Maurizio De Tullio mi scrive la lettera che segue. Al termine la mia risposta.
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Caro Geppe, rispondendo ad una tua rara e risentita ma garbata ‘sfuriata’ con me, non ho mai scritto che non hai il diritto di enunciare il tuo “No” al Referendum del 4 dicembre, tanto più se lo fai da un Blog, come LM, che è di tua proprietà e gestione.
Qualche settimana fa mi ero fermamente arrabbiato (e lo sono tuttora) non avendo ricevuto alcun tuo segnale alle mie ripetute sollecitazioni a esprimerti in merito all’evidente anomalo agglomerato di commenti formatosi immediatamente dopo il tuo articolo sulla presunta “invasione” di trivelle nel mar Adriatico.
Ricorderai, e spero lo ricordino i lettori di LM e soprattutto quelli della relativa pagina FB, che in due giorni ti erano arrivati quasi mille commenti “spontanei” da mezza Italia, TUTTI (esclusi solo 3 o 4…) contro Renzi e il PD. Punto di partenza la politica delle trivelle, punto d’arrivo il “No” al referendum del 4 dicembre.
I commenti stanno ancora lì, variamente distribuiti tra “togliamolo di mezzo quanto prima” (il più elegante e garbato dei commenti) a “devono morire tutti quanti” fino arrivare a prendersela con la mamma di Renzi… così che col petrolio delle trivelle potrà lubrificarsela scriveva uno (mai rimosso).
C’è da ridere? Forse per voi.
Avevo solo chiesto – in questo sorretto anche da Gianfranco Consiglio – che si facesse maggior chiarezza, specie sulla distanza da terra delle trivelle. Tu rispondesti che avevi pubblicato la cartina, e che ognuno poteva farsi i conti da sé circa la distanza.
Trovai sconveniente questa tua risposta, perché sarebbe bastato dire che l’azienda irlandese rispettava – tra le altre cose – anche le regole imposte sulla distanza.
Dissi anche, lo ricorderai, che se qualcuno mi avesse chiesto se fosse stata una scelta opportuna quella di autorizzare quel tipo di introspezioni avrei risposto di no. Ma questo era un altro discorso, che avrebbe preso molto tempo e allargato la discussione.
Qualche giorno fa hai di nuovo “colto” l’occasione per lanciare alla grande le posizioni del “No” utilizzando anche la vergognosa storia dei 50 milioni negati dal Governo Renzi ai bambini tarantini ammalati a causa dell’Ilva, pur sapendo bene che si è trattato del classico ‘incidente tecnico di percorso’ e non di una negazione a priori nel merito: possibile che per un pugno di voti a favore del “No” si speculi su LM sulla salute dei bambini? De Respinis e Ciccarelli, per fortuna, hanno precisato come sono andate le cose ma, intanto, la propaganda dei “Noisti di professione” fa proseliti. Mai un po’ di sana e corretta informazione, no…?
Torno al tuo legittimo “No” al quesito referendario e alla tua legittima delusione su Matteo Renzi.
Premesso (giusto per sgomberare il campo dagli equivoci) che sul nostro premier ho non poche riserve e critiche, devo però ammettere di essermi sorpreso nel saperti deluso da lui, almeno per come ti sei espresso nell’articolo di quattro anni fa.
Se rileggiamo, infatti, metà del tuo resoconto dell’ottobre del 2012, all’epoca della venuta al “Cicolella” di un Renzi ancora in campagna elettorale per le Primarie del PD, e che tanto ti affascinò, rileviamo che molte delle buone intenzioni dell’allora Sindaco di Firenze sono poi diventati obiettivi raggiunti dall’attuale Governo Renzi: uno dei temi programmatici prevedeva, e prevede, “cento euro in busta paga in più, a tutti i lavoratori dipendenti, sia operai che impiegati, che percepiscono meno di 1.300 euro al mese.” In realtà la quota è scesa a 80 euro ma è aumentata la platea degli stipendiati (da 1.300 a 1.500 euro al mese). Si diceva che era una manovra elettoralistica e limitata nel tempo e invece sta in piedi stabilmente da quasi tre anni. E si dimentica che Enrico Letta, con una proposta analoga, non era andato oltre i… 14 euro!
Scriveva Inserra: “Secondo Renzi sarebbe sufficiente destinare all’aumento dei salari e degli stipendi, le quote del finanziamento pubblico che vengono attualmente erogate come sovvenzioni pubbliche alla grande impresa.” Non è andata proprio così, ma si era messo mano al tema dei grandi tagli ai costi della politica, che ha prodotto prima l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e poi il taglio dei vitalizi ai parlamentari. E a proposito di grande impresa, occorre aggiungere anche il tetto (fissato in 240.000 euro) degli stipendi dei grandi manager delle aziende pubbliche.
Scriveva poi Inserra: “Perché si debba rottamare la vecchia classe dirigente della sinistra è spiegato da Renzi in poche parole: “Il maggior partito della sinistra ha cambiato per quattro volte il nome e il simbolo. Ma le facce restano sempre le stesse”. Si può dargli torto?
Prosegue l’allora narrazione di Inserra: “E fa partire [Renzi] il filmato in cui si vede D’Alema che paventa addirittura la fine del centrosinistra, qualora dovesse essere Renzi il candidato premier.”
Renzi vince le primarie (dopo averle perse la prima volta), subentra ad un paludoso Letta e porta il PD a stravincere alle Europee e a toccare il 41%. Il centrosinistra era vivo e vegeto a quanto pare, altro che “fine del centrosinistra”.
Su quest’ultimo dato delle Europee vorrei essere chiaro: non si vince nessuna elezione (nemmeno quelle condominiali o della bocciofila) se non strappi voti agli avversari. Che è quello che ha fatto Renzi. E che è quello che fa costantemente il M5S, altrimenti l’allegra brigata di Grillo restava ancorata alle misere percentuali dei primi anni. L’alternativa per poter vincere alle elezioni è che tu resti coi tuoi tradizionali voti e gli avversari crollino improvvisamente.
La vittoria senza precedenti alle Europee del 2014 è avvenuta sotto l’insegna di un partito comunque rinnovato, un PD post diessino che, pur tra difficoltà e mugugni interni, sta tentando di diventare un partito riformatore e meno ideologizzato.
Non piacerà a molti, e alla minoranza bersaniana-dalemiana in particolare, ma occorre farsene una ragione, anche perché si continua a dimenticare da cosa si veniva fuori, tra 2008 e 2011. Naturalmente i giornalisti (praticamente quasi tutti) se lo sono dimenticato. Andate in Biblioteca e chiedete di consultare le annate dei quotidiani dell’epoca. E che vi siano stati errori, sottovalutazioni, stupidi attriti lo riconosco apertamente, addebitandoli in qualche caso al carattere di Renzi.
Ancora l’Inserra di quattro anni fa: “ “E sarei io a provocare la fine del centrosinistra?” chiosa il trentasettenne toscano, del quale tutto si potrà dire ma non che non sia il primo a porre seriamente sul piatto la questione di un ricambio generazionale reso improcrastinabile dalla crisi irreversibile della politica.”
Se vi sia stato oppure no un ricambio generazionale lascio a voi stabilirlo, sia nella compagine del PD a livello parlamentare, di governo, sia in Europa che tra i nuovi sindaci.
Quasi in chiusura Inserra, a proposito dell’andamento della serata al ‘Cicolella’, così si esprimeva: “La risposta popolare c’è stata. Meno quella politica, ma era da mettere in conto”. E lo si vede tuttora, per effetto della ‘rottamazione’ che – a mio avviso e credendo di interpretare anche il pensiero di Michele de Respinis – ha colto obiettivi importanti ma ha anche subìto qualche battuta d’arresto; però, come si dice per Virginia Raggi, “è da poco al governo, diamogli tempo”.
Però lasciami dire una cosa, Geppe.
Un giornalista, opinionista, analista serio e competente quale tu sei, credo abbia l’obbligo, quando si rapporta coi tanti lettori di un Blog altrettanto serio e seguito come LM, di dire certamente come la pensa su vari temi e personalità, ma mettendo anche i suoi lettori in grado di capire di cosa si sta parlando.
Avevo pensavo di fare cosa utile e gradita inviarti (come ho fatto oltre una decina di giorni fa) i due file in PDF che spiegano senza alcuna alterazione o affermazione di giudizio, le differenze tra la vigente Costituzione e il testo riformato che sarà posto al vaglio dei cittadini il prossimo 4 dicembre.
Uno dei due (quello pubblicato dalla Camera dei Deputati) è apparso su LM lunedì 28 novembre, non ancora l’altro: mica aspetterai di farlo il giorno il 5 dicembre?!
Vorrei invece ammonirti con un cartellino giallo per dirti che dovevi pensarci tu (ma da molto tempo prima!) e se mi sono permesso di suggerirti questa modalità è perché vedo davvero quanta disinformazione ruoti ancora attorno al dibattito che, miseramente, è invece ormai incanalato sul fatto che Renzi il 4 dicembre debba dimettersi o meno.
Solo in Italia poteva succedere una cosa del genere! E che sia stato lui stesso a imbarcarsi in questa boiata cambia poco, perché ricordo alcuni commenti di Brunetta e di qualche grillino che associavano la vittoria del “No” al Referendum molto tempo prima che il premier facesse da Fazio quella sventurata dichiarazione.
Ma siccome la gente è statisticamente molto più stupida della stupidata detta da Renzi, continuiamo pure con questa scommessa da totocalcio senza voler entrare nel merito del quesito referendario.
Tu voterai “No” e ti dichiari deluso da Renzi. Lo pensano alla stessa maniera diversi milioni di italiani. Io sono ancora indeciso anche se, turandomi il naso, mi sento più prossimo alle ragioni del “Sì” (i diritti d’autore sono sempre di Montanelli) ma con qualche dubbio su alcune delle parti sottoposte a modifica. Anzi, a differenza tua, non sono affatto deluso da Renzi, del quale ognuno potrà dire tutto il male possibile ma mai che si sia speso per suoi personali interessi.
Se pensiamo agli interessi che hanno avuto Berlusconi e Monti (e prima ancora Craxi e Andreotti!) dovremmo fare un monumento all’attuale premier per come lo stanno flagellando!
Cordialmente
Maurizio De Tullio
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Caro Maurizio,
Per quanto riguarda l’evidente anomalo agglomerato di commenti al mio articolo sull’assedio delle trivelle alle coste adriatiche, va chiarito che l’esercizio del potere di moderazione (ovvero la possibilità di cancellare commenti sconvenienti) è limitato su facebook. Convengo con te che assai spesso si tratta di commenti beceri, ed opinioni che vengono espresse, come dire, senza aver preventivamente collegato il cervello. Ciò non toglie che la linea di confine tra moderare e censurare resta molto labile.
Per venire al tema, mi sono spesso domandato che idea Renzi abbia della democrazia, e in particolare del dissenso. Se ritenga il dissenso un dazio da pagare alla democrazia e da “tollerare” o (come dovrebbe pensarla ogni sincero democratico) una risorsa purchessia, perché qualcuno che non la pensa come te e te lo dici, ti induce comunque alla riflessione, ad evitare passi falsi.
Ho avuto la riposta dai titoli dei giornali di oggi, da cui apprendiamo che “la riforma sarà di tutti se sarà approvata con il 50% più uno dei voti.” Capito come funziona? E gli altri 49,9999 % di italiani che dissentono? Niente. Del loro parere potrà infischiarsene. Una strana, sconcertante idea di democrazia che d’altra parte, traspare dalla stessa riforma che toglie poteri ad un ramo del parlamento, toglie poteri alle autonomie, e toglie poteri all’esercizio della democrazia diretta dei cittadini.
Una sola battuta su quella sera al Cicolella, in occasione della prima giornata foggiana di Renzi. Ricordo che accolsi con una certa sorpresa le sue affermazioni a proposito della sua idea di aumentare stipendi e salari “tagliando le sovvenzioni pubbliche alla grande impresa.” Pensai tra me: questo sì che è un pensiero di sinistra! Erano i giorni in cui Renzi litigava di brutto con Marchionni. Le cose sono andate poi in tutt’altro modo…
Per tornare alle trivelle ed ai commenti beceri, vedi, proprio per questo preferisco un commento volgare, rozzo, non condiviso al silenzio o, peggio ancora, al piattume culturale e alla grigia omologazione. Il dissenso è il sale della democrazia.
Mi rimproveri di non aver detto che le aziende titolari dei permessi per effettuare le indagini geogostiche nell’Adriatico rispettano la distanza prevista dalla legge. Credo fosse implicito nel mio ragionamento, che utilizzava documenti ministeriali: ci mancherebbe che il permesso fosse stato rilasciato per zone di mare vicine alla costa. Quanti si battono contro le trivelle non ne fanno una questione di distanza: chiedono che nell’Adriatico non si scavino possi per l’estrazione di idrocarburi, e punto.
Per quanto riguarda la mancata pubblicazione del secondo dei due contributi che mi hai inviato, ti ringrazio comunque della segnalazione. La sintesi delle diverse ipotesi sul tappeto è approfondita, ma è un ideologica, in quanto il paragone tra le due diverse viene fatto tra “prima” e “dopo” e non, come sarebbe stato più corretto” tra “se si vota no” e “se vota si”. Ho tentato di rivedere io stesso il testo in questo senso, ma mi sono accorto che è coperto da copyright, e che l’autore Roberto Bin, bravo costituzionalista, è tutt’altro che un autore neutro, essendosi apertamente schierato con il sì.
Geppe Inserra
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