Cinemadessai | Una chicca in tv: Sergio Leone in versione peplum

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STASERA
Il Colosso di Rodi è il film meno noto di Sergio Leone, ed anche il meno bello, ma per gli estimatori del grande regista di C’era una volta in America, è pur sempre un oggetto di culto, come tutte le sue opere.
In più, ha il pregio di rappresentare il primo lungometraggio diretto da Leone, nel lontano 1961, nonché il primo ed ultimo sconfinamento nel genere peplum, particolarmente in voga all’epoca. Ed anche il solo film che non vide la collaborazione, alle musiche, di Ennio Morricone.
Ma che stava per nascere un genio assoluto del cinema di tutti i tempi, lo si intuisce, già da Il colosso di Rodi.
Per Leone l’approdo al cinema mitologico fu abbastanza naturale, dopo che aveva calcato, come aiuto regista, il set di due filoni come Ben-Hur e Quo vadis.
Il film, che RaiMovie manda in onda domani, in prima serata alle 21.20, racconta le gesta dell’eroe ateniese Dario, che si reca sull’isola di Rodi per ritemprare le forze. Qui trova una situazione politicamente esplosiva: il  popolo trama contro il tiranno Serse, che aveva fatto costruire il famoso Colosso, con il quale controllava l’uscita del porto.
Dario si unisce ai congiurati e cerca aiuto in Diala, figlia del costruttore del Colosso. Mentre il popolo si solleva, Tireo tradisce la sua città e si accorda con il popolo dei Fenici per prendere d’assedio la città. L’assalto ha inizio: Dario e i congiurati fuggono, mentre la terra comincia a tremare, per le scosse di un violento terremoto…
Il respiro della narrazione è epico, e il ritmo è intenso. Sergio Leone mostra di trovarsi a suo agio nella narrazione di momenti ricchi di epos. Affiorano già alcuni momenti che diventeranno centrali nella cinematografia di Leone, come la sottolineatura della importanza della lotta per l’emancipazione delle classi più disagiate e per la libertà, ma anche il ricorso a rappresentazioni esasperate della violenza, come strumento di coercizione politica.
Un film da non perdere, soprattutto per i cinefili.
DOMANI
Non capita tutti i giorni vedere Luca Zingaretti esprimersi in perfetto napoletano. In Perez, il commissario Montalbano indossa i panni di un avvocato alle prese con il male, nell’insolita cornice del centro direzionale del capoluogo partenopeo. Un luogo che sembra estraneo alla città, quasi ostile, ma che nel film diventa simbolo dei vizi antichi del Mezzogiorno.

Nella sua seconda opera, Edoardo De Angelis mette da parte i colori e la comicità di Mozzarella Stories per scrivere un noir amaro, rigoroso, importante, che sembra volerci dire che sono finiti per sempre i tempi di un certo Mezzogiorno, una certa Napoli.
Globo d’oro e Premio Hamilton a Luca Zingaretti; Premio Biraghi all’esordiente Simona Tabasco. Paolo Agostini, su La Repubblica ha scritto del film: “A parte il solido intreccio, la fotogenia dei gelidi sfondi del nuovo Centro Direzionale di Napoli, l’incisività dei personaggi secondari, la forza di un’atmosfera opprimente e senza possibilità di redenzione, potente è il personaggio principale.”
Domani sera, su Iris, alle 21.00. Decisamente consigliato.

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Author: Geppe Inserra

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