La sala del Tribunale della Dogana è gremita. La platea dei “civici” più che mai composita. Non è l’accozzaglia tanto temuta dal premier, ma la vivente testimonianza che la Costituzione è un valore trasversale, che attraversa e annoda culture politiche diverse.
La metafora dell’accozzaglia risuona più volte negli interventi. È lo stesso governatore pugliese, Michele Emiliano a rivoltarla come un boomerang nei confronti del presidente del consiglio: “La Costituzione venne fatta da un’accozzaglia, lo stesso Comitato di Liberazione Nazionale era un’accozzaglia, composta da partigiani e militanti politici della più disparata estrazione, che riuscirono a trovare la coesione necessaria per erigere quel monumento di democrazia e di convivenza civile che è la nostra Costituzione, che non dovrebbe perciò essere modificata da una sparuta maggioranza.” E l’ex sindaco di Foggia, Gianni Mongelli: “Siamo una orgogliosa accozzaglia di gente per bene, di cittadini appassionati che difendono la Costituzione.”
All’incontro promosso da Capitanata Civica partecipano veramente in tanti (ai loro interventi dedicheremo un’altra lettera meridiana): sindaci, rappresentanti della società civile e del mondo dell’economia.
È quella parte della sfera sociale che non si ritrova nei partiti politici tradizionali, ma mostra di avere un sentire comune perfino più radicato. Come spiega l’assessore regionale Leonardo Di Gioia, promotore della serata assieme al vicepresidente della Provincia, Rosario Cusmai: “Abbiamo scelto il no per difendere un’idea di politica che è quella che ci fa incontrare anche stasera. Non è un partito, ma piuttosto un rapporto. Lo stile partecipato e condiviso di persone che si riappropriano della politica non attraverso il partito, ma incontrandosi e confrontandosi. È lo stile del Sindaco di Puglia messo in pratica dal presidente Emiliano, che garantisce accessibilità ai luoghi delle decisioni, e ci porta a mettere in discussione le nostre ragioni quando incontriamo le ragioni degli altri. Votiamo no per difendere questo stile. Il cambiamento non è sempre positivo deve avere qualità, valori.”
I “civici” in Capitanata hanno un peso politico importante: tre sindaci sui cinque della pentapoli, una buona parte dei sindaci dei piccoli comuni dei Monti Dauni, sono stati magna pars dell’exploit elettorale di Michele Emiliano, e si capisce bene perché la serata foggiana del governatore raccolga lo stesso entusiasmo ottenuto dai big della politica nazionale giunti a Foggia per la campagna referendaria.
Emiliano non si lascia pregare, non si nasconde dietro il dito: “Ho deciso di non fare campagna elettorale per rispetto del mio partito (il Pd, ndr) di cui non condivido la posizione assunta. Ma sono qui a spiegarvi le ragioni del mio no perché tacere o impormi il silenzio significherebbe censura.”
Il giudizio del governatore sulla riforma Renzi-Boschi è pesantemente critico. “Ma a che serve cambiare la Costituzione? Il bicameralismo perfetto che vogliamo stravolgere ricalca pari pari il modello statunitense, e nessuno pensa di cambiarlo. Lì, la Camera è espressione dei partiti e il Senato degli Stati. Il modello funziona. È un luogo comune che il Senato rallenta l’iter delle leggi. Il ping pong riguarda solo una parte trascurabile: l’85% dei provvedimenti viene approvato in prima lettura.”
Emiliano è critico sulla riduzione del numero dei parlamentari. “Meno eletti significa sempre meno democrazia. Per risparmiare sui costi della politica, sarebbe bastato ridurre gli stipendi dei parlamentari, com’è stato fatto altre volte con legge ordinaria. Temo che la verità è che vogliono farci votare di meno.”
Il governatore si lancia in un’appassionata difesa della Costituzione: “è carne e sangue, forgiata dal sacrificio dei partigiani caduti per la libertà, dei magistrati, degli agenti di polizia, dei carabinieri caduti nella lotta alla mafia. Ha un cuore che continua a battere e a palpitare, al di là di noi. Dovremmo esserne fieri ed orgogliosi. La Costituzione vigente ha una radice dolcissima e commovente che l’altra non avrà mai, è un progetto di Paese. Le ragioni del si non sono un progetto di Paese.”
Il governatore conclude tessendo le lodi del civismo: “Non siamo un partito, ma neanche un incidente della storia. Dietro di noi ci sono milioni di ore di lavoro sul territorio, ad affrontare i problemi e cercare di risolverli. Questo è il civismo.” Infine il Pd e le sue due anime: “Dentro il Pd ci sono tanti che vivono la politica come passione e come ideale. Ma ci sono anche tanti che ogni volta che c’è una elezione o un referendum si domandano: a me cosa conviene? Io faccio le cose per convinzione, e non per convenienza.”
Geppe Inserra
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