Non sarò tra quanti domani sera ascolteranno il primo ministro al Teatro Giordano. Da tempo le sue parole non mi affascinano più. C’ero però il 7 ottobre di quattro anni fa, nella saletta dell’hotel Cicolella che ospitò la prima volta di Renzi a Foggia. Il rottamatore venne per lanciare la sua candidature alle primarie come candidato del centrosinistra, che lo avrebbero opposto a Bersani e a Vendola.
La sala gremita, ma piccola, offriva tangibilmente l’idea di quelle che sarebbero state le forze in campo nella imminente campagna per le primarie. I renziani erano una sparuta, ma convinta e gioiosa minoranza, e persero le primarie e il congresso, non senza scontri durissimi con la maggioranza bersaniana. “Tanti giovani, tante donne, tante insegnanti ma pochi politici, e pochi dirigenti del Pd“, ebbi a scrivere quel giorno, e se volete leggervi il resoconto di quella domenica pomeriggio che sembra ormai distante un secolo, cliccate qui.
Domenica sera, il Teatro Giordano sarà gremito dei bersaniani di allora che sono diventati i renziani di oggi, ma non è per questo che domani sera andrò a cinema.
La coerenza non è la virtù migliore dei nostri uomini politici, che sono al contrario campioni di trasformismo e di gattopardismo. In quelle primarie infuocate, sostenni Renzi in modo convinto e sincero.
Poi rimasi deluso ed amareggiato dalla spregiudicatezza con cui il premier esercita il potere, dalla disinvoltura con cui cambia idee ed opinioni, dal sistematico attacco a quanti hanno il solo torto di non pensarla come lui.
Raccontai il mio malessere in una lettera meridiana che ci vi ripropongo di seguito. È ancora attuale. Purtroppo.
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