Due anni fa ci lasciava Savino Russo. E il vuoto resta incolmabile. Per i suoi cari, per i suoi amici, per Foggia, che tanto amava, assieme alla sua San Paolo Civitate, che gli aveva dato i natali.
La mia amicizia con lui ha attraversato diversi decenni, territori diversi, ed esperienze diverse. Dalla comune militanza nei giovani dell’Azione Cattolica di don Tonino Intiso negli anni Settanta, alla miriade di volte che ci siamo trovati, fianco a fianco, nella redazione di un giornale, io a pensare un titolo ad un articolo, lui al modo migliore per illustrarlo.
Tra le esperienze redazionali più significative che ci hanno visti collaborare, c’è stata quella di Area, settimanale della sinistra foggiana promosso da Franco Mastroluca che nera era anche il direttore politico.
Tra le doti maggiori di Savino c’è stata quella della lungimiranza, che diventava quasi spirito profetico, come testimonia il bel disegno con cui voglio ricordarlo. Potremmo intitolarlo “Lo sguardo infranto dello sviluppo”. Occhiali che rispecchiano una decorazione archeologica, in un occhio. Rotti, infranti nell’altro.
Il disegno risale al 1988 e illustrava uno dei molti articoli che il settimanale dedicò ad una vicenda che in quei mesi fece molto scalpore: l’attracco a Manfredonia di una nave che trasportava rifiuti tossici e nocivi, la Deep Sea Carrier. Preoccupate per l’andamento della stagione turistica, le aziende di soggiorno e turismo protestavano.
Turismo, una merce deperibile – scriveva Area – . Nonostante tutta la cura che si possa porre nel produrla, basta un nonnulla per rovinare una stagione turistica. Per esempio, una nave carica di veleni che veleggia alla volta di una zona di grande vocazione turistica come il Gargano.
Il tratto di Savino Russo è molto più eloquente di mille parole. E resta profondamente attuale. Ieri era la Deep Sea Carrier a far riflettere sulla problematica compatibilità tra un certo tipo di industria (il carico della nave dei veleni era destinato all’Enichem) e uno sviluppo affidato all’ambiente, all’archeologia, alla cultura.
Oggi a suscitare perplessità e malessere sono l’Energas, o le trivelle. Ma lo sguardo infranto dello sviluppo disegnato da Savino Russo non ha perso la sua prorompente attualità.
Parenti ed amici lo ricorderanno in una Messa che si terrà domani, 3 novembre, alle 17.30 nella Chiesa di Sant’Eligio, che fu oggetto di particolari studi da parte dell’indimenticabile artista e intellettuale foggiano.
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