a raccontare come sono andate effettivamente le cose è stato proprio il Nostro, nel suo prezioso opuscolo Il problema della navigazione aerea / Soluzione del dott. Pasquale Cordenons, prof. di matematica pura e meccanica del Regio Liceo di Lucera, stampato a Padova dalla Casa editrice F.Sacchetto.
Il libro è stato recentemente digitalizzato e mezzo a disposizione da Google: lo trovate qui.
Ed ecco come Cordenons racconta quel colpo di genio:
Nel Gennaio di quest’anno, mentre passeggiava sui deserti colli della Capitanala, mi accadde vedere un falcone librarsi nell’aria, e dirigersi verso le rovine di un castello: osservai nelle direzioni del volo l’esercizio dell’ali, della coda, della testa, delle gambe, e fattomi a svolgere con nuove investigazioni le precedenti mie idee, sperai allora d’avere risolto il problema della navigazione aerea. Ora mi decido pubblicarne la mia soluzione, e per soddisfare al desiderio di taluno, e perché altri mi presti aiuto nella ricerca del dominio dell’atmosfera.
Nel prosieguo del suo opuscolo, Cordenons illustra molto dettagliatamente la macchina evocatagli dal volo del falcone. Il libro, che lo scienziato scrisse a Padova, al termine dell’anno scolastico, è importante perché per la prima volta l’idea e il sogno dell’aeronave vengono messi nero su bianco, e sottoposti al giudizio della comunità scientifica.
Da Wikipedia, l’aeronave “Italia” |
Il progetto, che l’autore perfezionò in due ulteriori pubblicazioni, incontrò notevole attenzione. Se ne interessarono il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Guerra. Successivamente, l’Istituto lombardo di scienze e lettere elargì un finanziamento, insufficiente a coprire i costi ingenti del prototipo, che derivavano essenzialmente dal motore.
La svolta fu determinata dall’incontro con il conte Alberico Da Schio, scienziato che prima di allora non si era mai occupato di aeronautica. Chiamato a pronunciarsi sul progetto del giovane professore veneto se appassionò, incoraggiandone il finanziamento e la realizzazione.
Ma Pasquale Cordenons non visse abbastanza per vedere realizzato il suo sogno: fu stroncato dal vaiolo a soli 49 anni, mentre la sperimentazione stava per entrare nel vivo.
La sua eredità fu raccolta dal conte Da Schio e dal fratello Federico, che svilupparono il progetto nato sotto il castello di Lucera, sottoponendolo a lunghi ed estenuanti aggiustamenti, costellati spesso da fallimenti che stancarono Federico Cordenons, inducendolo ad abbandonare il progetto proprio in dirittura d’arrivo, a maggio del 1905.
Un mese dopo, da un cascinale trasformato in hangar nelle campagne di Schio, nel terso mattino del 17 giugno, il dinosauro volante venne ancorato al suolo con una fune e si provò a farlo alzare. L’impresa riuscì.
Quattro giorni più tardi, il primo volo libero, che così venne raccontato dal conte Da Schio: “l’aeronave partiva libera in direzione sud sud-ovest. Salita di circa 400 metri si dimostrava ubbidiente alla mano del pilota e descrisse sui tetti di Schio numerose volute in tutti i sensi.”
Il falcone che molti anni prima Pasquale Cordenons aveva visto volteggiare tra le torri del castello di Lucera aveva ripreso il suo volo.
Geppe Inserra
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