Cinemadessai | Il fascino discreto della borghesia secondo Buñuel

Il Fascino discreto della borghesia – che RaiStoria propone stasera alle 21.05 – è uno dei film più amati e discussi di Luis Buñuel, e probabilmente anche quello che meglio coniuga la dimensione dichiaratamente surrealista del suo cinema.
In un continuo rincorrersi di sogno e realtà, il regista spagnolo tesse un’ironica e satirica rappresentazione della borghesia raccontando i preparativi di una cena che, per una svariata serie di ragioni, non riuscirà mai a svolgersi: per incomprensioni sul giorno dell’invito, per la morte del proprietario del ristorante e perfino per le manovre militari dell’esercito nel giardino dell’abitazione degli organizzatori.
Buñuel non denuncia, ma piuttosto prende in giro i vizi e dissacra le meschinità di una classe sociale, la borghesia, che è poi la classe dominante dell’epoca in cui la pellicola uscì nelle sale, nel 1972, nel pieno della contestazione.
“Il mondo rappresentato nel film – è stato scritto – non è né logico né razionale; vi sono diverse contraddizioni delle quali non viene fornita alcuna spiegazione; tutto ciò che accade è naturalmente accettato dai personaggi, anche nell’impossibilità o nella contraddizione; e ciò contribuisce all’atmosfera onirica nel senso più surrealista del termine.”
Il fascino discreto della borghesia si aggiudicò il premio Oscar del 1973 come Miglior film straniero. Di prim’ordine il cast, che comprende Fernando Rey, Paul Frankeur, Delphine Seyrig, Milena Vukotic e Michel Piccoli.
È il caso di segnalare, sempre stasera (alle 19.25 su RaiMovieGambe d’oro, il film di tema calcistico interpretato da Totò ed ambientato tra Cerignola (il principe della risata interpreta il presidente della squadra locale) e Foggia, con alcune belle sequenze dello Zaccheria. Potete leggere qui un post sul film.
DOMANI
Operazione San Gennaro, girato da un Dino Risi in stato di grazia nel 1966 (il regista firma anche la sceneggiatura, assieme a Ennio De Concini, Adriano Baracco e Nino Manfredi) è uno dei film italiani che vanta il ritmo più serrato e la struttura narrativa più coerente e più azzeccata.

Anche se forse l’ambientazione partenopea è piuttosto convenzionale, la storia fila via liscia, avvince lo spettatore e lo diverte, grazie anche ad un cast internazionale di notevole spessore: Nino Manfredi, Senta Berger, Harry Guardino, Claudine Auger, Vittoria Crispo, Totò, Pino Ammendola e
Mario Adorf.
Tre malfattori americani si mettono in testa di rubare il tesoro di San Gennaro. Allo scopo, contattano, su consiglio di don Vincenzo (Totò), recluso a Poggioreale, Dudù (Nino Manfredi) che capeggia una sgangherata banda di ladruncoli.
Quando il napoletano viene informato del piano, tentennano davanti alla ipotesi del furto sacrilego, ma alla fine viene deciso di effettuare il colpo durante la serata finale del Festival di Napoli, per poter approfittare così di una città semideserta e distratta dalla manifestazione canora.
Da qui parte un crescendo di rocamboleschi colpi di scena. Nonostante una soffiata alla polizia, il colpo riesce. Gli americani si involano con il bottino, ma dovranno fare i conti con Assunta, la mamma adottiva di Dudù…
Seppure ridotta a cinque piccole scene, l’interpretazione di Totò (ormai vecchio, stanco e praticamente cieco) è di straordinaria intensità e intenso realismo.
Per gli esterni girati a Napoli rifiutò dalla produzione la diaria, compenso in denaro che si dava agli attori quando erano costretti a girare fuori sede, per lui napoletano verace che girava un film nella sua città era inconcepibile percepire quei soldi: “Come vi permettete di dare la diaria a un napoletano come me? Io sono napoletano verace e nella mia città non posso avere la diaria”.
Domani sera, alle 22.00, su Tv2000.

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Author: Geppe Inserra

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