25.729. Per capire la portata di quel che è successo a Manfredonia domenica scorsa, bisogna partire da questo numero, che corrisponde al numero di cittadini che si sono recati alle urne per dire la loro sulla realizzazione di un deposito di gpl ad iniziativa della Energas. 25.729 votanti su 49.171 aventi diritti al voto, per una percentuale che supera largamente la maggioranza: 52,33%.
Hanno vinto i “no”, che hanno totalizzato il 96,02%. Che fosse questo il risultato era del tutto prevedibile. Quel che era assai meno scontato era il numero di cittadini che si sarebbero effettivamente recati alle urne.
In tempi di astensionismo sempre più massiccio e di crisi profonda della partecipazione, l’affluenza alle urne che si è registrata domenica scorsa nella città sipontina ha del miracoloso. Rappresenta un segnale “forte e chiaro” per tutto il Paese.
Se la politica si occupa della vita reale, dei problemi quotidiani delle famiglie, delle persone, della gente, il desiderio di esserci, di esprimersi, di dire la propria, torna a salire.
Da troppo tempo la politica consuma le proprie riflessioni sulle percentuali, e trascura invece le persone vere, quelle che il giorno delle elezioni, prendono il certificato e si presentano al seggio, oppure decidono di starsene a casa, per disinteresse o per protesta.
La percentuale bulgara dei no ha fatto passare in secondo piano il dato più clamoroso. Riflettiamoci: la metà degli aventi diritto al voto era pari a 24.585,5; i no sono stati 24.613. Dunque più della metà della popolazione di Manfredonia non vuole il deposito di Energas ed ha espresso la propria scelta. In democrazia, dovrebbe bastare. Probabilmente non sarà così. La sensazione è che la vicenda sia appena agli inizi e che il cerino acceso sia adesso nelle mani del Ministero dello Sviluppo Economico.
Ma il risultato referendario sipontino ha un’importanza che trascende l’aspetto contingente. Il segnale forte che parte da Manfredonia dovrebbe indurre ad una riflessione approfondita, da parte di tutto il sistema politico. È fuori di dubbio che il crescente astensionismo elettorale sia attendibile cifra della disaffezione verso la politica, che ha risposto a questa disaffezione, rinchiudendosi ancora di più in se stessa: tagliando i consessi elettivi, esibendo un decisionismo a tutti i costi che assieme alla ossessiva volontà di fare in fretta e di snellire, ha reso asfittico e improduttivo il confronto politico e potrebbe trasformare la democrazia in un’oligarchia.
L’exploit di Manfredonia dimostra invece, inequivocabilmente, che quando la gente viene chiamata a riflettere sulle cose che la riguardano da vicino, come l’ambiente, si appassiona, riflette, partecipa alle scelte.
Per restituire dignità e senso alla politica si dovrebbe ripartire da questo. Non aver paura della partecipazione.
Geppe Inserra
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Un eccellente risultato che dimostra il legame dei manfredoniani con il proprio ambiente, purtroppo minacciato in tempi meno recenti da scelte industriali sciagurate. Tra l'altro ho avuto ieri il piacere di leggere che la Capitanata, nella fattispecie la città di Foggia, si è piazzata 16^ nella classifica di Ecosistema Urbano redatta da Legambiente, prima tra le città del meridione. Questo un vanto che dimostra come la difesa ambientale e la scelta di strategie industriali che si sposino pienamente con il territorio siano temi sensibili e sentiti dalla nostra gente: i cittadini di Manfredonia hanno semplicemente scelto di andare in questa direzione.