Cinemadessai | Del Toro e Buñuel, tra fantasia e surrealtà

STASERA
Amo moltissimo Guillermo del Toro, regista e scrittore assolutamente atipico, ma anche fortemente rappresentativo di cosa sia oggi il cinema. La sua serie tv The Strain mi è piaciuta immensamente, convincendomi definitivamente che i classici moderni – nel senso dell’epica – più che dalla letteratura, sono rappresentati proprio da opere come The Strain.
Dare una definizione compiuta di questo autore geniale, amico intimo di Quentin Tarantino, è praticamente impossibile. Di se stesso egli dice: “Io ho una sorta di feticismo per gli insetti, i meccanismi ad orologeria, i mostri, i luoghi oscuri”, tutte cose che sono i tratti e gli elementi distintivi dei suoi lavori più celebri.
La sua filmografia attraversa ed annoda territori diversi della settima arte, ma ogni suo film cattura profondamente lo spettatore.
Stasera, alle 23.25, RaiMovie manda in onda quello che viene ritenuto uno dei capolavori del regista messicano, Il labirinto del fauno, ambientato nella Spagna franchista degli anni Quaranta. Tra mélo, fantasy, romanzo storico e racconto di formazione, il film narra la vicenda di una bambina, Ofelia, del suo rapporto con la realtà e con la fantasia, con il padre adottivo franchista e con sua madre. Il pregio maggiore della pellicola sta nel continuo intrecciarsi e rispecchiarsi di fantasia e di realtà.
Uscito nel 2006 e vincitore di tre Oscar (miglior fotografia, Guillermo Navarro, miglior scenografia, Eugenio Caballero e Pilar Revuelta e miglior trucco, David Martí e Montse Ribé), è il film in lingua spagnola che ha incassato di più.
Segnaliamo anche, sempre stanotte (alle 2.05 su Iris), Le monache di Sant’Arcangelo, che la critica ritiene tra le opere migliori del regista foggiano Domenico Paolella, cui Maurizio De Tullio e Lettere Meridiane hanno dedicato un bell’ e-book (potete scaricarlo qui).

Uscito nel 1973 con sceneggiatura di Tonino Cervi, il film viene ritenuto uno dei capisaldi del genere erotico-conventuale piuttosto in voga i quegli anni e che vide in Paolella uno dei maggiori esponenti: “Opera di culto del filo erotico-conventuale” scrive il settimanale FilmTv.
Nello stesso anno, lo stesso regista e lo stesso sceneggiatore girarono un film dello stesso genere, Storia di una monaca di clausura, con protagonista una giovanissima Eleonora Giorgi, mentre tra le protagoniste di Le monache di Sant’Arcangelo figura un’Ornella Muti appena diciottenne. Nel cast anche Anne Haywood, Luce Merenda e Martine Brochard.
Ispirato a cronache autentiche del XVI secolo e a un racconto di Stendhal, il film racconta la storia di un gruppo di suore che vivono nel monastero di clausura di Sant’Arcangelo a Bajano, in Irpinia, costrette alla vita monastica dalle rispettive famiglie, sia per ragioni di tradizione sia perché ogni nuova superiora, secondo l’uso, fa conferire alla propria casata un diritto di sfruttamento sulle miniere d’oro nell’America Latina. La morte della badessa innesca una torbida vicenda di potere e di sesso.
DOMANI
Il Fascino discreto della borghesia – che RaiStoria propone domani sera alle 21.05 – è uno dei film più amati e discussi di Luis Buñuel, e probabilmente anche quello che meglio coniuga la dimensione dichiaratamente surrealista del suo cinema.
In un continuo rincorrersi di sogno e realtà, il regista spagnolo tesse un’ironica e satirica rappresentazione della borghesia raccontando i preparativi di una cena che, per una svariata serie di ragioni, non riuscirà mai a svolgersi: per incomprensioni sul giorno dell’invito, per la morte del proprietario del ristorante e perfino per le manovre militari dell’esercito nel giardino dell’abitazione degli organizzatori.
Buñuel non denuncia, ma piuttosto prende in giro i vizi e dissacra le meschinità di una classe sociale, la borghesia, che è poi la classe dominante dell’epoca in cui la pellicola uscì nelle sale, nel 1972, nel pieno della contestazione.
“Il mondo rappresentato nel film – è stato scritto – non è né logico né razionale; vi sono diverse contraddizioni delle quali non viene fornita alcuna spiegazione; tutto ciò che accade è naturalmente accettato dai personaggi, anche nell’impossibilità o nella contraddizione; e ciò contribuisce all’atmosfera onirica nel senso più surrealista del termine.”
Il fascino discreto della borghesia si aggiudicò il premio Oscar del 1973 come Miglior film straniero. Di prim’ordine il cast, che comprende Fernando Rey, Paul Frankeur, Delphine Seyrig, Milena Vukotic e Michel Piccoli.
Segnaliamo, sempre domani (alle 19.25 su RaiMovie) Gambe d’oro, il film di tema calcistico interpretato da Totò ed ambientato tra Cerignola (il principe della risata interpreta il presidente della squadra locale) e Foggia, con alcune belle sequenze dello Zaccheria. Potete leggere qui un post sul film.

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Author: Geppe Inserra

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