OGGI
Matrimonio all’Italiana, pellicola che Vittorio De Sica girò nel 1964, è uno dei film più complicati da commentare e valutare, e non a caso è ancora oggi oggetto di discussione tra i critici.
Preso in sé, è un film molto bello, e riuscito, che rilegge con intelligenza, arricchendolo di interessanti toni pirandelliani, una delle opere più celebri di Eduardo De Filippo, Filomena Marturano, che lo stesso mattatore napoletano aveva portato sul grande schermo, con eccellenti risultati, dieci anni prima.
Il film nasce insomma da scelte non soltanto artistiche ma anche commerciali. Con Matrimonio all’italiana, De Sica voleva anche sfruttare il momento favorevole inaugurato da Pietro Germi con Divorzio all’Italiana, uscito qualche anno prima.
È come se il cinema italiano stesse sperimentando la possibilità di un salto di qualità, dalla dimensione artigianale che l’aveva fino ad allora caratterizzato, ad una dimensione più industriale. E l’operazione riesce.
La rivisitazione del testo eduardiano è azzeccata, così come i ringiovanimento dei personaggi, e che la prova di Marcello Mastroianni e Sofia Loren (nomination agli Oscar come migliore attrice) è sublime. Robusto anche i resto del cast, in cui spiccano Aldo Puglisi, Marilù Tolo e Tecla Scarano.
La pellicola, che ebbe la nomination come miglior film straniero, venne distribuita con successo in tutto il mondo (tanto per dire , funziona, e resta tra i migliori esempi di commedia all’italiana degli anni Sessanta, nonché tra le opere migliori di De Sica.
La storia: dopo essere stata a lungo sua amante, domestica e badante della madre, Filumena riesce a farsi sposare per mezzo di uno stratagemma da Domenico. L’uomo, impietosito perché crede la donna in fin di vita, decide di accontentarla nel suo ultimo desiderio prima di perire. Ma le cose non andranno esattamente così. Stasera, su RaiMovie, alle 22.50.
DOMANI
Secondo la maggior parte della critica, Il padrino – Parte II è il migliore della trilogia firmata da Francis Ford Coppola. È certamente il capitolo della saga in cui la dimensione epica e tragica del grande regista si percepisce maggiormente.
Uscì nel 1974, interpretato da Al Pacino e Robert De Niro, in forma smagliante. Se la prima parte si era aggiudicata 3 Oscar, il secondo capitolo della saga andò perfino oltre, conquistando 11 candidature e ben sei statuette: miglior film e miglior regia a Francis Ford Coppola, miglior attore non protagonista a Robert De Niro, Migliore sceneggiatura non originale a Coppola e Mario Puzo, miglior scenografia e miglior colonna sonora.
Il film è stato, tra l’altro, il primo sequel a vincere l’oscar come miglior film (secondo alcuni critici è il miglior sequel della storia del cinema) , così come la saga è stata la sola, nella storia del cinema, ad aver ottenuto più di una volta la statuetta per il miglior film: Marlon Brando e Robert De Niro sono gli unici due attori ad aver vinto l’Oscar interpretando lo stesso personaggio, Vito Corleone, rispettivamente da anziano (nel primo film, del 1972) e da giovane, il che fa di Don Vito l’unico personaggio della storia del cinema ad avere vinto due Oscar con due attori diversi. Quanti record, vero?
Il film racconta in parallelo le storie di Michael Corleone che, trasferitosi nel Nevada, deve vedersela col capitalista ebreo Hyman Roth, e di Vito Corleone, suo padre, da giovane, quando nei primi anni del novecento, getta le fondamenta del suo impero criminale.
Alla fine il giovane Michael vincerà la sua battaglia criminale, ma a prezzo degli affetti e dei ricordi.
Da non perdere. Domani su Paramount Channel, alle 20.10.
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